La bottega di uno scultore è un ambiente dove si respira il gesso, i pezzi di marmo finiscono sul camice da lavoro, il colore bianco domina su tutto e le luci gialle sono puntate sulle opere e le riscaldano. È questo il luogo in cui ho creduto di trovarmi entrando nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano dove sono state esposte oltre sessanta opere del francese Auguste Rodin, progenitore della scultura moderna. Al centro Il bacio, il nodo attorno al quale ha ruotato tutta la mostra che, conclusasi il 26 gennaio, è stata magistralmente curata da Aline Magnien, Conservatore capo del patrimonio del Musée Rodin di Parigi, in collaborazione con Flavio Arensi. La scultura fece scandalo nell’Ottocento in Francia poiché rappresenta due amanti, i cui corpi nudi e avvinghianti si perdono l’uno nell’altro, sciogliendo il freddo marmo con un bacio carico di passione. L’esposizione, intitolata RODIN. Il marmo, la vita e promossa dal Comune di Milano con il Musée Rodin di Parigi, Civita e Electa, in collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, è stata divisa in tre sezioni tematiche. Nella prima sono state raccolte le opere giovanili di Rodin di forte stampo classico e tradizionalista acquisito negli anni di formazione. Tra queste il ritratto omaggio a Michelangelo L’uomo dal naso rotto, rifiutato dal Salon parigino del 1864.
Nella seconda sezione hanno trovato collocazione i ritratti di grande intensità come il busto dedicato alla compagna di una vita Rose Beuret o La donna-pesce, che pare sputi tempesta dalla bocca. La composizione di queste sculture è lontana dalla fredda precisione d’inizio carriera. Accanto a questi non sono mancati richiami all’eros che esplode nel tema della “Metamorfosi”. In Psiche e Amore i due amanti sono incatenati nel marmo. Le ali di Eros sono puntate verso l’alto mentre Psiche cerca di trattenerlo cingendolo in un abbraccio. Straziante invece è la perpetua ricerca in Paolo e Francesca: osserviamo, infatti, Paolo il cui corpo si fonde con il pesante masso sotto e Francesca sopra di lui che gli nasconde il volto. La poetica dell’incompiuto ha invece caratterizzato la terza sezione dove è stato rappresentato il trionfo del “non finito”. Qui abbiamo ammirato il ritratto di Victor Hugo: la pietra trasuda la grandezza del poeta francese, una barba pesante che lo blocca a terra e la fronte lucida, com’è lucido il pensiero.
Rodin può forse essere considerato il padre del marketing. Accanto ad ogni scultura troviamo il nome dello sbozzatore. Il maestro offriva il suo talento nell’ideazione, ma poi erano i suoi allievi di bottega che scalfivano la pietra, seguendo i suoi bozzetti di gesso. Per i contemporanei avere un Rodin significava far parte dell’alta società ed è per questo che troviamo serie di opere uguali che venivano prodotte in bottega e poi firmate con A.R., Atelier Rodin. Quasi come avere un vestito di Valentino, non sarà mai lo stilista ad attaccarne i bottoni, ma l’idea è stata da lui firmata.
In copertina: Foto allestimento mostra Rodin © Mario Liguigli
Auguste Rodin Il bacio 1882 circa
© Musée des Beaux-Arts de Dijon.
Foto di Michel Bourguin.
Auguste Rodin La donna-pesce 1917
© Musée Rodin, Parigi.
Foto di Bruno Jarret / Adagp.
Auguste Rodin Psiche e Amore Marmo
© Musée Rodin, Parigi.
Foto di Christian Baraja.
Auguste Rodin Victor Hugo 1883
© Musée Rodin, Parigi.
Foto di Christian Baraja.