Era il secondo giorno che stavo a Tinit, quest'agosto dell'oramai passato 2010, ed era sera tarda.
Le ultime luci del giorno avevano da un po' già ceduto il posto a un debole chiarore, che era la notte dell'estate artica.
Ritornavo dopo una giornata passata a camminare per le montagne intorno, e un po' di tempo dedicato a giocare con i bambini.
... la sorpresa è lì, ad aspettarmi...
A pochi metri dalla casa che avevo preso in affitto da un cacciatore, l'indimenticabile Tobias Ignatiussen, al centro della strada polverosa, proprio al centro così non potevo non accorgermene, in un inglese molto arrangiato, molto simile al mio, qualcuno ha con un dito tracciato sulla sabbia poche parole di bentornato.
Qualcuno si era ricordato di me, di quando ero stato li alcuni giorni nel 2008, e vicino aveva tracciato il disegno di un cuore.
Non so che significato avesse voluto dare a quel cuore la mano ignota che lo aveva tracciato.
Ma io l'ho preso come un augurio sincero, mi ha rallegrato fino ad oggi ogniqualvolta lo ricordo, e a tutti lo propongo.