Album: About That Life
Genere: Deathcore
Anno: 2013
Etichetta: Artery
About That Life è il quinto album della metal band americana Attila. Il quintetto di Atlanta propone un deathcore con pesanti influenze rapcore. Siamo chiari: questo disco è stato stroncato ogni dove, qualsiasi sito metal l’ha messo alla gogna. In effetti, dopo averlo sentito, come posso non dar loro ragione?
About That Life si presenta molto piatto, poco incisivo ed affatto variegato. Niente da dire sulla produzione, una delle più potenti che abbia mai sentito, ma che certamente non ha giovato più di molto sull’effetto finale. Ogni pezzo è uguale a causa di una sezione ritmica tanto potente quanto disarmante per la poca capacità di rinnovarsi: la cassa della batteria (triggerata) scandisce sempre il ritmo con le chitarrone che l’accompagnano. Ogni colpo di cassa s’imprime nella testa dell’ascoltatore come un pugno d’acciaio: è proprio qua il problema, perché dopo ben 14 canzoni fatte tutte con lo stesso stampo, beh, le palle cominciano a girare. Oltre alla noia viene anche da chiedersi come possano gli Attila ad aver scritto così tanti pezzi senza la minima variazione nello songwriting. Il rap del cantato potrebbe essere novità se venisse incluso in un solo pezzo, massimo due. Quando è pressoché sempre presente stufa. Il metal non dovrebbe essere così contaminato col rap, perché chiaramente generi troppo inconciliabili (almeno questo è quanto uno detrae dopo aver ascoltato questo album).
Altro tasto dolente sono le lyrics: oltre a fuck e shit voi avete ascoltato altre parole?? Le linee vocali, che di per sé potrebbero salvarsi (si va da un growl gutturale, ad un feroce scream passando per un’insalvabile rap e clean vocals abbastanza mediocri), scadono bruttamente con testi quanto mai ridicoli: sono le solfe distruggi tutto/spacca tutto quello che puoi perché tu sei incazzato nero. Le solite cose insomma. Che poi mi piacerebbe vedere se gli Attila spaccano davvero tutto dove passano, come faceva invece il personaggio da cui hanno preso in prestito il loro moniker.
I lati negativi, come potete vedere, sono tanti, troppi. Su un collettivo di 14 canzoni solo un paio possono salvarsi. La prima canzone, Middle Fingers Up, che fa iniziare l’album a suon di cantato rap, aggredisce bene e si salva perché è solamente la prima di una lunga serie di canzoni tutte uguali. Fosse capitata già al terzo posto difficilmente si sarebbe messa in salvo dalle critiche che ho mosso poc’anzi. La title-track, la sesta About That Life, è un’altra che può salvarsi solo perché leggermente migliore, più qualitativamente valida. Miglior brano è l’ottava Break Shit, di cui è stato girato un video con delle stangone siliconate che ballano in modo sexy. Capita di pensare che forse il brano è bello solo perché ci sono le suddette ballerine ed allora la cosa si fa davvero grave per una canzone… Resta il fatto che in questa canzone compare uno dei rari assoli presenti sull’album. Niente che faccia urlare al miracolo, ma comunque è il brano più valido del lotto. Ultima canzone da menzionare è Callout, dedicata a quegli stupidi dei Battisti di Westboro, con cui gli Attila hanno un conto aperto. Vi rimando qui per la vicenda.
In sostanza quest’album è parecchio scarso. Non mi ricordo niente se non il video di Break Shit. Un motivo ci sarà se ti ricordi solo un video di un intero album, mentre la musica..boh. Quella chi se la ricorda?
Sconsigliato.
Tracklist:
- Middle Fingers Up – 2:37
- Hellraiser – 2:55
- Rageaholics – 3:00
- Backtalk – 3:03
- Leave a Message… – 0:46
- About That Life – 3:05
- Thug Life – 2:47
- Break Shit – 2:58
- Gimmick & Lie$ – 1:08
- Callout – 2:29
- Unforgivable – 3:21
- Shots for the Boys – 2:41
- Party With the Devil – 3:19
- The New Kings – 3:19
Line-up:
Chris “Fronz” Fronzak – vocals
Chris Linck – guitars
Nate Salameh – guitars
Sean Heenan – drums
Kalan Blehm – bass guitar and backing vocals
Voto: