«Una censura vera e propria», sostiene l'attore senza nascondere il suo disappunto. «Hanno tagliato anche il nome dai titoli - dice all'ANSA - una cosa veramente inedita ed inaudita. Hanno tagliato le scene a spregio del pubblico senza neanche avvisarlo». Non trovarsi sul teleschermo è stata una sorpresa. Marescotti spiega che la Rai, quando ha saputo della sua candidatura, gli ha prima chiesto di ritirarla. Di fronte al suo rifiuto, Viale Mazzini gli ha chiesto il nulla osta per i tagli, «due richieste di una gravità inaudita a cui ho detto no». La decisione della Rai non gli va giù: «Cosa c'entro con il palinsesto? Semmai non dovevano trasmetterla ora. Siamo stati i primi a candidarci, lo sapevano benissimo».
La scelta della cancellazione delle scene è nata da un'interpretazione rigida della norma sulla par condicio che impedisce ai candidati di apparire durante la campagna elettorale in programmi di intrattenimento. «Ma io ho fatto 70, 80 film. 20 fiction. Mi hanno detto che dovevo avvisarli, ma dovrei avvisare tutti... Il giorno di Pasqua, sempre su un canale Rai, hanno replicato un'altra fiction in cui ci sono, senza tagli. Una cialtronaggine incredibile. Questa non è par condicio, ma è manipolazione di un'opera dell'intelletto. Danneggia gli altri attori che lavorano con me. La regia, la scrittura, il montaggio e il pubblico che vede una cosa manipolata e censurata».
Al fianco dell'attore, si è schierata la lista 'L'Altra Europa con Tsipras' che definisce «singolare una linea di così rigido rigore quando la Rai dedica al Governo e al Pd il 58% degli spazi informativi (dati Osservatorio di Pavia) e non si sarebbe fatta troppi problemi a mandare in diretta Matteo Renzi alla prossima partita del cuore». La cancellazione è «grottesca» anche per il deputato ravennate di Sel, Giovanni Paglia