Anticipo la critica che per i papà questo non avviene perché di solito non ci sono. Non è così vero, o comunque sempre meno vero. L’ho già detto, i papà non si riuniscono in gruppi. Anche se ci fossero, si vedrebbero davanti al portone della scuola in ordine sparso. Al massimo due insieme. Gli uomini si riuniscono, ma quando sono in veste di papà no.
Il fenomeno è all’analisi di eminente studiosi ma ancora non si è arrivati a una soluzione. Voci non confermate dicono che qualcuno nel tunnel sotterraneo del Cern di Ginevra ci stia lavorando, tra un bosone e un altro.Il gruppo di mamme fuori dalla scuola assume una personalità propria, con proprie caratteristiche. Una specie di superindividuo, una super mamma. Di solito in questi gruppi vengono vivisezionate le maestre (lei ci sa fare con i bimbi però non è molto severa, lei è troppo servera), i programmi (non si potrebbe fare di più? stanno trascurando l’inglese?), la mensa (possibile che non ci siano mai gli spaghetti!), ci si confronta sulle attività post-scuola (con i timori contrastanti, mai confessati neanche sotto tortura, di fare meno degli altri), sulle scelte dei pediatri (confrontando medicine e metodi di visita, il medico troppo allarmistico e quello che tende a sottovalutare). Di solito il gruppo si compone un po’ prima dell’orario dell’uscita, si va un po’ prima per poter proprio fare due chiacchiere, e si scioglie diversi minuti dopo l’uscita dei bambini.
Gli ultimi studi hanno dimostrato che la creazione del “gruppo di mamme” non è legato alla vicinanza della scuola ma vale anche per la fermata dello scuolabus.Sono state scoperte anche mamme refrattarie al “gruppo”, quasi immunizzate, che non ne sentono il richiamo. Di solito arrivano in prossimità dell’ora di uscita, rimangono in disparte in attesa del figlio e poi se ne vanno. Attendiamo fiduciosi gli sviluppi della scienza.
Nel frattempo, accanto al classico cartello stradale di attenzione per vicinanza a una scuola, metto il mio personale.