R. Breton, Atlante mondiale delle lingue, Vallardi, Milano 2010.
Osservare le cose da un punto di vista diverso da quello cui si è solitamente abituati è sempre stimolante. È il caso di questo atlante delle lingue che attraverso numerose tavole permette di farsi un’idea delle lingue parlate nel mondo, della loro diffusione, delle tendenze più recenti e anche di quali siano le lingue scomparse o in via di estinzione.
Alcune tavole sono particolarmente interessanti dal mio punto di vista. La prima quella dedicata all’insegnamento delle lingue straniere (pp. 46-47). Confrontando il numero delle lingue straniere insegnate in ambito scolastico e recensite dalla Commissione Europea, notiamo che in Francia queste sono 22, in Inghilterra 19, in Germania 10 e in Italia 5. Questi dati sollecitano alcune considerazioni.
Secondo le stime, nel 2050 la popolazione attiva in Italia sarà rappresentata solo dal 6% della popolazione. La stessa percentuale circa, a livello mondiale, costituirà la popolazione europea rispetto a quella dell’Asia e dell’Africa.
L’Unione Europea ha già ragionato su questi dati di proiezione e ha commissionato nel 2009 una ricerca sul rapporto tra multilinguismo e creatività, dove per creatività si intende “un’attività immaginativa che produce risultati originali e di valore” (base dell’eccellenza). Esiste un legame diretto tra multilinguismo e creatività; conoscere più lingue, infatti, amplia l’accesso all’informazione, offre modalità alternative di organizzare il pensiero, di percepire il mondo che ci circonda. Conoscere più di una lingua permette di rafforzare le abilità cognitive e di aumentare il pensiero creativo. In una parola consente di essere “ben equipaggiati” per affrontare la contemporaneità e costituisce, inoltre, un equipaggiamento per così dire che non si esaurisce, ma va dall’infanzia all’età avanzata…
Altre carte interessanti sono quelle della sezione “I luoghi delle lingue” tra le quali ve n’è una dedicata al mondo arabo, considerata la quarta lingua del mondo e, come si evince dalla sezione “Il futuro delle lingue”, destinata ad accrescere il numero dei parlanti.
Come afferma di se stesso il testo si tratta di “un lavoro prima di tutto geografico sulla distribuzione spaziale delle lingue”, e non di un testo specialistico. Ma la visualizzazione di alcuni fenomeni linguistici aiuta senza dubbio a comprenderli meglio.