Attualità della teoria elitista
Creato il 11 febbraio 2012 da Jitsumu
L'elitismoè una teoria politicabasata sul principio minoritario, secondo il quale il potereè sempre in mano ad una minoranza. Si fonda sul concetto di élite, dal latino eligere, cioè scegliere (quindi scelta dei migliori). Termini interscambiabili con quello di élite sono aristocrazia, classe politica, oligarchia Il punto di forza dell'élite è nell'atomizzazione della massa. Secondo l'elitismo la massa è confusa, dispersa, incapace di organizzarsi. Su questo caos si fonda la forza dell'élite, che è invece organizzata e in questo modo ottiene e mantiene il suo potere. C'è dunque una critica verso la democrazia, ma non è una critica che scaturisce da un giudizio di valore, bensì una critica quasi ontologica: la democrazia, semplicemente, non può esistere, poiché il popolo non ha le capacità di autogovernarsi e nel momento in cui si organizza esso porta automaticamente un'élite a prendere il potere. Gli elitisti criticano la visione del liberalismobasato sulla separazione dei poteri (appunto perché il potere è invece monopolizzato), e criticano anche il socialismoperché ritengono che la società - ben lungi dall'essere divisa in classi- sia frammentata e atomizzata. Il fatto che i governanti fossero minoranza e i governati maggioranza non è una cosa nuova (lo stesso Saint-Simonlo afferma); l'elitismo però, conferisce dignità scientifica a questa costante storica già osservata. Il fenomeno è proposto come qualcosa di ineluttabile nella storia della politica: i vecchi modi di considerare il governo (tripartizioni di Aristotelee Montesquieue bipartizione di Machiavelli) sono considerati, secondo questa visione, obsoleti: sostanzialmente il sistema politicosi fonda sempre sulla dicotomia massa-élite. Gli studiosi italiani del primo Novecento, Gaetano Mosca e Vilfredo Pareto, furono i fondatori dell'elitismo. Mosca, che usava il termine classe politica per riferirsi all'élite, propose il criterio delle tre C per descrivere il funzionamento dei detentori del potere: Consapevolezza; i membri della classe politica sono infatti consapevoli delle loro comuni posizioni politiche, sociali ed economiche e dello stato frammentato della massa; Coesione: a differenza della masse, i membri della classe politica si alleano e si organizzano; Cospirazione: i membri della classe politica mascherano il loro governo sulla massa, nascondono il fatto che vi sia un'élite al potere. Pareto riteneva che i membri delle élite fossero davvero i membri migliori di una società e fossero quindi legittimati a governarla. Per questo egli utilizza il termine aristocrazia. A differenza di Mosca ritiene che il potere non sia monopolizzato da una sola élite, ma che in ogni ambito della società (in ogni sua sotto-struttura) via sia un'élite: in ambito economico, culturale, militare ecc. Pareto, inoltre, riprendendo una differenziazione già compiuta dal Machiavelli, distingue tra un'élite di leoni e un'élite di volpi. I primi usano la coercizione, la forza (la machtweberiana) per comandare; i secondi usano la persuasione e il mascheramento (la herrschaft). Alla lunga sono le élite di volpi a perdurare, perché il loro potere poggia su una legittimità più stabile e duratura. Più che dai problemi di formazione e di costituzione delle élite, Pareto è tuttavia interessato a come le élite vengono sostituite da altre élite. A suo parere esse non sono infatti destinate a durare nel tempo, ma ad essere sostituite; la storia è "cimitero di élite”. Per Robert Michaels, il più controverso tra gli elitisti, è l'organizzazione stessa che produce oligarchia, è nel momento stesso in cui si tenta di dare ordine sociale al caos della massa che tende a prevalere un'élite. Egli mostrò poi come le oligarchie partitiche finiscano per diventare più moderate delle masse che rappresentano, diventando classiste e gelose del loro potere, imborghesendosi e portando il partito alla moderazione e all'allontanamento dalle ideologie radicali di partenza. Approfondendo alcuni brani tratti da “L’oligarchia organica costituzionale” si possono enucleare alcuni tratti del sistema teorico di Michels: il parlamentarismo è una falsa leggenda: non siamo noi che votiamo i rappresentanti ma i rappresentanti che si fanno scegliere da noi; lo Stato non importa alla maggior parte delle persone, soprattutto per ciò che attiene le vicende prettamente istituzionali: non si può sperare che la partecipazione parta dal basso; le classi politiche non si sostituiscono come ci aveva spiegato Pareto; puntano, invece, all’amalgama, si servono della cooptazione per non perdere mai il loro potere; l’opposizione parlamentare mira all’unico scopo, in teoria, di sostituire la classe dirigente avversaria; in pratica, invece, finisce per amalgamarsi con la classe politica al governo; a nulla valgono i movimenti popolari, perché chi li guida abbandona la massa e viene assorbito dalla classe politica: “parte incendiario e arriva pompiere”. L'elitismo è una teoria politica descrittiva più che prescrittiva, cioè si limita a descrivere la realtà sociale che si delinea con la presenza dell'elitismo, senza proporre una sua visione, un metodo, delle regole da seguire. Da Wikipedia
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