Chi segue questo sito non avrà alcuna difficoltà a riconoscere la nostra posizione spesso molto critica verso l’Unione Europea, le politiche da essa adottate ed imposte ai Paesi membri e del profondo gap democratico che purtroppo la caratterizza.
In rete naturalmente non siamo gli unici a vederla in questa maniera, ma nell’immenso spazio di libertà d’espressione che è il web, a volte capita di trovarsi di fronte a notizie che non hanno riscontro nella realtà dei fatti.
A differenza di alcune notizie che possono avere più chiavi di lettura e punti di vista, com’è normale che sia, altre tendono ad ingigantire ed a trovare un lato oscuro, una cospirazione, un complotto anche dove non c’è.
Un caso emblematico riguarda una notizia di pochi giorni fa. La comunità europea sta proponendo il varo di una legge, laPlant reproductive material law, una nuova legge che regolamenti la riproduzione, la produzione e la vendita su larga scala di vegetali a scopo alimentare. Lo scopo finale di questa legge è molto semplice: creare un mercato regolamentato degli ortaggi e delle verdure a livello comunitario, con lo scopo di garantire la qualità dei prodotti, la loro tracciabilità e la salute dei consumatori.
Ora, che la legiferazione dell’Unione Europea desti sempre qualche sospetto è condivisibile, soprattutto conoscendo il lavoro delle potenti lobby delle multinazionali che operano a Bruxelles. Ma arrivare a riportare questa notizia come l’aggressione dell’UE contro i piccoli coltivatori o contro chi si fa l’orto sotto casa è perlomeno fuorviante, per usare un eufemismo. La legge, che potete trovare qui, si riferisce chiaramente ai coltivatori commerciali, quindi per chi coltiva su larga scala ortaggi e verdure da immettere poi sul mercato, non certo a chi si coltiva una pianta di limoni in terrazzo o chi ha il piccolo orticello nel giardino dietro casa. Al paragrafo 3.1 e 3.2 del disegno di legge si trova chiaramente la descrizione dei soggetti a cui non è rivolta la legge: “essa non dovrebbe applicarsi ai materiali destinati a, o mantenuti in, banche di geni, le organizzazioni e le reti di ex-situ e in-situ e alle coltivazioni di conservazione delle risorse genetiche in seguito le strategie nazionali in materia di conservazione delle risorse genetiche. Inoltre, i materiali di moltiplicazione vegetale (semi) scambiati in natura tra due persone che non siano operatori professionali è esclusa dal campo di applicazione del regolamento.”
Dato che il linguaggio potrebbe venire facilmente frainteso, il disegno di legge specifica cosa s’intende per “operatori professionali”: “Poiché ai sensi del presente regolamento la definizione di operatore non comprende privati, viene usato il termine ‘operatore professionale’.”
A rendere il disegno ancor più comprensibile, rispetto ad alcuni tecnicismi del testo, qui troverete le FAQ (le domande più frequenti). La risposte sono chiare e fugano ogni dubbio: “Giardinieri privati e agricoltori che utilizzano sementi e piante e li producono per il proprio consumo non sono coperti dalla presente proposta. La proposta riguarda solo la commercializzazione di materiali di moltiplicazione vegetale, e la produzione di questo materiale con intenzioni commerciali.” Non solo, questo disegno di legge, che potrebbe venir accusato di essere un “assist” per le grandi multinazionali contro le micro imprese agricole, esenta proprio queste micro imprese dalla registrazione dei prodotti venduti solo localmente: “Materiale commercializzato in piccole quantità da non professionisti o da micro-imprese (‘Mercato di prodotti di nicchia’) sono esentate dall’obbligo di registrazione. Questa esenzione riguarda in linea di principio la commercializzazione di varietà tradizionali o qualsiasi altro tipo di materiale in piccola scala, ed è un requisito proporzionato per imprese di piccole dimensioni.”
Alcuni potrebbero lamentarsi che la registrazione delle sementi potrebbe portare ad un appiattimento delle varietà di vegetali ed ortaggi in commercio ma, vedendo i banchi odierni dei supermercati, avrebbero dovuto preoccuparsene decenni fa; questi consumatori potranno stare comunque tranquilli, perché potranno trovare sempre i loro prodotti tipici presso la piccola distribuzione locale
La grandezza del web, molto spesso è il suo stesso limite, le fonti non sono sempre sicure ed è facile cadere in inganno. George Orwell questa volta può dormire sonni tranquilli.