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Auguri sgrammaticati all’Italia.

Creato il 17 marzo 2012 da Basil7

Auguri sgrammaticati all’Italia.Un po’ mi vergogno: non so se sia il caso o meno. Ci penso e ci ripenso. Infine, mi convinco a trovare il coraggio di augurare buon compleanno all’Italia. Mi presento come gli amanti traditori dei film, fermo, immobile, in piedi a qualche passo dagli scalini di casa, mentre piove, la giacca bagnata, in mano un mazzo di fiori appassiti in mano. Che fare? Voglio avere l’ardire, la faccia tosta di fare gli auguri all’Italia e spero che lei voglia accettarli, nonostante l’abbiamo più volte calpestata, umiliata, immolata tra mille bombe e costretta a prostituirsi tra mille letti.

Auguri all’Italia nonostante Monti e il suo governo di viscidi banchieri che rovistano nel torbido della finanza internazionale e ci rivendono a caro prezzo melma che spacciano come limo fecondo per il Paese.
Auguri nonostante la classe politica peggiore che sia mai esistita nella penisola, assai peggiore della dirigenza fascista che, mi sia permesso, nelle declinazioni dei vari Grandi e Balbo aveva maggiori capacità di quella attuale.
Auguri nonostante i partiti amebici che sacrificano gli ideali perché “è il momento”, seguendo un imperativo categorico che usa la Grecia quale monito.
Auguri nonostante i leghisti e i neo-borbonici, tutti fieri sostenitori dell’edenico benessere che si respirava nelle risaie padane e nelle solfatare siciliane.
Auguri nonostante abbondoniamo i soldati all’estero, lottando per loro solo di facciata perché temiamo che la trattativa diplomatica possa sottrarre troppo tempo alla cultura dello spread e al servilismo nei confronti dell’idolo tedesco e della Merkel, la copia errata, volgare e antitetica della Venere di Willendorf.
Auguri nonostante – non si sa come – in Italia si continui a condurre fraudolenti affari, pur non essendoci più socialisti: Rutelli, Lusi, Boni, Emiliano, Verdini… e non dimentichiamoci di Renzi e della sua segreteria, che scambiano i progetti di volontariato per camere di transizione degli interessi personali.
Tanti auguri, nonostante le bretelle di Casini, la Madama Butterfly sanremese, la televisione acerebrale; nonostante il Pil che cala e la Guardia di Finanza che imperversa, novella Ovra, nell’attuazione del fascismo/comunismo finanziario in modalità 2.0.
Auguri nonostante centinaia di migliaia di lavoratori senza occupazione o protezione, dei quali possiamo non interessarci, poiché capitale e forza lavoro sono ormai categorie del Novecento che, adesso, si chiamano, rispettivamente, “motore dell’economia” e “collaboratori”.
Auguri nonostante non si sia capito niente della Tav, né i pro, né i contro.
Auguri sebbene ancora non si possa parlare con onestà intellettuale della storia italiana, sebbene il camaleonte sia perennemente vittorioso sulla Lupa.
Auguri anche se la criminalità organizzata è la maggiore impresa nazionale, la cultura va a rotoli e molti ragazzi preferiscono l’illusione di un futuro facile, alla costruzione reale di un percorso che, comunque incerto, è pur sempre un reale.
Auguri nonostante le donne calpestate, umiliate e straziate nel corpo e nello spirito non solo dagli aguzzini, ma anche dalle Istituzioni che dovrebbero proteggere e garantire la certezza del diritto, Corte di Cassazione per prima.
Auguri nonostante l’Italia stia tornando un povero popolo senza volto, senza capacità decisionale, senza speranze, senza nemmeno la voce per lanciare un grido di dolore.
Auguri nonostante i cahiers de doléances potrebbero essere più lunghi di un rotolo di carta pubblicizzata.
Naturalmente, auguri nonostante le mie lagne.

Se, nel nostro film, ci si sporgesse un po’ per spiare dalla finestra la festa di compleanno dell’Italia, si vedrebbe un esercito di personaggi in grado di far abbassare la testa al più gagliardo dei prepotenti.

Fra tutti, ne spicca uno, col suo cappello largo, la sua postura orgogliosa, il suo contegno. Al banchetto c’è anche un figlio dell’Italia più antica e più profonda, il Guerriero di Capestrano, dal volto emblematico, rigido, eppure quasi sorridente, dignitoso ed elegante, ma senza troppi fronzoli. Nella sua forza, nella sua aura di protezione, coraggio, saggezza e lungimiranza c’è tutta l’Italia: il classicismo e il romanticismo, il futurismo e le altre avanguardie, la religiosità e lo spirito laico, la passione politica, la pazienza e le spalle larghe italiane. Tuttavia, non ci sono né la rassegnazione, né la tendenza al “mal comune, mezzo gaudio”, né la disponibilità a scheggiare anche solo marginalmente la dignità del proprio Paese.

Ecco perché è meglio se resto a qualche passo dai gradini e aspetto un po’ prima di suonare il campanello, almeno finché noi italiani non avremo ripreso la nostra Italia, poiché, al momento, forse viviamo in un’espressione geografica governata dalla proiezione di troppe ombre.

Viva l’Italia e buon 151° a tutto gli italiani nel mondo.



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