Esiste il segreto per degli auguri di Natale apprezzati? Certo, esistono regole generali che vale la pena rispettare per porgere auguri (per Natale o per altre occasioni, poca importa) che siano graditi e apprezzati, ma un segreto, una ricetta magica, una formula da applicare, no, non esiste. A parte forse la regola aurea che vuole gli auguri veramente sinceri.
Perché alla fine, che si scriva un biglietto o si mandi un’email o si porgano di persona, quello che conta è il contenuto. Se questo viene dal cuore, chi lo riceverà apprezzerà il gesto, il pensiero e l’intenzione. A quel punto una frase ad effetto avrà lo stesso valore di un semplice “ti voglio bene”.
In generale la forma più adatta per un biglietto natalizio dipende dal mezzo che si vuole utilizzare. La rivoluzione del web 2.0 ha moltiplicato i sistemi di comunicazione.
Un’operazione che fino a qualche decennio fa era affidata ad un biglietto di carta, una busta e un francobollo (se spedita per posta), adesso è svolta principalmente tramite sms o email. Ma affidarsi a mezzi più immediati, come un cellulare o un computer, non vuol dire rinunciare ad alcune regole auree.
Abbreviare un messaggio, come se si stesse comunicando un ritardo o un’informazione di servizio, lascia trasparire approssimazione e in molti casi anche poca attenzione verso il destinatario. Se non si ha tempo per scrivere correttamente un pensiero, vale la pena non farlo e soprassedere.
Gli auguri di Natale devono essere sentiti, nessuno è obbligato a porgerli e se non si possono realizzare compiutamente hanno il sapore amaro di un obbligo o di un impegno fastidioso. La forma, in questo caso, lascia trasparire (magari involontariamente) una condizione di non sincerità che contraddice apertamente con il sentimento del Natale e lo spirito stesso di un augurio.
Lo stesso discorso vale per il destinatario del messaggio.
Non deve essere accomunato con altri, a meno che non si tratti di un gruppo di persone legate da interessi e destini comuni (e quindi anche gli auguri). Inviare la stessa frase, magari per email, con destinatari un gruppo indefinito di persone tradisce un’operazione realizzata più per formalità che per effettivo desiderio.
Ottimale sarebbe, anche nel caso di un messaggio uguale per più persone, di spedire individualmente le email e, soprattutto, intestare direttamente con il nome di battesimo di ogni ricevente.
Anche nel caso di auguri formali, infatti, proprio per il fatto che si tratta di un gesto di cortesia e di contatto umano, vale sempre la regola di utilizzare, all’inizio dello stesso, il nome di battesimo dell’intestatario, preceduto da parole di cortesia che possono essere: “Gentilissimo/a” oppure “Caro/a”, a secondo della confidenza. “Egregio” o altri termini come “Illustrissimo” sono veramenti troppo distanti per ben figurare in un biglietto di auguri natalizi che, è bene ricordarlo, si riferiscono ad una festività in cui le diseguaglienze e le distanze dovrebbero, almeno per una notte, essere messe da parte. Nel caso si voglia mettere il titolo della persona a cui si scrive, da aggiungere subito dopo, prima del nome, e in minuscolo.
Prima di proseguire sugli aspetti prettamente formali, vale la pena soffermarsi ancora una volta sui mezzi utilizzati. Per un certo periodo sono stati utilizzati diffusamente i biglietti di auguri realizzati su internet e spediti per email.
Un sistema che ha l’indubbio pregio di risparmiare carta e di permettere auguri di fantasia e multimediali. Il limite, se si esagera, è sempre quello di dare l’idea di aver utilizzato qualcosa di precostituito e non frutto del proprio sentimento.
Dal punto di vista formale, che si scriva un sms, un’email o una lettera, bisognerebbe sempre cercare di utilizzare periodi brevi, una punteggiatura corretta e il minor numero di avverbi, aggettivi e superlativi. Pergere (attenzione, è importante anche usare i verbi corretti: gli auguri si “porgono”) “vivissimi” auguri non modifica il fatto che siano vivi (e pertanto attuali).
E’ forse più apprezzato che siano sinceri (ma non sincerissimi) o sentiti (ma non sentitissimi). Un aggettivo ha valore per quello che esprime, non per il grado con cui si esprime. A guadagnarne la prosa del biglietto e soprattutto il valore del sentimento espresso. Spesso superlativi e avverbi nascondono banalità e superficialità.
La firma deve avere prima il nome e poi (se necessario) il cognome, mai il contrario.
In generale, però, gli auguri di Natale devono trasmettere quel calore umano proprio della festività e perché questo traspaia l’unico consiglio che ci setiamo di dare e seguire il proprio cuore.
Le parole sgorgheranno da sole. Se non dovesse essere, allora è meglio non rivolgere alcun augurio.