ATER è un’associazione apolitica, è nata l’anno scorso: casualmente nell’anno del “governo dei tecnici” abbiamo costituito l’Associazione Tecnici Energie Rinnovabili, speriamo che sia di qualche buon auspicio per la nostra associazione.
ATER ha intenzione di partecipare al progetto per il futuro del nostro paese, i tecnici delle rinnovabili vogliono essere protagonisti e sono a disposizione con proposte concrete per il futuro.
Negli anni ‘70 c’erano dei dispositivi in grado di catturare la luce e trasformarla in elettricità.
In qualcuno nacque un sogno, immaginò il futuro:
ben presto tutti gli edifici avrebbero avuto la possibilità di produrre energia senza fare rumore e senza inquinare, senza disturbare nessuno.
Questo era il futuro.
Ora che sono passati 40 anni vorremmo continuare ad inseguire questo sogno.
La liberalizzazione del decreto Bersani del 1999 ha avviato un processo inarrestabile verso la generazione distribuita, da una logica di monopolio con poche grandi centrali si passerà sempre più verso produzioni più piccole e locali, dove l’energia viene finalmente prodotta dove essa serve, dove verrà consumata: si parla quindi di “energia a km zero”.
In questi ultimi tre anni abbiamo avuto quasi 500.000 cittadini, famiglie ed imprese che hanno realizzato impianti da fonti rinnovabili. Si è trattato di qualcosa senza precedenti: oltre 50 Miliardi di euro investiti, almeno 2 milioni di cittadini mobilitati (il 5% del corpo elettorale), una stima di addetti che supera i 20.000 e di indotto cinque volte maggiore.
Soprattutto, un’attivazione di circuiti economici e di credito imponente, per massima parte rivolta alle PMI ed alle famiglie, una mobilitazione dal basso entusiasmante.
Una netta controtendenza rispetto ai tempi bui che stiamo vivendo.
Abbiamo una notizia importante:
per difendere tutto questo NON CI SERVONO INCENTIVI!
Bisogna solo far maturare il settore perché impari, come un bambino, a camminare con le sue gambe.
Come fare? La capacità di fare rete deve essere supportata da politiche pubbliche intelligenti, che favoriscano chi si unisce, chi raggiunge economie di scala, chi si organizza in filiere verticali, chi investe in logistica. Se in Germania si istalla alla metà del prezzo italiano la ragione è questa, all’Italia manca la rete.
Proponiamo la libertà di vendere o autoconsumarsi la propria energia a km 0 e di accumularla per venderla o consumarla in un secondo momento. Questo è quello che serve per superare l’ultimo gap di competitività e camminare sulle proprie gambe. Le SEU (Sistemi Efficienti di Utenze) vanno gradualmente liberate; per esempio un consorzio di produttori potrà vendere direttamente ad un consorzio di consumatori, il tutto nell’ottica di creare piccole reti locali che tendono a diventare indipendenti.
Ma come vanno le cose in Italia? Qui da noi le fonti energetiche rinnovabili “non programmabili” erano considerate indifferibili e urgenti (citando il decreto 387/03 dell’allora presidente della Repubblica Ciampi), ora sono diventate un problema, da trattare al pari di una vera e propria emergenza nazionale.
Le Fonti Energetiche Rinnovabili elettriche ora sono bersaglio di pressioni politiche da parte di chi ha enormi interessi a far funzionare le grandi centrali “fossili”. Queste rivendicano un diritto di precedenza sulla rete elettrica nazionale, obbligando gli impianti delle rinnovabili ad adattarsi o addirittura a spegnersi.
Le grandi centrali sono come le petroliere, nel mare hanno il diritto di rotta in quanto difficili da fermare e manovrare, così come le barche a vela che sono soggette alla direzione e alla intensità del vento. Le centrali che impiegano le fonti fossili devono potersi comportare come i piccoli natanti a motore, essi possono fare manovre rapide e variare la propria velocità a piacimento, consentendo alle più ecologiche barche a vela una efficace navigazione.
Serve uno sviluppo della rete elettrica, deve diventare intelligente: SMART-GRID.
Favorendo le piccole e medie produzioni gli attori principali diventano le rinnovabili elettriche che nascono dal basso. Tutti i modelli economici che sviluppano le realtà locali sono sempre vincenti nel tempo. Le Rinnovabili rappresentano la vera ricchezza di ciascun territorio, e in ultima analisi della nazione.
La prossima frontiera dei sistemi di incentivazione (o di sgravi fiscali) deve favorire l’accumulo per l’autoconsumo, anche pensando alla prossima diffusione su larga scala dei veicoli elettrici, i trasporti andranno verso l’elettrico (spostandosi dal petrolio) e servirà sempre più energia elettrica. Ad oggi in Italia sono stati installati poco più di 15GW di fotovoltaico, ma sulle costruzioni nazionali troverebbero spazio, senza particolari difficoltà, almeno altri 200GW, per non parlare di tutte le altre fonti di energia pulita.
Per ultimo occorre una classe politica che si prenda la responsabilità di lottare seriamente contro la burocrazia: per installare un piccolo impianto fotovoltaico servono 40 documenti spesso ridondanti, in alcuni casi possono essere necessari più di 70 documenti in cambio di una decina di moduli sul tetto di casa. Per i piccoli impianti la burocrazia odierna è quintuplicata nell’arco di 5 anni, le regole di connessione e di installazione cambiano in continuazione e questo avviene in modo sistematico con effetti devastanti perché spesso su contratti avviati le modifiche arrivano sempre in corso d’opera.
La competitività si fa con poche regole certe e stabili, occorre ripristinare un minimo di fiducia, perché non era mai capitato che un registro per impianti fotovoltaici risultasse semivuoto, come è accaduto nel quinto Conto Energia.
Quando fu scritto il 2° Conto Energia furono coinvolte le competenze degli operatori del settore. ATER ha l’obbiettivo statutario di porsi come interlocutore delle istituzioni, è un’associazione che nasce dal basso, composta da tecnici professionisti ed appassionati che condividono le proprie esperienze.
Non dobbiamo confondere i professori con i tecnici:
i professori stanno dietro alla cattedra, hanno sempre ragione e non li puoi contraddire;
i tecnici hanno il preciso compito di risolvere i problemi, devono farlo mettendosi sempre in gioco, confrontandosi continuamente con la realtà e il quotidiano.
“LE PAROLE SONO IMPORTANTI” cit. Nanni Moretti