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Atlantide

Creato il 18 febbraio 2014 da Cultura Salentina

Atlantide

18 febbraio 2014 di Dino Licci

Atlantide

Una notizia abbastanza recente ci parla di una scoperta sensazionale: Alcuni scienziati dell’Istituto Oceanografico di San Paolo e dell’Agenzia per la Scienza della Marina giapponese, a bordo del sottomarino “Shinka”,  avrebbero recuperato a 6500 metri di profondità, sotto l’oceano Atlantico, alcune rocce di granito che solitamente si trovano soltanto sulle terre emerse. Secondo alcuni esperti tali resti apparterrebbero a un continente scomparso nel Paleozoico quando Africa e America, dividendosi,  ne provocarono lo sprofondamento in mare. Il singolare ritrovamento ha subito fatto pensare alla mitica Atlantide di cui parla per la prima volta Platone in “Crizia “ e nel “Timeo”.

Nel Timeo, dopo aver parlato di “Repubblica” riassumendo la sua importante opera, egli introduce Timeo, un astronomo pitagorico sostituendolo nei dialoghi a Socrate, la cui filosofia ci giunge solo attraverso gli scritti di Platone. Nel Timeo egli parla di Atlantide prima di esporre la sua Cosmogonia e la scelta del matematico non è casuale,  perché tutta la filosofia platonica è imperniata sui numeri  e questo è molto importante quando si parla di Atlantide ed i suoi prestigiosi abitanti che sarebbero gli artefici delle Piramidi d’Egitto, delle costruzioni degli Atzechi e dei Maya,  nonché della città inca di  Macchu Picchu della civiltà precolombiana.

In “Crizia”egli fa una dettagliata descrizione della favolosa isola che si trovava al di là delle famose “colonne d’Ercole”, lo stretto di Gibilterra, così battezzato dallo storico Erodoto nel V secolo a.c.

Crizia ci descrive Atlantide così come un sacerdote di Iside l’avrebbe descritta a Solone nel 590 a.c. in occasione di un suo viaggio a Sais:

Dal mare, verso il mezzo dell’intera isola, c’era una pianura e rispetto al centro sorgeva una montagna non molto alta…”

Insomma Platone ci descrive, attraverso le parole di Crizia che a sua volta traeva le sue conoscenze dal racconto che il sacerdote avrebbe fatto a Solone, una città meravigliosa, immersa in una pianura molto fertile e ricca del famoso metallo “oricalco”, il metallo più prezioso dell’epoca che veniva estratto in grande quantità nell’isola. Ci parla anche della genealogia degli abitanti di Alantide, che sarebbero discendenti del dio Poseidone e della grande abbondanza di piante ed animali e soprattutto elefanti :

“esisteva un gran numero di elefanti sull’isola, poiché v’era pascolo abbondante per tutti i generi d’animali, sia per quelli che vivono nei laghi, nelle paludi e nei fiumi, sia per quelli che vivono in montagna e così anche per l’animale più e più vorace”

 

Il territorio,  vastissimo, era circondato per tre lati dalla montagna e aperto a sud sul mare. La pianura, fertilissima,  era fornita da un complesso sistema d’irrigazione e Atlantide sorgeva sulla costa meridionale circondata da una cerchia di mura  la cui circonferenza era di settantuno chilometri circondata da alte mura di terra e di acqua.

Atlantide dominava  il mondo dall’Africa all’America e la sua collocazione geografica (esistono numerose cartine a riguardo) doveva  appunto essere compresa tra  questi due grandi continenti.

Non so quali riscontri  inducono molti studiosi a  ritenere che i suoi abitanti siano i costruttori delle misteriose opere degli antichi egizi e delle civiltà precolombiane. Accenno brevemente al fatto che studi astronomici, studiando la “precessione degli equinozi” suppongono che le piramidi ricalchino esattamente la cintura  della costellazione d’Orione e  datano la loro costruzione, ad opera degli atlantidei,  nell’anno 10450 a.c.

Sulla fine d’Atlantide c’è poi una componente mistica, la nemesi, che avrebbe punito l’arroganza di uomini troppo potenti ad opera di Zeus .

 

Insomma Atlantide sarebbe scomparsa ad opera di un terremoto e un’inondazione voluta dal cielo e tale che ci ricorda non solo il diluvio universale, così come descritto nella Bibbia,  ma anche il diluvio che troviamo nel  testo di Gilgamesh, dalla leggenda di Manu ed altri testi ancora.

Insomma Noè, Deucalione, Ziusudra, Coxcox, ricordano tutti lo stesso fenomeno, quel diluvio che avrebbe sommerso Atlantide, la città del mistero che continua da secoli a far parlare di se.

Ed è molto interessante notare che, mentre in età illuministica si tendeva a considerare il diluvio solo come una leggenda, a partire dal 1880, con le prime traduzioni dell’Epopea di Gilgamesh, scritta in caratteri cuneiformi e risalente a circa 4500 anni fa,  la tesi di un diluvio universale fu presa in seria considerazione.

Se poi pensiamo che anche la città di Troia si pensava  che esistesse solo nella leggenda narrata da Omero,  fu realmente scoperta dall’archeologo dilettante Heinrich Schliemann nel XIX secolo, non è del tutto assurdo pensare che anche Atlantide sia davvero esistita con i suoi tesori e i suoi misteri.  La caccia è ancora aperta. Buona fortuna ai ricercatori!


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