La sera del 2 ottobre 1953, passeggiando lungo la costa, dalla punta della Campanella all’arco di Stabia, avremo visto tutte le barche alla fonda issare il gran pavese, mentre i cittadini di Sorrento, Vico, Seiano, Meta e Castellammare si riversavano a far festa grande, con un tripudio esagerato di mortaretti e fuochi d’artificio. Cosa stava accadendo? Parlando con la gente del posto noi di Mare dentro avremo saputo che il batiscafo Trieste ritornava dalle sue immersioni tecniche dopo aver effettuato, il 30 settembre 1953, una delle sue più importanti prove: l’immersione nella fossa del Tirreno, a largo di Ponza, a 3150 metri di profondità. A bordo di quel batiscafo c’erano due bizzarri svizzeri: Auguste Piccard, ideatore del progetto e suo figlio Jacques, personaggi chiave per la storia della ricerca subacquea, legati, come scoprirete, all’Italia ed alla Campania.
La famiglia Piccard, originaria di Basilea, è stata piena di spiriti osservatori, creativi ed avventurieri, a giudicare dai successi ed alla sequela di esperimenti che legano i Piccard alla ricerca scientifica negli abissi del mare così come alle altitudini del cielo. Numerosi scrittori ed artisti si sono ispirati alle vicende dei Piccard tra cui il fumettista belga Hergè, che prese proprio spunto da Auguste Piccard per disegnare il suo eccentrico prof Calculus. “L’Esplorazione è lo sport degli scienziati” soleva dire Auguste.
Auguste progettò il batiscafo Trieste per scopi scientifici e per essere assolutamente indipendente sott’acqua ad altissime profondità, come nessun’ altro batiscafo prima di allora. Il batiscafo venne costruito interamente in Italia. Era costituito da un scafo di galleggiamento cilindrico sormontato da una torretta di ingresso e, posto al di sotto dello scafo, un abitacolo sferico. Lo scafo venne portato a termine nei Cantieri Riuniti dell’ Adriatico di Trieste. L’abitacolo sferico in acciaio fu approntato nelle acciaierie di Terni ed il fissaggio dell’abitacolo allo scafo avvenne nei Cantieri della Navalmeccanioa di Castellammare di Stabia, uno dei cantieri navali più antichi ed all’avanguardia in Europa. Il varo ebbe luogo proprio a Castellammare, il 17 ottobre 1954.
Sembra quasi di vederlo il batiscafo Trieste fendere le onde, con la sua cabina color argento, luccicante, mentre sventolavano allegramente la bandiera italiana e quella svizzera ed il vecchio Piccard agitava il suo basco nell’aria fresca di mare, appoggiato alla garrita. Il rapporto dei Piccard con la gente del posto, secondo molte testimonianze, era ammantato di stupore, rispetto e stima e non ci riesce difficile immaginare come dovevano essere benvoluti, questi svizzeri, dagli operai del cantiere, dei quali i Piccard elogiarono sempre la grande competenza e professionalità. Nel 1958 il batiscafo fu poi acquistato dalla marina militare americana ed il 23 gennaio 1960 il Trieste si immerse, con a bordo Jacques ed il tenente Donald Walsh, nelle acque della fossa delle Marianne, in California, toccando i 10.902 metri, record rimasto imbattuto fino al 2012. Una storia quella del batiscafo Trieste legata ad una tradizione ingegneristica tutta italiana che aveva in Campania il suo fiore all’occhiello.
Professor Cuthbert Calculus, ispirato ad Auguste Piccard, in un disegno del fumettista belga Hergè.