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Atto di Diffida e Significazione: Europa – Ulivi – Salento

Creato il 12 dicembre 2013 da Yellowflate @yellowflate

Ulivi salentoRiceviamo e pubblichiamo

Atto di significazione-diffida

da FORUM AMBIENTE E SALUTE (Rete apartitica coordinativa di movimenti, comitati ed associazioni a difesa del territorio e della salute delle persone) – sede in Lecce

da COORDINAMENTO CIVICO APARTITICO PER LA TUTELA DEL TERRITORIO E  DELLA SALUTE DEL CITTADINO (Rete d’azione apartitica coordinativa  di associazioni, comitati e movimenti locali e non, ambientalisti, culturali e socio-assistenziali) – sede c/o Tribunale Diritti del Malato – CittadinanzAttiva in Maglie (Lecce)

 rivolto ai seguenti enti

Commissione Fitosanitaria UE

Commissario Agricoltura UE

Commissario Salute UE

Presidente Commissione Agricoltura Parlamento Europeo

EFSA – European Food Safety Authority – Parma

Ministro Agricoltura del Governo Italiano

Assessore agricoltura della Regione Puglia

Osservatorio Fitosanitario – Bari

 e per conoscenza, all’attenzione

Provincia di Lecce

Parlamentari della Repubblica Italiana

Commissione Agricoltura della Camera

Commissione Agricoltura del Senato

C.R.A. (Centro Ricerche Agronomiche) con sede a Rende (Cs)

Soprintendenza per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia

Corpo Forestale dello Stato

ARPA – Agenzia per la Prevenzione e Protezione Ambiente – Puglia

ASL – Agenzie Sanitarie Locali del Territorio Salentino

Sindaci dei Comuni Pugliesi, massime autorità sanitarie locali

Organi di Stampa

OGGETTO:

NO A  EVENTUALI E IPOTIZZATI INTERVENTI DI DEVASTAZIONE DEL PAESAGGIO E DELLA BIODIVERSITA’  (ANCHE IN DEROGA A  NORME E VINCOLI REGIONALI, NAZIONALI, COMUNITARI), NON GIUSTIFICABILI per nessunissima ragione, e tanto meno per un’emergenza fito-sanitaria, tutta da verificare e approfondire, persino non imputabile, sulla base delle nozioni scientifiche ad oggi emerse sin dalle prime ricerche divulgate, al batterio della specie Xylella, in nome del quale si paventa invece il rischio dell’applicazione di un regime di quarantena nocivo per la salute pubblica e chimico-eradicativo finanziato con immensi fondi pubblici.

     

Premesso che

- le analisi sulla sintomatologia del disseccamento di alcuni rami degli ulivi in una zona limitata del Salento, sud-ovest, particolarmente osservata a macchia di leopardo nel corso della scorsa estate 2013, a detta di alcuni tecnici avrebbe permesso, in seguito ad analisi svolte, anche il rilevamento della presenza di un batterio appartenente ad un ceppo della specie Xylella, di cui si è data comunicazione nei convegni in cui sono state elencate le differenti e varie presenze di patogeni riscontrati sugli ulivi più colpiti, tra questi funghi muffe e l’insetto rodilegno giallo;

- le indagini di laboratorio, per accertare la sottospecie di Xylella e l’eventuale patogenicità, e quindi in tal caso il grado di patogenicità, sono in corso e non saranno concluse a breve termine, e che dai primi riscontri i tecnici hanno scritto dell’appartenenza della Xylella salentina a sottospecie non patogene per l’ulivo e non patogene per le altre colture e piante locali (vedi l’articolo in merito sul sito internet ufficiale dell’Accademia dei Georgofili, pubblicato il 30 ottobre 2013, link: http://www.georgofili.info/detail.aspx?id=1510).“Per quanto riguarda la patogenicità della Xylella nel 2010 R.Krugner per l’Univ. della California ha pubblicato uno studio in cui si afferma come l’inoculazione della Xylella in piante di olivo sane non ha portato a riscontrare gli stessi sintomi del disseccamento, questo ha dimostrato come la patogenicità al momento non è dimostrata per l’ulivo e ancora da dimostrare scientificamente” (ha scritto l’ On. Adriano Zaccagnini il 4 dicembre 2013). I postulati di Henle-Koch per la patogenicità della Xylella per l’ ulivo non son stati ad oggi mai confermati;

-  gli studi in merito finora sono stati gestiti dal C.N.R. ed Università di Bari; di recente sono stati coinvolti anche il C.R.A. (Centro Ricerche Agronomiche) con sede a Rende (Cs) e l’E.F.S.A. Con sede a Parma;

-   altri enti scientifici (tra cui l’Università del Salento, che ha denunciato  il mancato coinvolgimento, nonché l’ingiustificata segretezza e non trasparenza  delle indagini ad oggi svolte) intendono collaborare all’approfondimento  delle indagini di laboratorio: ciò va favorito per una più articolata e veloce analisi e diagnosi del fenomeno;

-   è doveroso  rendere  pubblici  protocolli e risultati della ricerca, alfine di un rigoroso confronto e riscontro scientifico di una pluralità di enti e istituzioni; laddove  ragioni ad oggi poco comprensibili hanno portato all’accentramento  delle indagini  e della gestione  dei risultati solo presso il CNR e l’Università di Bari;

- occorre abbinare la pluralità e velocizzazione delle analisi (per conoscere appieno la ad oggi alquanto dubbia eventuale patogenicità del microorganismo), alla prudenza volta a scongiurare inammissibili interventi drastici, irreversibili e devastanti, che nessunissima ragione potrebbe giustificare e tanto più, ad oggi, assolutamente sproporzionati alla luce dei risultati delle analisi, delle opinioni scientifiche di autorevoli esperti, e della situazione del territorio. Situazione che vede oggi, soprattutto dopo le piogge autunnali, la stragrande maggioranza degli alberi d’olivo, che in questa estate (particolarmente arida e siccitosa, e che ha visto l’imperversare di numerosissimi incendi), avevano manifestato sintomatologie di secco su alcuni rami, esser tornati perfettamente rivegetanti e rigogliosi;

- tale prudenza, (motivata dal buon senso, dall’evidenza empirica, dagli incerti e parziali risultati delle analisi), è sostenuta anche da dichiarazioni autorevoli:

per il prof. Alexander Sandy Purcell dell’Università California: “non abbiamo prove al momento”, in riferimento alla patogenicità della Xylella fastidiosa per l’olivo, “In California non siamo riusciti a causare la fitopatologia su ulivi partendo dal batterio in coltura, isolato” “ Credo che X. è molto diffusa nel Mediterraneo e più volte rilevata in Europa; probabilmente ci sono molti casi di X. non conosciuti o non denunciati: infatti la sua presenza è spesso asintomatica , senza danno alle piante che la ospitano” (Gazzetta Mezzogiorno 5 novembre 2013);

per il prof. Giovanni Martelli dell’Università di Bari “le indicazioni molecolari acquisite a Bari forniscono buoni motivi per ritenere che il ceppo salentino di Xylella appartenga ad una specie che non infetta viti e agrumi e che esperienze USA ritengono di scarsa patogenicità per l’ulivo”, “non vi sono al momento elementi per ritenere Xylella l’agente primario del disseccamento dell’ulivo” (Gazzetta del Mezzogiorno 5 novembre 2013). Vedi anche in merito l’articolo del Prof. Martelli pubblicato sul sito internet ufficiale dell’Accademia dei Georgofili, il 30 ottobre 2013, link: http://www.georgofili.info/detail.aspx?id=1510;

anche per il brasiliano prof. J. Chaves Barbosa la Xylella è comune nei paesi del Mediterraneo;

anche per il prof. L. De Bellis dell’Università del Salento, non si può escludere, a priori, che la Xylella riscontrata nel Salento appartenga a ceppi endemici nel territorio e nell’area mediterranea presenti da tempo immemore;

gli stessi esperti  dell’EFSA ,  interpellati ad hoc dal Commissario alla salute UE, hanno evidenziato  che la Xylella nell’U.E. ha una vasta gamma di piante ospiti note, sia di produzione agricola, che selvatiche autoctone, ad ulteriore sostegno della potenziale endemicità del microrganismo;

lo stesso Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia,  Fabrizio Nardoni, durante l’audizione informale dell’ 11 dicembre 2013, presso la Commissione Agricoltura della Camera a Roma, ha parlato della Xylella come di un microrganismo presente da molto tempo nella biodiversità pugliese, dunque non si comprende perché ora lo si tenti di presentare come oggetto di un’ emergenza urgentissima;

-non risulta prima di ora che siano state fatte analisi per  verificare la presenza di X. in Puglia;  per questo non si può escludere la sua endemicità, sostenuta dai suddetti  scienziati; né si hanno prove che  essa  sia  stata importata con piante di provenienza extraeuropea: è solo una comoda ipotesi, talora spacciata come vera, da taluni evidentemente poco documentati;

- gli esami avrebbero dovuto anche riguardare anche lo stato chimico-fisico dei terreni, e le condizioni idrogeologiche e climatiche, per valutare vari fattori di stress, naturali (stagionali, ecc.), o antropici, (inquinamento, magari anche proprio legato all’ uso ad esempio di pratiche agricole troppo industrializzate, di disseccanti chimici, ecc.), causa dell’ indebolimento delle piante, con conseguente proliferazione di muffe-funghi, e insetti xilofagi, come appunto riscontrato.  Lo stress idrico estivo durato diversi mesi, e più marcato proprio nell’area sud occidentale del Salento,  ha creato uno stress idrico negli alberi che ha comportato una debilitazione generale per perdita di acqua per evapotraspirazione. L’ albero per gestire la perdita di acqua, è ipotizzabile che abbia potuto attuare, come strategia di sopravvivenza, la limitazione della superficie fogliare abscindendo parti di chioma. Una apoptosi. Ora i medesimi alberi d’olivo hanno una vegetazione ricca di foglie lucenti e sono carichi di olive, alla ceppaia sono pieni di polloni verdi e folti

- la marcata presenza di Rodilegno giallo, (Zeuzera pyrina, un lepidottero dalla larva xilofaga la cui diffusione è oggi favorita dall’abbandono di antiche pratiche naturali di olivicoltura), e di varie specie di funghi-muffe, viene considerata basilare da tutti i tecnici che stanno studiando il fenomeno, (oggi in regressione per l’azione combinata e salutare delle piogge e delle basse temperature), per la comparsa della sintomatologia del disseccamento osservato su alcuni rami. Lo sviluppo opportunistico del batterio Xylella sarebbe favorito proprio dalle concomitanti situazioni di indebolimento ed aggressione della pianta, nonché da numerosi inverni miti che si son susseguiti nel Salento dove le temperature di gennaio non sono inferiori ai 5 gradi (temperatura di soglia mortale per il batterio): è il caso del Salento e soprattutto della zona sud-ovest, più protetta dai venti freddi; e dunque al più, la Xylella potrebbe essere una concausa ma non certo la causa, a detta degli esperti, della sintomatologia in questione;

- ad oggi le piante disseccate e semi disseccatesi in estate presentano una nuova rivegetazione persino già precedente alle piogge autunnali, ancora ben rigogliosa e in fase di ulteriore accrescimento dopo diversi mesi;

- la sintomatologia in questione si è presentata in aree limitate nella zona ionica del Salento sud occidentale a macchia di leopardo e non a macchia d’olio:  quindi impossibile parlare di una diffusione generalizzata, come  invece alcune dichiarazioni  allarmistiche  e  frettolose di taluni hanno fatto immaginare danneggiando in tal modo gravemente l’economia e  l’immagine del  Salento e dei suoi prodotti ;

- la sintomatologia non ha neppure interessato l’insieme delle varietà di cultivar presenti nel Salento sud occidentale;

- assolutamente da stigmatizzare le irresponsabili ipotesi di svellimento delle piante ospitanti l’innocuo batterio avanzate da alcuni e sbandierate come metodica da perseguire per contenere la presenza del batterio;

- lo svellimento delle piante ospitanti il batterio non è assolutamente una pratica obbligatoria né vincolante (d.l. 214/2005), ma al più opzionale, e certamente folle, se applicata su culture legnose e persino con piante pluri secolari per loro natura iper resistenti come nel caso dell’ulivo, dove ipotizzare una tale drasticità d’intervento costituirebbe una violazione palese di principi costituzionali, comunitari ed internazionali inerenti la tutela dell’ambiente, del paesaggio, della cultura, dell’assetto idrogeologico, etc., etc., etc.;

- l’espianto che è stato da taluni  immaginato per migliaia di alberi d’ulivo, da 6.000 fino addirittura a 600.000-700.000 e più, su 8.000-10.000 ettari di territorio salentino, cifre apocalittiche, (e si è parlato persino di espiantare alberi del tutto verdi o anche non del tutto secchi ma in ripresa, solo perché ospitanti il microorganismo che forse in quegli alberi potrebbe vivere da sempre in maniera del tutto innocua, come sopra espresso), sta portando una parte crescente di ora in ora dell’opinione pubblica a ritenere la questione Xylella funzionale alla distruzione della locale economia agricola fondata su antiche cultivar ben adattate al territorio e sulle quali non pende alcun brevetto, funzionale all’introduzione in massa di nuove piante brevettate, d’ulivo o altre culture, anche eventualmente geneticamente modificate, dichiarate resistenti al batterio (di cui non si comprende neppure, nel Salento, sulla base di quanto sopra esposto, quale sarebbe la sua pericolosità patologica per i vegetali), così come avvenuto in Brasile, con agrumi ogm di multinazionali della agro-chimica e del biotech, dichiarati resistenti proprio guarda caso alla Xylella, e con colture transgeniche per la produzione di biocarburante. Ombre pesanti rese ancor più vivide da quanto asserito in alcuni convegni tenuti nel basso Salento in queste settimane, dove alcuni relatori hanno affermato che si dovranno cambiare colture e/o varietà nel verso di quelle resistenti alla Xylella, che anche dopo tutti i catastrofici interventi previsti, continuerebbe a contaminare, a loro dire, i suoli per almeno 10, 20 o 30 anni. Così preoccupante allo stesso modo che delle multinazionali dei pesticidi e degli ogm, in questi giorni, in convegni a Bari, pubblicizzino prodotti diserbanti destinati espressamente agli uliveti pugliesi! Negli ultimi anni il Salento  ha  bocciato  il progetto di  introdurre  la coltivazione di piantagioni per biocarburanti  su decine di migliaia di ettari, per numerose centrali biodiesel previste  sul territorio;  ciò è avvenuto in sintonia con le nuove linee anche dell’UE, della FAO, dell’ONU contro le agroenergie. Aleggia il sospetto che lo svellimento, ipotizzato da alcuni, irresponsabilmente, anche  di ben  600.000 piante di ulivo, possa essere funzionale a reintrodurre  progetti  agroenergetici già bocciati e condannati, come anche a far legno-biomassa facile; né vanno esclusi ipotetici interessi di modificazione  urbanistica  dei suoli a fini speculativi;

- allo stesso modo nell’opinione pubblica è cresciuto il dubbio del possibile coinvolgimento di interessi delle multinazionali dei pesticidi, da quando alcuni, hanno tentato di affermare l’inevitabilità (contro ogni logica scientifica), di interventi massicci di chimicizzazione  a tappeto, perfino non escludendo l’uso degli aerei per irrorare i pesticidi; interventi presentati come fito-sanitari, e coinvolgenti l’irrorazione di quintali e quintali di diserbanti-disseccanti e di pesticidi a distruzione, anche con l’uso del fuoco (con lancia fiamme), praticamente di ogni forma di vita vegetale (domestica e selvatica) e del microcosmo animale nei 10.000 ettari e più di territorio salentino. Ipotesi di intervento altamente nocive persino per la popolazione salentina. L’opinione pubblica legittimamente allarmata da queste ipotesi di interventi ha sottolineato anche i possibili interessi a fare biomassa del legno degli alberi e così dell’olio che si è fatto produrre quest’anno e che, guarda caso, anche in teoria nelle aree dette più colpite non ha visto significativi cali nella produttività, mentre sta riscontrando un inevitabile crollo della domanda per l’immane danno d’immagine causato. Così l’opinione pubblica vede nel tentativo di svellimento degli uliveti e della flora naturale e delle macchie e dei margini dei campi, come dei canali, habitat, questi, prioritari e tutelati, da norme nazionali (articolo 9 – Tutela del Paesaggio, articolo 32 – Tutela della Salute Pubblica, due articoli della Costituzione Italiana), europee e internazionali, possibili interessi a liberar suolo da vincoli ambientali e da ogni coltura tradizionale per speculazioni legate al cemento, all’attività estrattiva, ai villaggi turistici, a nuove infrastruttura stradali ridondanti, attività industriali e non ultimo persino per assurdi progetti di neo-campi da golf proprio nelle aree definite “affette”;

- è irresponsabile che si parli di lotta integrata coinvolgente la chimica per gli eventuali interventi e non, invece, della priorità di perseguire un approccio agro-ecologico e di lotta biologica  ben possibile, (senza alcun uso di chimica industriale, tanto più nel carsico Salento, la cui acqua potabile viene dal sottosuolo), attraverso il potenziamento della biodiversità naturale e domestica, a partire dal valore ridato ai manti erbosi ad alta biodiversità negli stessi uliveti come della flora e fauna, compresa l’entomofauna e l’avifauna insettivora negli ecosistemi naturali lungo i canali come al margine degli uliveti. Un’offesa alla cultura sentire ancora parlare di malerbe, erbe infestanti e di attacchi indiscriminati agli insetti buoni, come a tutti gli altri come anche di conseguenza ai danni delle importantissime api;

-  inoltre  va ricordato che  l’agricoltura , e in particolare l’olivicoltura salentina, è già pesantemente vittima di un uso scriteriato e incontrollato di  pesticidi (insetticidi ed erbicidi in primis) che hanno devastato l’equilibrio ecologico, la falda freatica, danneggiando la salute degli abitanti, e  distruggendo la biodiversità e specie animali fondamentali, a partire dalle api. A ciò va posto rimedio ripristinando le antiche pratiche di agri-cultura.  Inutili sono gli interventi drastici  sui canali (illegali e criminali se chimici) , la cui avifauna e flora vanno tutelate; eppure per questi sono stati stanziati 2 milioni di euro, che andrebbero utilizzati per incentivare  pratiche di bioagricultura;

- quand’ anche si trattasse di fenomeni epidemici per la sintomatologia osservata sugli ulivi ogni approccio deve tener conto che solo alcuni o molti individui vengono contagiati, di essi una percentuale , in genere prevalente, sopravvive alla malattia sviluppando resistenza. Mentre nel Salento anziché attendere e curare taluni vorrebbero distruggere e annientare ogni cosa nel verso della realizzazione di un criminale deserto avvelenato piro-chimico;

- centinaia di migliaia di ulivi secolari e millenari della  Puglia sono sopravvissuti a  numerose  epidemie fungine, batteriche, virali, da insetti, sviluppando anche imprevedibili e forse sconosciute capacità di resistenza e immunizzazione;

- l’enfatizzazione, (cui non erano estranei giganteschi interessi imprenditoriali ed economici), negli ultimi anni, della virulenza di epidemie influenzali e del loro contagio, poi ridimensionata se non sconfessata, impone un ulteriore preventiva prudenza e massima vigilanza su quanti si fanno promotori di soluzioni drastiche. Anche solo propagandare l’abbattimento di un albero, come l’uso di prodotti chimici deve portare all’apertura di inchieste urgenti atte a fermare i danni annunciati, perseguendo i colpevoli e stanandone interessi e mandanti;

- negli ultimi anni si è assistito in parte all’abbandono delle tradizionali pratiche di agri-cultura più impegnative, a vantaggio di insani interventi fito-chimici, oggi da vietare assolutamente, che hanno alterato l’equilibrio ecologico, inquinando l’ambiente. È quindi necessario da parte di tutte le istituzioni favorire pratiche di agri-cultura, di rigenerazione del suolo, di tutela ambientale, economica, culturale del territorio e della biodiversità protetta dalla Conferenza Internazionale di Rio del 1992 e dalla Direttiva Habitat 92/43/CEE (Natura 2000);

- la nuova politica agricola comunitaria (P.A.C.) avendo abbassato da quest’anno gli incentivi elargiti per gli alberi d’olivo può alimentari insani appetiti in chi può avere interessi ad abbandonare e sostituire con colture più incentivate  la millenaria cultura dell’olivo che rappresenta per il Salento una presenza agro-forestale dalle molteplici positive implicazioni, il cui svellimento sarebbe foriero di negatività non dissimili da quelle che portano la comunità internazionale a condannare unanimemente l’abbattimento della Foresta Amazzonica in Brasile;

-  tale crisi  economica si è aggravata  negli ultimi mesi a causa  dell’allarme che ha terrorizzato i mercati,  allarme non del tutto ponderato,  sui disseccamenti osservati ; il mercato dell’olio è stato  ulteriormente compromesso, con danni economici incalcolabili; il territorio non tollererebbe che ad essi si aggiungano altri danni ambientali paesaggistici, culturali, prodotti da interventi irreversibili, forse ingiustificati e inefficaci;

- la confermata proprio in questi giorni maxi frode comunitaria delle quote latte deve  allertare verso le richieste di maxifinanziamenti regionali, nazionali, comunitari e di pieni poteri, in vista di una quarantena  che implicherebbe  pratiche devastanti e inquinanti;

- già il territorio pugliese ha assistito a interventi scriteriati e schizofrenici assolutamente inutili nonché esibizionisti da parte di autorità sanitarie locali che in nome di rischi per patologie influenzali danneggiarono mortalmente in anni recenti la preziosissima popolazione di cigni reali svernanti nei bacini regionali accanendosi contro i grandi uccelli ritenuti possibili vettori, quando poi migliaia e migliaia di piccoli passeriformi migratori ben potevano trasportare l’ipotetico virus ben di più di quei pochi grandi e splenditi cigni che costituivano un bene ambientale e paesaggistico di prim’ordine per la regione Puglia. Un crimine grave poco balzato ingiustamente agli onori della cronaca e i cui danni devono essere ancora risanati;

- è necessaria stigmatizzare e condannare l’azione allarmistica che è stata montata intorno alla Xylella nel Salento sull’assenza di dati certi con campagne d’opinione battenti, convegni intrisi di retorica e varie falsità, con azioni contraddittorie, non ultima, quella di vietare il prelievo di foglie e rametti per analisi indipendenti per il rischio di “contaminazione” di altre aree, e, poi, aver invece permesso la raccolta delle olive, e quindi di foglie e rametti, e la produzione dell’olio senza alcun limite territoriale per la scelta dei frantoi, contaminando, in tal modo, se vi fosse stata un’epidemia, l’intera regione e più, con lo spostamento delle olive e con lo spargimento nei campi, e negli oliveti, delle acque di vegetazioni prodotto secondario della molitura delle olive. Contraddittorio l’aver parlato di emergenza, insistendo sulla richiesta di finanziamenti pubblici, senza attuare nei fatti alcun cordone sanitario nelle aree definite “più colpite”, ma, anzi, facendovi accedere, senza alcuna precauzione, giornalisti e curiosi, giunti da ogni dove, convocati per assistere alla scena dell’esperto americano di Xylella dell’Università della California chiamato in Puglia, mentre prelevava campioni e catturava gli insetti con un retino nei pressi degli ulivi: ulivi questi che taluni avevano definito “morti stecchiti-eradicatisi da soli”, ma che in realtà i giornalisti presenti hanno osservato in piena rivegetazione e definito dei “Lazzaro” che ritornavano in vita dall’oltretomba. Di fronte poi ai tentavi di taluni di sminuire le rivegetazioni in corso, parlando di neo germogli “già disseccati”, ha voluto vederci chiaro anche l’ Onorevole Adriano Zaccagnini, Vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera, che ha appurato con i suoi occhi, in un suo recentissimo sopralluogo nelle aree definite “rosse” di massimo “attacco”,  la veridicità delle rigermogliazioni copiose (nuovi vivi germogli tanto sui tronchi alti, quanto dalla radice), sugli alberi d’olivo che avevano presentato in estate la sintomatologia del secco. Osservazioni divulgate poi in convegni e in sue note stampa dall’ Onorevole;

Un agire contraddittorio che solleva tanti dubbi, come ad esempio la tardiva, solo in questi giorni, ordinanza di blocco parziale dell’attività dei vivaisti,mentre si chiedono all’ Europa lauti finanziamenti per attuare l’intero apocalittico progetto, volto nei fatti, come è stato presentato sui media e nei convegni sin dalle prime ora, (vedi il servizio solo ad esempio, di TrNews http://www.trnews.it/2013/10/28/moria-ulivi-interventi-decine-di-milioni-di-euro-che-ci-sono/12364801/ ),  alla cancellazione del Salento e di tutto ciò che esso rappresenta. Contraddittorie le informazione elargite da taluni, e differenti a seconda dell’uditorio, così  mentre ai contadini si diceva che il batterio fosse stato introdotto dai vivaisti con l’importazione di piante, ai vivaisti si raccontava che il batterio è causa dei contadini che avrebbero abbandonato le terre; mettendo in tal modo le categorie le une contro le altre, aumentando il livello di confusione e la conflittualità sociale.

- il paesaggio è tutelato fortemente dalla Costituzione Italiana; gli ulivi e gli alberi monumentali da leggi regionali, nazionali e sopranazionali;

- tale agire allarmistico ha compromesso gravemente il mercato dell’olio d’oliva, con danni economici incalcolabili per tutto il settore agricolo salentino come anche per quello turistico; un agire che ha visto un intervento di forte pubblica denuncia e stigmatizzazione da parte anche dell’ Onorevole Adriano Zaccagnini. E, a tali danni alla immateriale immagine del Salento vi è il rischio di aggiungervi ora immani danni materiali di tipo ambientale, paesaggistico, storico, culturale, e alla salute, prodotti da interventi sproporzionati e assolutamente ingiustificabili. Mai vistisi nella storia!

- l’ulivo rappresenta non una qualsiasi pianta, ma la storia, l’identità, la cultura, il paesaggio, l’economia del territorio: il simbolo della Regione Puglia; l’olivicoltura rappresenta per la Regione Puglia, ancor più per i 90.000 ettari della provincia di Lecce;

- lo sradicamento di una pianta d’ulivo era punito con la pena di morte nell’Atene  patria della civiltà occidentale (Aristotele: Costituzione degli ateniesi). Le istituzioni non possono macchiarsi dello stesso reato!

tutto ciò premesso con la presente

SI DIFFIDANO

formalmente gli enti, rappresentanti e pubblici sopra citati, i destinatari ciascuno per la propria competenza

- dall’ adottare misure irreversibili quali l’espianto degli alberi d’Olivo (uno come di più alberi – giovani come vetusti che siano), data la loro ripresa vegetativa, data la necessità di un periodo di tempo almeno di alcuni anni di mancata vegetazione e di mancata pollonatura per appurarne l’effettiva morte, data anche la possibilità di innestare le antiche e tradizionali cultivar sui nuovi polloni radicali, motivo anche per cui si deve stigmatizzare ancor più l’aver voluto parlare e proporre, da parte di taluni, non solo tagli, ma addirittura eradicazioni degli ulivi;

- le medesime prescrizioni del punto superiore valgono anche per tutti gli altri alberi delle altre specie domestiche e selvatiche autoctone (come Mandorli, le tante preziose specie di Querce, ecc., da tutelare massimamente!), e/o alloctone, (giovani o monumentali che siano), presenti nei campi come lungo i loro margini come nelle aree a macchia e lungo i bordi dei canali, come anche per gli arbusti tra cui i preziosi Oleandri presenti nel verde pubblico e privato e lungo i margini delle strade, importanti presenze verdi da tutelare e curare massimamente;

- dall’impiego di prodotti fitosanitari di chimica industriale (diserbanti, disseccanti, pesticidi antifungini, etc. etc.) nelle definite strategie di lotta integrata;

- dal consentire l’impiego dei 2 milioni di euro stanziati dalla Regione Puglia ai consorzi di bonifica per l’aggressione e cancellazione della flora lungo i canali e degli insetti con pratiche chimiche lontane da ogni buon principio di agricoltura biologica e di agro-ecologia;

- dal consentire l’impiego di parte dei 5 milioni di euro (o più) stanziati dall’attuale legge di stabilità dal Parlamento e dal Governo italiano, per opere di eradicazione  degli alberi o per interventi chimici (insetticidi ed erbicidi) sul territorio:

- dal consentire e/o propagandare l’impianto, la produzione e la diffusione nei vivai salentini, come nelle aree oggi olivetate e nel resto del Salento e del territorio pugliese, di altre varietà d’olivo, o  di altre colture, presentate, con la scusa, come resistenti alla Xylella, o meno, frutto di ibridazioni (contaminanti rispetto al patrimonio di cultivar locali tradizionali), varietà biotech magari anche proprio brevettate, e/o addirittura OGM, da organismi geneticamente modificati;

- dall’accettare e eseguire le predette o altre misure irreversibili  e devastanti per l’ambiente   passivamente , senza far valere le ragioni del territorio;

Si invitaNO

i destinatari, ciascuno per la propria competenza

 

- a valutare con estrema prudenza,  sostenuta da  articolata , complessa, pluralistica  attività di indagine,  la situazione in atto e l’adozione degli interventi;

- a favorire invece pratiche di agricoltura volte a risanare i terreni olivetati contaminati questo sì da troppa agrochimica industriale attraverso l’applicazione dei principi dell’agro-ecologia e le filosofie dell’agricoltura biologica fondate sull’incremento della biodiversità per un naturale incremento delle popolazioni di insetti utili, degli uccelli insettivori, e per il raggiungimento dei un dinamico equilibrio tra parassiti e predatori dei parassiti; buoni principi e buone pratiche volte a rafforzare  la salubrità delle piante e dei terreni, già provati dalla eccesiva chimicizzazione da aborrire;

- a  provvedere, anche in regime di autotutela, alla sospensione e blocco dei finanziamenti pubblici già eventualmente stanziati nel verso delle pratiche chimico-eradicative dannose al territorio e alla natura contro le quali sopra si diffida.

Si significa, inoltre

che, qualora non fossero osservate queste indicazioni di minimo buon senso dagli enti pubblici coinvolti e qui chiamati in causa ai vari livelli, regionali, nazionali e comunitari, saranno adite le competenti vie legali in sede giurisdizionale per il perseguimento dei colpevoli.

I contadini e i cittadini del Salento, già danneggiati pesantemente dall’allarmismo legato all’ipotesi “quarantena”, non possono subire e non permetteranno ulteriori danni dall’imposizione di irreversibili misure quale l’espianto e o la contaminazione chimica dei suoli e delle acque, e sono pronti per questo a rivolgersi a tutte le autorità giudiziarie nazionali ed internazionali. Inoltre, il territorio si sta attivando anche per la cura del danno d’immagine gravissimo già subito con conseguenze incalcolabili.

Ci si riserva pertanto di tutelare legalmente  i diritti , eventualmente  calpestati dei contadini e l’immagine  vilipesa del territorio in tutte le sedi  nazionali e internazionali;  soprattutto se, ai danni finora derivati dall’irresponsabile e contraddittoria gestione dell’allarme Xylella si uniranno quelli legati  all’ipotesi quarantena,  e all’imposizione di irreversibili misure quale l’espianto o la  chimicizzazione  del territorio.

Iinvitiamo infine i destinatari a ponderare con estrema prudenza la situazione, ristabilire la serietà scientifica, cercare la saggezza che deve ispirare sempre e comunque ogni atto politico e amministrativo.

Vivissimi Ringraziamenti per l’Attenzione,

certi nel vostro buon senso e nella vostra intelligenza

Lecce, 12 dicembre 2013

 


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