Le ricerche sulle origini del moto nazionale del Risorgimento sono quasi sempre viziate dalla tendenziosità politica immediata, non solo da parte degli scrittori italiani, ma anche da parte di quelli stranieri, specialmente francesi. C’è una <dottrina> francese sulle origini del Risorgimento, cioè la nazione italiana deve la sua fortuna alla Francia, ai due Napoleoni e questa dottrina ha anche il suo aspetto negativo-polemico: i nazionalisti monarchici (Bainville) rimproverano ai Napoleoni di avere indebolito la posizione relativa della Francia in Europa con la loro politica nazionalitaria, cioè di essere stati contro la tradizione e gli interessi della nazione francese, rappresentati dalla monarchia e dai partiti di destra (clericali) sempre antitaliani. Nel Settecento, mutate le condizioni relative della penisola italiana nel quadro dei rapporti europei, sia per ciò che riguarda la pressione egemonica delle grandi potenze che non potevano permettere il sorgere di uno Stato unitario italiano, sia per ciò che riguarda la posizione di potenza politica (in Italia) e culturale (in Europa) del Papato (e tanto meno le grandi potenze europee potevano permettere uno Stato unificato italiano sotto la supremazia del Papa, cioè permettere che la funzione culturale della Chiesa e la sua diplomazia, già abbastanza ingombranti e limitative del potere statale nei paesi cattolici, si rafforzassero appoggiandosi a un grande Stato territoriale e ad un esercito corrispondente), muta anche l’importanza e il significato della tradizione letterario-retorica esaltante il passato romano, la gloria dei comuni e del Rinascimento, la funzione universale del Papato italiano. Questa atmosfera culturale italiana finora era rimasta indistinta e generica: essa giovava specialmente al Papato, formava il terreno ideologico della potenza papale nel mondo, l’elemento per la selezione del personale ecclesiastico e laico-ecclesiastico di cui il Papato aveva bisogno per la sua organizzazione pratica di centralizzazione dell’organismo ecclesiastico, e per tutto l’insieme delle attività politiche, filosofiche, giuridiche, pubblicistiche, culturali, che costituiva la macchina per l’esercizio del <potere indiretto>, dopo che nel periodo precedente alla Riforma, era servito all’esercizio del potere diretto, o di quelle funzioni di potere diretto che poterono concretamente attuarsi nei rapporti di forza interni di ogni singolo paese cattolico. (meditazione su: Origini del Risorgimento di Antonio Gramsci).
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CONTRO I POETI AMPOLLOSI
Poeti son oggi salmonei
che imitan Giove nel rumor de’ tuoni;
la poesia è lampi e nuvoloni:
non han freno i cavalli pegasei.
Apollo va gridando: O asso o sei;
o volete esser tristi, o esser buoni,
far gargagliate, ovvero far canzoni;
sturatevi gli orecchi ai detti miei:
cantate solo quando il cor si desta;
non vi spremete ognor concetti e sali
con lo strettoio fuori dalla testa;
studiate i sentimenti naturali,
e fate che uno stil vario li vesta;
e che or s’alzi al bisogno, ed ora cali.
Lo star sempre sull’ali
non lascia andar del pari col suggetto,
né ben vestir le immagini col detto.
Avrò sempre a dispetto
quell’armonia che ognor suona a distesa
come fan le campane d’una chiesa;
ma sanamente intesa,
corre col cervo, è lenta col bue lento,
mormora col ruscel, fischia col vento.
Compassate l’accento,
che or qui, or qua lo stile affretti o aggravi:
queste dell’armonia sono le chiavi.
-Gasparo Gozzi-
( 1713 – 1786 )
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