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Attacco al potere 2 - Recensione

Creato il 02 marzo 2016 da Lightman

Sotto la regia dell'iraniano Babak Najafi e non più di Antoine Fuqua, Gerard Butler torna in Attacco al potere 2 per difendere il presidente degli Stati Uniti dai terroristi, stavolta sulle strade di Londra.

Attacco al potere 2 - Recensione

Attacco al potere - Olympus has fallen ha visto nel 2013 Gerard Butler duplicemente impegnato in qualità di produttore e di personaggio principale, nei panni dell'ex agente dei servizi segreti Mike Banning, costretto a fronteggiare un gruppo di estremisti nord coreani che avevano attaccato la Casa Bianca riuscendo a prendere in ostaggio il presidente Benjamin Asher alias Aaron Eckhart con l'intenzione di mettere sotto scacco l'intera nazione degli Stati Uniti.
Una sorta di tardo derivato di Die hard - Trappola di cristallo (con tanto di veri e propri omaggi al capolavoro di John McTiernan) che, manifestando non poco il sapore del machismo reaganiano incarnato negli anni Ottanta sullo schermo da divi del calibro di Sylvester Stallone ed Arnold Schwarzenegger, non poteva certo fare a meno di generare il sequel London has fallen, trasformato in Attacco al potere 2 per la distribuzione italiana.

Un Gerard Butler americano a Londra

Sequel che prende il via a Lahore, in Pakinstan, dove un drone uccide in un solo colpo la sposa e gli invitati al matrimonio della figlia di Aamir Barkawi, trafficante d'armi tra i più ricercati del mondo incarnato da Alon Aboutboul, il quale, riuscito a salvarsi, giura vendetta.
Prima che lo scenario si sposti nella Washington di due anni più tardi per riportare in scena i già citati Banning e Asher, il primo oltretutto in attesa dell'imminente arrivo del suo primo figlio e a proposito di cui il produttore Les Weldon osserva: "Pensavamo tutti che dovesse esserci una progressione dei personaggi principali; in molti sequel viene stabilito che i personaggi del primo film passano al secondo senza cambiare niente. Noi abbiamo colto l'opportunità di ampliare le loro storie: così i Banning stanno per diventare una famiglia, Trumbull è diventato vicepresidente e Asher ha instaurato un legame con Banning dopo quello che hanno vissuto nel primo film".
Il Trumbull che possiede ancora una volta i connotati del vincitore del premio Oscar Morgan Freeman, come pure il capo dei servizi segreti Lynne Jacobs ha di nuovo quelli di Angela Bassett, qui inviata insieme ai già citati protagonisti a Londra, dove gli uomini più potenti del mondo devono partecipare ai funerali di Stato del primo Ministro inglese, venuto improvvisamente a mancare.

La battaglia d'Inghilterra

Quindi, mentre nel capostipite si privilegiò la piuttosto claustrofobica situazione d'assedio all'interno dell'edificio occupato dai terroristi, in questo secondo capitolo sono soprattutto gli spazi aperti a rappresentare le scenografie in cui immergere l'azione; a cominciare dal lungo ed altamente spettacolare attentato che, pullulante di vittime innocenti come già avvenuto nella pellicola precedente, arriva a tirare in ballo edifici che esplodono, un attacco alla Westminster Abbey e, addirittura, il crollo di un ponte che sembra uscito dai primi minuti di visione di Final destination 5.
Attentato che, con l'evidente fine di non escludere nessuna delle possibilità mirate ad intrattenere lo spettatore, non manca neppure di coinvolgere attacchi in elicottero e una frenetica fuga automobilistica in retromarcia con tanto di killer armati e dal grilletto facile a bordo di motociclette.
Man mano che fa la sua entrata in scena Charlotte Riley nei panni di Jacquelin Marshall della MI6 e che ci si avvia verso una seconda parte che, tra città sprofondata nel buio totale ed escursioni sotto i tunnel della metropolitana, si concentra ovviamente sul progressivo sterminio di cattivi atto ad appagare in maniera illusoria quella sete di giustizia che - complice con ogni probabilità il fatto che ci troviamo in questo caso in una capitale europea - non è più soltanto accomunabile alla rabbia suscitata dalla distruzione delle Torri Gemelle avvenuta l'11 Settembre 2011, ma anche al dispiacere derivato dalla strage parigina del 13 Novembre di quattordici anni dopo.
Sterminio di cattivi che si consuma attraverso feroci pugnalate, piogge di proiettili e violenti scontri corpo a corpo indispensabilmente intervallati, comunque, d'ironia e battutine tipiche del filone che ci regalò nel 1985 anche l' Invasion U.S.A. con Chuck Norris cui entrambi le avventure butleriane sembrano essere in un certo senso debitrici, forse a causa della produzione esecutiva dell' Avi Lerner che ha sfornato, tra gli altri, le saghe American ninja e Cyborg cop.
E, sebbene questa piuttosto omogenea fase dell'operazione tenda a lasciar avvertire l'assenza al timone di regia di Antoine Fuqua, il quale strutturò in maniera maggiormente variegata l'evoluzione del massacro di villain, il nuovo arrivato dietro la macchina da presa Babak Najafi non delude affatto il pubblico e regala una velocissima ora e quaranta di divertimento action puramente liberatorio... sempre se siete capaci di chiudere un occhio su alcuni poco accettabili passaggi della sceneggiatura.

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