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Attualità in James Morrow. L’ultimo viaggio di Dio

Creato il 21 settembre 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Attualità in James Morrow. L’ultimo viaggio di DioAttualità in James Morrow
L’ultimo viaggio di Dio

di Iannozzi Giuseppe

Vuole la leggenda che il giovanissimo James Morrow già all’età di sette anni abbia cominciato a scrivere dettando le sue storie alla madre dattilografa: se questa sia da inquadrare come leggenda o meno poco importa, rimane il fatto inconfutabile che James Morrow è oggi sicuramente uno dei migliori scrittori di SF americana. Par poca cosa rientrare nella schiera di quegli scrittori che veramente oggi valgono ed hanno qualche cosa di realmente importante all’umanità: per rimanere immortali nella Storia bisogna esser prima di tutto degli artisti e James Morrow è un artista completo e nessuno, o quasi,  nega che questa sia la regola per l’immortalità artistica. Tuttavia va precisato che, oltre ai grandi pregi come narratore, James Morrow è un uomo che ha coraggio, un artista che ha delle idee in cui egli crede veramente, artista che non ha paura a mettere nero su bianco i suoi ideali e propugnarli. Avvenire, dedicando alcune brevi quanto sintetiche note di lettura dedicate a “L’ultimo viaggio di Dio”  ha così detto: “Un’impresa paradossale, terribile, eppure a dispetto delle apparenze non blasfema.”. Già solo il titolo per un romanzo così forte, oggi, in una America protestante ma non per questo meno bigotta, avrà fatto indignare non pochi ambienti religiosi; e non c’è dubbio che la cerchia più fondamentalista abbia mosso contro Morrow non poche accuse di blasfemia.

James Morrow, nato a Philadelphia nel 1947, come tanti giovani ha iniziato a scrivere quasi per gioco accorgendosi poi durante l’età della maturità che la sua vera vocazione era la SF: aveva visto giusto, tant’è che ha vinto il prestigioso premio Nebula con “Il ribelle di Veritas”  nonché il Word Fantasy Award.  Con “Il ribelle di Veritas” James Morrow ipotizzava una società dittatoriale dove sin da giovani, all’età di dieci anni, si subisce il processo di condizionamento, ovvero l’impossibilità per l’individuo di proferire alcuna menzogna; in una società siffatta non c’è posto per la fantasia così come per l’umanità: l’uomo è più simile a una macchina che non a un essere creato dalla volontà divina. Ma la città di Veritas nasconde anche la città di Satirev, una società underground che è tutto l’opposto della freddezza sciorinata in superficie da Veritas; e Satirev è abitata dai ribelli, coloro che sono riusciti a liberarsi dal condizionamento loro imposto per tornare ad avere emozioni e lacrime, per tornare ad essere degli esseri umani in grado di sentire dolore. Il ribelle di Veritas a Satirev riuscirà finalmente ad accettare l’idea che la vita è soprattutto immaginazione e menzogna ma non per questo merita disprezzo, anzi è assai più meritevole d’essere vissuta fino all’ultimo anelito di vita e nel piacere e nel dolore.

La menzogna se pronunciata a scopo terapeutico con delicatezza poetica, quindi vitale, può alleggerire le colpe più profonde dell’animo umano, questa la verità propugnata da Morrow.

“L’ultimo viaggio di Dio” non è prova minore rispetto alle inquietanti atmosfere del regime dittatoriale immaginato in Veritas, tant’è che Corrado Augias ha detto di questo scritto che “potremmo definirlo il primo romanzo di fantareligione… feroce, pietoso, ricco di imprevisti e di ironia.” Come per il “Il ribelle di Veritas”, anche ne “L’ultimo viaggio di Dio” James Morrow adotta una ironia superba che nulla ha da invidiare al più provetto J. Swift; si è detto che potrebbe trattarsi del primo romanzo di fantareligione, anche se, a onor del vero, altri prima di lui hanno tentato la strada della fantareligione. A ogni qual modo rimane è indiscutibile il fatto che trattasi del primo vero romanzo di fantareligione (ma anche di fantafilosofia) realmente moderno e attuale scritto guardando agli attuali problemi politici, sociali, filosofici e, ovviamente, religiosi. In un contesto fantareligioso, che fa però parte della letteratura classica, va almeno ricordato il sublime romanzo “I sotterranei del Vaticano” dell’autore francese André Gide, premio nobel nel 1947: Gide, tramite un profondo lavoro di autoanalisi, mette a nudo l’ipocrisia cattolica senza mezzi termini, e proprio con “I sotterranei del Vaticano”, opera ironica e giustamente crudele, immagina una sorta di task-force il cui compito è quello di liberare il Papa dalla sua prigione nelle segrete del Vaticano. Al tempo, il romanzo non poté non attirare le astiose critiche degli ambienti benpensanti; ma Gide era un uomo tutto d’un pezzo, almeno nella vita dei salotti letterari, e non si lasciò intimidire per nulla dai suoi detrattori e continuò a combattere contro l’ipocrisia dilagante in Europa. Oggi, André Gide rimane un grande nella storia della letteratura francese e mondiale; e James Morrow con “L’ultimo viaggio di Dio” affronta con ironia un tema delicato quanto pericoloso come la morte di Dio e non si tira indietro, un coraggio questo che pochi uomini hanno avuto ed hanno. Dio è morto, (lo cantava già negli anni Sessanta Francesco Guccini), ma il problema più grande, oltre alle implicazioni teologiche, rimane quello pratico: il cadavere del Creatore è lungo almeno tre chilometri ed è precipitato al largo delle coste africane. La superpetroliera Carpco Valparaiso, comandata dal capitano Anthony van Horne, è stata insignita del compito di prelevare il cadavere di Dio e di trascinarlo fino ai ghiacci dell’Artico dove alcune schiere angeliche hanno approntato la tomba che accoglierà il Creatore, una tomba di tutto rispetto. Il viaggio, ovviamente, com’è facile immaginare non sarà nulla affatto facile, perché troppi interessi ruotano intorno a un cadavere di tale importanza: organizzazioni atee, illuministe e il Vaticano stesso (ovviamente!) tenteranno di metter il bastone fra le ruote al capitano Anthony van Horne.

Una costruttiva evoluzione della fantascienza sarà possibile solo quando si cominceranno a scrivere romanzi che indaghino l’animo umano, l’antropologia umana e l’intorno dell’attuale momento storico, quindi la società di oggi e quella futura. La letteratura fantascientifica non manca di esempi notevoli di una SF così intesa; tuttavia con l’avvento del cyberpunk, purtroppo molti scrittori hanno versato tutta la loro attenzione alla spettacolarizzazione della sci-fi riducendola a un circo di ‘immagini tradotte in parole’. La SF dovrebbe saper incantare il lettore, ma dovrebbe anche indurlo a pensare a se stesso e ai suoi simili, quindi la religione così come la politica e la filosofia sono indispensabili strumenti di ricerca per dar vita a delle storie credibili e apprezzabili dal consumato lettore di fantascienza e da chi sino a oggi si è limitato a guardare strettamente alla letteratura classica.

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