Attività zen per liberare la mente

Creato il 15 aprile 2011 da Mcnab75


Un paio di settimane fa abbiamo parlato del gestire un blog come di un'attività zen. Davide Mana ha poi definito meglio la questione, spiegando per sommi capi cosa si intende con “l'essere zen”.

Ora, questa che si avvia alla conclusione è stata per me una settimana campale, stressante, ricca di infausti presagi (per fortuna il sereno torna pian piano ad affacciarsi), minacciata da nubi davvero brutte.

In periodi del genere mi è sempre utile impiegare parte del mio tempo in qualche attività zen in grado di liberare la mia mente, o meglio di concentrarla su questioni più lineari e positive. O, ancora, di svuotarla del tutto.

La scrittura non è per me un'attività zen. Assolutamente no. Scrivere richiede impegno, concentrazione e un gran dispendio di energie. Non riesco a produrre nulla di decente – blog a parte – se la mia mente è persa in altre cose. Infatti questa settimana ho scritto pochissimo e, ora che ritrovo pian piano un po' di serenità, posso tornare a occuparmi di un paio di progettini a scadenza che ho trascurato.

Quali sono dunque le mie attività zen? Cito le tre che ultimamente funzionano meglio.

  • Passeggiare per Milano

Possibilmente senza stabilire un percorso fisso, bensì avendo come basi solo il punto di partenza e quello d'arrivo. Milano è una città che un po' amo e un po' odio, ma è ottima nel suo potere dispersivo. I passanti (chiamarli milanesi sa un po' di barzelletta) sostanzialmente ignorano chiunque incrocia la loro strada. Ossia: si riesce a camminare tra mille persone ignorandosi l'un l'altro. Detta così potrebbe sembrare una faccenda disumanizzante – probabilmente lo è – ma è anche un'attività perfetta per concentrare la propria mente sull'attività specifica del “passeggiare”, e sui tanti dettagli che si incrociano cammin facendo.

Specifico: nell'atto di camminare non mi interessano vetrine e negozi, bensì palazzi, alberi, viali, conformazioni delle strade. Milano è un ottimo campo psicogeografico. Ha tanti di quei particolari ben nascosti agli occhi di chi non vuol vedere, che è un gran piacere scoprirli. E a volte per scoprirli basta distogliere l'attenzione dalla solita vetrina di Prada e alzare gli occhi sul resto.


  • Osservare la natura esotica

Questa è una passione che ho riscoperto negli ultimi anni. Adoro i parchi faunistici. Non m'importa minimanente discutere sulla liceità della loro esistenza, ma va da sé che tutti quelli che frequento rispettano le migliori regole dell'EEP.

Mi piace passeggiare nei viali calmi e spaziosi dei parchi e osservare gli animali esotici, ospitati nelle ricostruzioni dei loro habitat naturali. È forse il modo migliore per proiettare la mente lontano dal mio corpo. Gli input sensoriali – immagini, odori, colori – sono tanti e tali da darmi spesso la reale impressione di trovarmi altrove (Africa, Asia, Oceania).

Menzione speciale ai grandi felini: potrei rimanere per ore a fissare una pantera che dorme o una tigre che si abbevera. Gli esploratori del passato pensavano che questi animali fossero dotati di un potere ipnotico, in grado di paralizzare le loro prede con semplici sguardi. Nel mio caso devo confermare questa bizzarra teoria.


  • Guidare su strade periferiche

Io non amo guidare, anche se per necessità lo faccio quasi tutti i giorni. Odio il traffico, odio attraversare le grandi città in auto, odio parcheggiare. Però, per qualche bizzarra alchimia, trovo molto rilassante guidare nelle periferie urbane. No, non in campagna o al lago (stradine strette e piene di curve, spesso dissestate, parcheggi stretti o introvabili). Mi piace proprio guidare nell'hinterland semispopolato, meglio ancora in quegli orari in cui il traffico è molto ridotto: domenica mattina, sabato notte etc etc.

Non serve nemmeno la musica per completare l'effetto di alienazione. Diciamo che può essere gradita come superflua. L'importante è il gesto in sé del guidare, lasciando vagare lo sguardo sugli orridi palazzoni tipici dei quartieri-dormitorio, sui capannoni industriali, sugli enormi parcheggi dei centri commerciali (meglio se chiusi, ossia di notte).

Anche in questo caso credo che si tratti di esplorazione psicogeografica, più che di attività zen, oppure di un ibrido curioso: psicogeografia zen.

Meritano una citazione anche:
- Visitare un museo (di storia naturale, preferibilmente).
- Ascoltare musica rilassante (del genere "i suoni della natura").
- Passare in rassegna dei ricordi cari del passato (moduli di GDR, soldatini, libri. Assolutamente non foto).
- Visitare una floricultura (vabbé, non dico altro...)
- Sintonizzarmi su un talk-show calcistico e fingere che quelle chiacchiere siano davvero importanti.

E voi? Quali sono i vostri escamotage per svuotare la mente?


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