“Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore…”.
(Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe)
"Sembra che la volpe sappia come si crei un legame di attaccamento sicuro: la madre assicura sempre la sua presenza e il bambino si abitua a questo rito. È proprio il ripetersi di questo modello di interazione che fa sì che il bambino cominci a crearsi delle aspettative. Si aspetta proprio che quella determinata persona appaia in quel determinato spazio e in quel determinato tempo, ed è il continuo verificarsi di tale rito che gli assicura che esiste lui, esiste l’altro, esiste la relazione. Il legame di attaccamento che si stabilirà fornirà un modello per le relazioni future e per tale motivo le nostre relazioni risentiranno di quella matrice interattiva denso per noi di tanti significati. […] Il legame di attaccamento non è limitato all’infanzia ma dura dalla culla alla tomba e tutto quello che veniva classificato, in maniera quasi dispregiativa e sicuramente patologica, con il termine dipendenza è in realtà un desiderio assolutamente legittimo di ogni essere umano di stare quanto più vicino possibile a chi si vuole bene, a chi in caso di bisogno può prendersi cura di noi. […] Chiedere protezione ed affidarsi non è un sintomo di debolezza ma riconoscere che facciamo parte di un tutto e che questo tutto è più delle singole parti".
(G. D'Amore Costa su "Una base sicura" di John Bowlby)