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Attenti alle “bombe lemmiche”. Campagna di prevenzione e conservazione a cura di…

Creato il 08 febbraio 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
640px-Rembrandt_Christ_in_the_Storm_on_the_Lake_of_GalileeFranco Luceri. Se le “bombe d’acqua” hanno una loro potenzialità devastativa che nessuno sottovaluta; i “nubifragi di parole senza senso” che via media si abbattono h24 sui poveri cervelli degli italiani non sono meno devastanti, perché impediscono a tutti noi, governanti e governati di vedere dove siamo e dove sarebbe giusto che andassimo; posto che la bellissima via del comunismo, crollata un quarto di secolo fa, ha abbandonato nella disperazione, senza lavoro e soldi  mezza umanità.

Ma la nebbia creata dalle “parole che piacciono”, diceva un tale, ancora induce i popoli a credere nella bellissima utopia del comunismo, invece di cercare scampo nello Stato liberale, che è certamente pieno di malanni, ma sono tutti curabili. E ha la ruota di scorta essendo composto da due sistemi economici e due datori di lavoro: quello pubblico e quello privato.

Allora, ciò che rimane oscuro nei sistemi liberisti, è capire se la politica è capace di curare il sistema economico aiutando la competitività e produttività degli imprenditori, o solo tenendo in buona salute e funzionanti le istituzioni.

A sentire le teste d’uovo, “l’economia va tanto meglio, quanto meno i politici ci mettono le mani”. Significa che gli imprenditori hanno capacità terapeutiche autonome; e la politica può occuparsi del mercato solo indirettamente, liberando il datore di lavoro pubblico, cioè la pubblica amministrazione, lo Stato, da sprechi e furti, ladri e parassiti, corrotti e mafiosi che vi sguazzano dentro da secoli e per secoli a spese degli imprenditori e lavoratori privati onesti.

Che per essere competitivi, produttivi e contributivi, non hanno bisogno di denaro pubblico elargito dalla politica; posto che la politica promette alle imprese bisognose aiuti futuri per 10, ma parte a l’attacco tassando subito quelle stesse imprese in difficoltà per 100, fino a farle fallire.

E quando le imprese chiudono o falliscono a grappoli come adesso, migliaia ogni giorno, ingrassando l’esercito dei disoccupati, la politica si sente legittimata ad intervenire fingendo aiuti miracolosi e cucendo toppe peggiori del buco che sé stessa ha generato.

Invece la vera politica liberale, non è quella che mette a l’ingrasso l’economia privata quando (come ora) sembra anoressica; ma quella che mette a dieta lo Stato elefantiaco, spendaccione e ladrone, che la schiaccia, che succhia il sangue ai piccoli imprenditori rassegnandoli al suicidio.

Quindi, senza “le bombe lemmiche” sganciate dai media, che ci avvolgono in una nebbia di chiacchiere e ci impediscono di vedere, non avremmo difficoltà a capire che l’unica politica che aiuta l’economia privata in difficoltà, è quella che rende meno obeso lo Stato. Perché quella che tassa i piccoli imprenditori, per ingrassare le multinazionali e indurle a non fuggire, è politica idiota, posto che quelle incassano e scappano (vedi Fiat).

La ricchezza privata, che via tasse transita per lo Stato, ha l’effetto della medicina scaduta: più che a passare, aiuta i popoli a trapassare. Perciò, solo quella produttiva di valore aggiunto è degna di dirsi politica. Quella con la spending review” abortita al concepimento, con la spesa, gli sprechi e i furti fuori controllo, sarà pure politica di nome, ma è rapina di fatto.

Featured image, Rembrandt’s The Storm on the Sea of Galilee.

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