Augurarsi e augurare che il nuovo anno sia migliore
1 gennaio 2015 di Agnese Bascià
La cultura non si eredita, si conquista. (André Malraux)
In questi anni trascorsi a cercare di descrivere il Salento, le sue bellezze, le sue criticità, la sua storia, il suo derma intellettuale, Cultura Salentina ha sempre ribadito un concetto importante: la conoscenza di un territorio è fondamentale non solo per viverci bene e consapevolmente, ma anche per migliorarlo, e questa è solo una premessa.
Ho sempre pensato che la nostra bella terra salentina avesse soprattutto una vocazione umanitaria e una propensione naturale e storica all’accoglienza, alla simbiosi con la cultura del prossimo: anni e anni di scorrerie del passato non hanno intaccato la volontà di soccorrere genti arrivate da lontano negli ultimi tempi; il Salento ha ininterrottamente dimostrato non solo capacità di difesa, ma anche di integrazione, una “terra di mezzo” — signora di un anello culturale che dal Mediterraneo si richiude sulle sue coste — che ha saputo conservare i propri caratteri tipici e carismatici, abbracciando influssi stranieri e fondendoli nella gastronomia, nell’arte, nei dialetti e nel folklore, perché ciò che è buono il Salento non lo disprezza, ma lo fa suo senza preconcetti.
Gli eventi drammatici degli ultimi giorni hanno messo di nuovo a nudo l’indole dei Salentini, ancora una volta impegnati con risorse umane ed economiche nelle manovre di salvataggio di centinaia di persone: una nave in balia delle fiamme e del mare in burrasca evacuata con enormi difficoltà, un cargo con 700 migranti scortato a Santa Maria di Leuca, solo per citare ciò che la memoria ancora non ha rimosso.
Eppure è difficile in Italia “dare a Cesare quel che è di Cesare”: il Salento partecipa a piene mani allo sviluppo della nazione, contribuisce all’economia, alla produzione energetica, al PIL, al progresso scientifico, alla storia italiana e alla cultura europea, ma si muove silenzioso, senza clamori, senza riconoscimenti, e comunque senza negare spazi e opportunità a turisti e immigranti.
A furia di parlare delle défaillance del Sud noi meridionali ci siamo quasi convinti che l’evasione fiscale, la mafia, le truffe ai danni dell’Unione Europea, le rapine, il lavoro nero, la disoccupazione, la deturpazione dell’ambiente e tanti altri fenomeni sociali negativi siano solo nostri, sebbene basterebbe sfogliare i giornali per vedere che l’Italia è Italia dappertutto, con le sue carenze e le sue omissioni. Non scendo nei dettagli di una cronaca nera che mette sullo stesso piano salentini e triestini, napoletani e torinesi, milanesi e romani per rispetto di chi, tanto a Sud quanto a Nord, in Europa e nel Mediterraneo, cerca ogni giorno di migliorare il proprio territorio e la vita degli altri: “Puoi costruire qualcosa di bello anche con le pietre che trovi sul tuo cammino”, diceva W. Goethe (e il pensiero di noi Salentini va alla splendida architettura dei muretti a secco, volendo restare su un’interpretazione materiale).
Purtroppo anche la Storia, quella italiana, è fatta di omissioni da colmare: basta una visita al Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino per vedere che le personalità salentine e le loro gesta eroiche — da Antonietta De Pace a Oronzo Massa, da Giuseppe Libertini, a Liborio Romano e al sacerdote Nicola Valzani, per citarne solo alcuni — sostenitori attivi dei processi di unificazione nazionale e dello sviluppo dell’Italia post unitaria, non sono fra le testimonianze raccolte e non figurano accanto ai più noti Silvio Pellico, Cavour, Mazzini, Garibaldi, Mameli… In un angolo ho intravisto la Sanfelice del memorialista meridionale Gioacchino Toma, nulla di più (forse la visita è stata troppo breve? Chissà…).
Ecco il perché di Cultura Salentina: la rivista è andata avanti nonostante le difficoltà di fare cultura senza pretendere compensi, di divulgare idee, ragioni, sentimenti senza aspettarsi attestati di merito. Il più grande riconoscimento e la migliore manifestazione di gratitudine anche quest’anno vengono dai numeri: 197 contributi pubblicati che hanno portato più di 122.000 lettori dall’Italia, quasi 9.700 dagli USA e moltissimi altri (115 in tutti) dalle parti più impensabili del mondo (Algeria, Egitto, Angola, India, Australia, Vietnam, ecc.)
E’ giusto ringraziare autori e lettori per questo enorme sforzo di comprensione e di partecipazione, perché dietro ogni scritto c’è un piccolo sacrificio in termini di tempo sottratto al divertimento o alla famiglia; c’è tanto impegno nello studio dei fenomeni e nella loro divulgazione, perché ciò che si sa non resti in uno scrigno chiuso a uso e consumo di pochi eletti; c’è tanta creatività e tanto “mettersi in gioco” perché, come diceva Norberto Bobbio, la cultura deve far sorgere dubbi per non adagiarsi sulle false certezze.
Piccoli dideri crescono…
Non so cosa ci riserverà il 2015, la Rete è ricca di scaramentiche battute umoristiche e fra le novità di questa fine d’anno la neve nel Salento è forse quella più degna di nota; penso che la strada resti lunga e in salita, ma mi piace gongolarmi un po’ nei regali di questo 2014: un altro piccolo mattoncino di Salento descritto con amore, attenzione e cognizione di causa da chi lo vive, lo studia, lo apprezza o lo critica, perché con il confronto fra il bello e il brutto, fra il buono e il cattivo, fra il vecchio e il nuovo e con la perseveranza progredisce la cultura di un popolo.
“Se poniamo a confronto il fiume e la roccia, il fiume vince sempre non grazie alla sua forza ma alla sua perseveranza” (Buddha)
Buon 2015 a tutti dalla Redazione di Cultura Salentina!