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Atlantide. L’esplosione del vulcano Santorini nel Mar Egeo provocò uno tsunami che giunse nel Mediterraneo Occidentale?
Creato il 27 aprile 2014 da Pierluigimontalbanodi Pierluigi Montalbano
Thera-Santorini è un’isoletta del Mar Egeo, a sud delle isole Cicladi, circa 120 km a nord di Creta. Oggi è meta turistica apprezzata, ma deve gran parte della sua fama a una devastante eruzione verificatasi intorno al 1600 a.C. alla fine dell’Età del Bronzo. L’attività eruttiva di Santorini iniziò almeno un milione di anni prima, e forse più. Il vulcano attuale è compreso in un sistema più ampio cui appartiene anche il vulcano subacqueo denominato Monte Columbo. Le varie fasi di eruzione e quiescenza hanno formato depositi piroclastici notevoli causando l’espansione dell’isola. Santorini si trova lungo la faglia che separa l’Africa dall’Europa, dallo Ionio alla Turchia, ancora oggi sede di terrificanti terremoti.
Nel 1600 a.C. Thera aveva una forma quasi circolare, con un diametro di circa 16 km ed era una delle sedi amministrative più importanti della civiltà minoica. Verosimilmente l’eruzione esplosiva che distrusse l’isola fu preceduta da una serie di terremoti, dando modo alla popolazione di mettersi al riparo fuggendo verso Creta o in altre isole vicine, infatti a oggi non sono stati trovati i corpi delle vittime. L’eruzione fu simile a quella avvenuta a Pompei nel 79 dopo Cristo. Il vento spinse i lapilli e le ceneri verso sud-est, sono stati infatti rinvenuti depositi di ceneri nelle coste settentrionali di Creta e fino nell’interno della Turchia. Dalle fratture createsi nel vulcano, l’acqua marina entrò in contatto col magma e l’attività divenne esplosiva. Si svilupparono nubi nere infuocate, composte di gas e pomice che viaggiarono nel mare a oltre 200 km/h con una temperatura di 600 °C alte centinaia di metri. I flussi diventarono sempre più potenti entrando in mare e generando depositi spessi fino a 50 metri, caratterizzati dalla presenza di pietre di notevole dimensione, considerate bombe vulcaniche. Al termine dell’eruzione più violenta, la parte sommitale del vulcano collassò crollando su sé stessa e creando una caldera. L’eruzione durò quattro giorni, lasciando un paesaggio devastato, con il mare al posto della precedente isola vulcanica.
Platone, nel Timeo e nel Crizia, parlava di una favolosa isola, sede di una civiltà eletta, spazzata via da un’immane cataclisma del tutto simile a un maremoto, e vari autori hanno identificato la sua Atlantide proprio con Santorini. Gli scienziati cercano ancora oggi prove concrete di quella favolosa Atlantide anche sul fondo del Mediterraneo. Non ci sono sullo sviluppo di qualche tsunami a seguito dell’eruzione. Nel 2012, alla conferenza di Rodi, un team internazionale di oceanografi e vulcanologi discusse una teoria riguardo lo tsunami. Il primo potente flusso piroclastico scivolò sui fianchi del vulcano raggiungendo con violenza il mare e generando un’onda alta almeno 25-30 metri. La seconda sorgente è identificata con il collasso della cima vulcanica e la formazione della caldera. L’onda generata iniziò a muoversi verso Creta e altre zone del Mediterraneo.
Sull’isola di Anaphi,20 km a est di Santorini, sono stati ritrovati livelli di pomice coperti da sedimenti alluvionali recenti a circa 350 metri dalla costa, ad un’altitudine di circa 50 metri sul livello del mare, forse trascinati lì dall’onda di tsunami che raggiunse quelle coste nel giro di dieci minuti. Altre evidenze simili sono state individuate a nord fino all’isola di Samotracia, a est a Lesbo e Rodi, e a est sulle coste della Turchia, di Cipro e perfino di Israele, dalle parti di Jaffa, dove l’onda avrebbe avuto un’altezza di circa sette metri e sarebbe arrivata un’ora e mezzo dopo l’inizio dello tsunami. L’aspetto più interessante è a sud, nell’isola di Creta, distante circa 120 km da Santorini, dove un onda alta una decina di metri giunse in mezz’ora. L’economia della civiltà minoica, fiorente nell’intero Mediterraneo orientale, e probabilmente estesa in buona parte del Mediterraneo Occidentale, subì un colpo mortale, con la distruzione della flotta navale e danni irreversibili al settore agricolo a causa dell’avvelenamento dei terreni.
Anche verso occidente i danni furono notevoli. Sul fondo del mare, tramite carotaggi e prospezioni sismiche, è stata individuata un’unità sedimentaria dovuta a una frana sottomarina che scivolò sulla scarpata continentale. Stratigraficamente questi livelli occupano la stessa posizione dei depositi piroclastici di Santorini, e la datazione col radiocarbonio porta all’ipotesi che provengano da un’origine ben precisa, comune.
Lo studio è in pieno sviluppo e ha portato alla scoperta di depositi costituiti da sabbie, con presenza di bioclasti, microfauna e frammenti di conchiglie marine nell’interno della costa ad alcune centinaia di metri dall’attuale linea di riva. E’ rilevante la presenza di microorganismi che vivono sulle alghe flottanti, dunque facilmente trasportabili da un’onda. Trovare questi depositi è indice di uno spostamento provocato da un evento di grande energia, e la datazione col radiocarbonio dei reperti nella baia di Augusta corrisponde all’eruzione di Santorini.
Oggi Santorini è un’attrazione turistica unica ma non si deve dimenticare che il vulcano è attivo, infatti i numerosi crateri idrotermali, presenti soprattutto nella zona del Monte Columbo, testimoniano un magma non lontano dalla superficie. Negli ultimi anni c’è un monitoraggio tramite misurazioni GPS della superficie della caldera, e si rileva la crescita continua della porzione settentrionale della caldera. L’ultima eruzione (nel 1950) fu di dimensioni limitate e da oltre 60 anni tutto è tranquillo, ma il vulcano è potenzialmente molto pericoloso, come sanno bene gli scienziati.
Immagini di: wikipedia.org e http://akrokorinthos.blogspot.it/
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