Domenica 6 Settembre 2015, Yanuhara (Urubamba)
Questa mattina non ci è pesato minimamente essere svegliati alla solita ora antelucana: infatti alle 7.30 siamo già tutti pronti per affrontare la nostra nuova giornata in Perù. Forse a contribuire a questa insolita voglia di muoverci è stata la consapevolezza di essere posizionati al centro della Valle Sacra, proprio dove il popolo inca ha raggiunto il massimo del suo splendore e dove maggiori sono le antiche tracce della loro presenza. Infatti, se guardate la cartina, si nota che partendo da Urubamba, la cittadina nelle cui vicinanze è situato il nostro albergo, nel giro di pochi chilometri ci sono tutte le più importanti località inca che tra oggi e domani sono nel nostro itinerario di viaggio.
Urubamba
Saliti sul nostro pulmino, in quattro e quattr’otto raggiungiamo Ollantaytambo:
e il suo Parco Archeologico Nazionale:
Vi ricordo che qui siamo a 2800 mt e salire la scalinata della fortezza che si para davanti ai nostri occhi non è proprio uno scherzo:
Ma l’intrepido gruppo non si spaventa e, gradino per gradino, fermandosi di tanto in tanto per tirare il fiato, raggiunge felicemente la vetta di questa imponente costruzione inca:
che domina la sottostante vallata:
La fortezza è difesa da grandi e ripide terrazze:
Questa strategica fortificazione, fatta costruire da Pachacutec, l’inca che aveva conquistato la regione, era anche un centro cerimoniale con un grande tempio ormai crollato:
Osservate nella foto che segue l’incastro perfetto degli enormi massi (tutti lavorati a mano) che formano le mura della costruzione (muratura poligonale ciclopica): tra un macigno e l’altro non passa un filo d’aria:
Due righe di storia. Dopo essere stato sconfitto da Francisco Pizarro, Manco Inca si rifugiò in questa fortezza e Hernando Pizarro, il fratello minore di Francisco, nel 1536 con un manipolo di 70 cavalleggeri e un gran numero di fanti, sia spagnoli sia indigeni, non riuscì a catturarlo. L’esercito spagnolo fu bersagliato da una pioggia di sassi, frecce e lance e dovette ritirarsi. Per riuscire nel suo intento, Hernando Pizarro dovette ritornare con un esercito quattro volte più numeroso e costringere con l’inganno Manco Inca a scendere a valle e a combattere in un luogo aperto, dove purtroppo fu sconfitto.
Finita la visita alla fortezza, scendiamo di nuovo a Ollantaytambo per scattare qualche foto del paese:
Ripreso il pulmino, ci dirigiamo verso Chinchero: durante il breve trasferimento l’autista ferma il mezzo sulla strada per farci vedere un curioso (forse unico al mondo) albergo sospeso nel vuoto a 4000 metri:
Le tre alcove oblunghe e attrezzate sono raggiungibili solo a piedi da provetti scalatori e sono considerate, a buona ragione, le strutture ricettive più pericolose del pianeta terra. Nella foto che segue è visibile un tratto del ripido sentiero di montagna che porta all’albergo:
Prima di arrivare a Chinchero, diamo un’occhiata a un mercatino dove c’è un’ampia scelta di cappelli peruviani:
Chinchero
Nella periferia di Chinchero ci fermiamo a visitare una piccola fabbrica a conduzione famigliare dove la lana viene filata, colorata e trasformata in manufatti di ottima qualità. Una gentile signorina ci spiega tutti i passaggi da loro compiuti per arrivare al prodotto finito. L’alpaca, il tipico animale peruviano, con la tosatura fornisce la materia prima:
segue la lavatura a mano e la filatura:
c’è poi la colorazione a caldo, rigorosamente eseguita con prodotti naturali:
la tessitura a disegno:
infine, la vendita:
Terminata questa visita, entriamo in Cinchero e ci dirigiamo verso un grande mercato artigianale dove, come è ovvio, le nostre amate mogli si scatenano a fare acquisti:
Per fortuna le nostre signore, pur comprando a man bassa, non hanno speso molto: in Perù i manufatti sono tutti a un costo davvero abbordabile e, inoltre, è accettata la trattativa. Quasi sempre si arriva velocemente a un buon compromesso tra il dare e l’avere.
Risaliti sul pulmino, facciamo un salto al sito archeologico di Moray, percorrendo una strada a doppio senso, sterrata e sconnessa, spesso affiancata a un profondo strapiombo e con la montagna incombente dall’altra parte. La via è così stretta da permettere il passaggio di una sola vettura: diverse volte, infatti, rischiamo letteralmente la vita fermandoci sul ciglio per lasciare il passo a bus e camioncini che arrivano in direzione opposta!
Per fortuna arriviamo senza danni a destinazione. Qui ci attende lo spettacolo affascinante e imponente di un antico Anfiteatro inca:
Sulle pareti di quell’enorme cavità sono stati ricavati diversi livelli di terrazze concentriche, ognuna delle quali sembra avere, a seconda della sua profondità, un diverso microclima. La guida sostiene che gli incas le abbiano utilizzate per scoprire quali fossero le condizioni più favorevoli alle diverse coltivazioni agricole. Ecco perché l’anfiteatro viene anche chiamato Vivaio Inca.
Ripreso il cammino, facciamo una variazione al programma per potere visitare delle saline molto scenografiche. Durante il percorso per raggiungerle incrociamo Yucay. Qui ci fermiamo giusto il tempo di scattare qualche foto:
con una simpatica Plaza de Armas:
e una bella Chiesa:
A circa 10 km. da Maras, un altro grandioso spettacolo si presenta davanti agli occhi: le saline inca: le nostre macchine fotografiche impazziscono letteralmente per cercare di cogliere nelle circa 3600 vasche le varie sfumature di colori che corrispondono ai diversi stadi di raccolta del sale. Spero che le foto riescano a darvi un’idea di questa meraviglia della natura:
Queste saline, risalenti all’epoca degli inca, derivano da una sorgente d’acqua calda, carica di sali, in cima alla sovrastante collina da cui scende sotto forma di piccolo torrente. L’acqua viene poi deviata nelle varie pozze e fatta opportunamente evaporare, ricavando varie tipologie di sale. Molte le donne che abbiamo visto al lavoro:
Ritornati sul pulmino, ci rimettiamo in moto per tornare a Urubamba. Lungo il percorso riusciamo vedere un classico terrazzamento inca:
e, quando passiamo per Calca, ci saluta sorridente una signora che vende porcellini d’india allo spiedo:
Solo allora ci rendiamo conto che non abbiamo ancora pranzato e così, verso le 16, raggiunta Urubamba, ci fermiamo in un ristorante ancora aperto che offre un self service ben fornito e lunghi tavoli dove tutto il gruppo può finalmente sedersi e rifocillarsi:
Dopo esserci abbondantemente serviti di piatti tradizionali locali, ripartiamo satolli e soddisfatti, e la guida ci porta all’ultima tappa della giornata: Pisac:
Qui troviamo un altro importante mercato dell’artigianato che si svolge di domenica, cioè proprio il giorno in cui stiamo transitando attraverso questa cittadina coloniale andina:
Mancano solo due giorni alla fine del viaggio in Perù e perciò, inutile dirlo, le nostre signore si dedicano con grande solerzia e determinazione all’acquisto di mille piccoli regali da fare agli amici una volta tornati in Italia.
Dopo circa un’ora trascorsa nel mercato, pieni di sacchetti e pacchetti, risaliamo sul pulmino e torniamo in albergo dove poi ceneremo.
Se siete arrivati in fondo a questo lungo post, potete quindi capire come sono state “leggere” le nostre giornate in Perù…
Se poi desiderate vedere anche il filmato che racconta e completa questa parte del tour, basta che clicchiate sull’immagine sottostante:
Arrivederci alla prossima puntata!
Nicola
Crediti: le foto originali sono di Barbara, Sergio, Giorgio e Chicca. Il filmato è del sottoscritto. Alcune immagini di repertorio le scaricate da Internet e agli autori va il mio ringraziamento.