Del giorno in cui sei nato mi ricordo le colline sorprese dal sole del pomeriggio e poi una luna quasi piena comparire nel cielo luminoso a nord est. Mi ricordo la notizia improvvisa del tuo arrivo e la corsa verso l’ospedale ascoltando “River” in macchina. Non potrò mai dimenticare il viso tirato di tua nonna, mia madre, dipinto da una gioia potente e isterica. Poi il viso stanco di tuo padre, ragazzo improvvisamente uomo, colmo di gratitudine e di benedizione. È stato lui il primo a raccontarci di te, del tuo bel viso, della tua nascita alle 15,02 del 15 gennaio 2014. E poi le ore in attesa per vedere tua madre e infine l’incontro con lei, mia sorella. Con gli occhi sfiniti dal lunghissimo travaglio ma pieni dell’orgoglio di chi ha raggiunto uno dei più grandi traguardi della vita. Ricordo bene l’arrivo di tuo nonno, ultimo a raggiungerci: mio padre come non lo avevo forse mai visto. Debole nella sua forza. Ti abbiamo atteso un tempo breve ma per noi infinito in quella piccola stanza. Ascoltando tua madre raccontare del lungo patire per donarti a questo mondo. Poi finalmente sei arrivato tu. Bambino perfetto ai nostri occhi. Col il viso tondo e proporzionato. Con gli occhietti chiusi e i capelli già folti. Con le manine in aria ma l’espressione tranquilla. Ti sei subito appoggiato alla tua mamma con una naturalezza straordinaria. Solo in quel momento ho capito che lei era una madre. E il mio viso era fradicio prima ancora di rendermene conto. Tutti erano increduli. Ho studiato le loro espressioni. Avrei voluto vedere anche la mia dall’esterno. Ora che ci sei tu non sono più il più piccolo della famiglia. Ora sono di un’altra generazione, sono per forza un uomo. Tu non hai pianto. Ma so che piangerai a mezzanotte per dire al mondo che da oggi ci sei anche tu. “At midnight babies cry”.Le parti in inglese sono tratte da “River” di Joni Mitchell
Del giorno in cui sei nato mi ricordo le colline sorprese dal sole del pomeriggio e poi una luna quasi piena comparire nel cielo luminoso a nord est. Mi ricordo la notizia improvvisa del tuo arrivo e la corsa verso l’ospedale ascoltando “River” in macchina. Non potrò mai dimenticare il viso tirato di tua nonna, mia madre, dipinto da una gioia potente e isterica. Poi il viso stanco di tuo padre, ragazzo improvvisamente uomo, colmo di gratitudine e di benedizione. È stato lui il primo a raccontarci di te, del tuo bel viso, della tua nascita alle 15,02 del 15 gennaio 2014. E poi le ore in attesa per vedere tua madre e infine l’incontro con lei, mia sorella. Con gli occhi sfiniti dal lunghissimo travaglio ma pieni dell’orgoglio di chi ha raggiunto uno dei più grandi traguardi della vita. Ricordo bene l’arrivo di tuo nonno, ultimo a raggiungerci: mio padre come non lo avevo forse mai visto. Debole nella sua forza. Ti abbiamo atteso un tempo breve ma per noi infinito in quella piccola stanza. Ascoltando tua madre raccontare del lungo patire per donarti a questo mondo. Poi finalmente sei arrivato tu. Bambino perfetto ai nostri occhi. Col il viso tondo e proporzionato. Con gli occhietti chiusi e i capelli già folti. Con le manine in aria ma l’espressione tranquilla. Ti sei subito appoggiato alla tua mamma con una naturalezza straordinaria. Solo in quel momento ho capito che lei era una madre. E il mio viso era fradicio prima ancora di rendermene conto. Tutti erano increduli. Ho studiato le loro espressioni. Avrei voluto vedere anche la mia dall’esterno. Ora che ci sei tu non sono più il più piccolo della famiglia. Ora sono di un’altra generazione, sono per forza un uomo. Tu non hai pianto. Ma so che piangerai a mezzanotte per dire al mondo che da oggi ci sei anche tu. “At midnight babies cry”.Le parti in inglese sono tratte da “River” di Joni Mitchell
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