La recente manovra finanziaria del Governo, finalizzata al risanamento del bilancio statale, ha introdotto un provvedimento, per nulla gradito ai cittadini italiani, il quale si rivelerà senz’altro un grosso ostacolo per la ripresa dell’economia post-crisi: l’aumento dell’IVA di un punto percentuale, dal 20% al 21%.
Sebbene la pressione fiscale continui ad aumentare sotto diversi punti di vista (basti pensare ai costi elevatissimi che hanno raggiunto i carburanti, oppure alle sigarette per le quali è stato recentemente
previsto un ulteriore incremento di 20 centesimi a pacchetto), questa manovra ha scelto di colpire proprio l’unico aspetto che avrebbe semmai meritato un ridimensionamento.
La quota di IVA versata nelle casse dello Stato è da considerare infatti come un importantissimo indicatore dell’economia nazionale. Affinchè gli introiti provenienti dall’IVA possano essere consistenti, infatti, è necessario che le imprese producano molto, che i professionisti lavorino in maniera florida, insomma in generale che l’economia sia solida e bene avviata.
L’odierna situazione economica nazionale presenta un quadro diametralmente opposto, con aziende di ogni dimensione (da quelle individuali fino a quelle più grandi) che fanno grande fatica a rimanere aperte e dunque anche a creare occupazione, e con una economia al palo che stenta a ripartire.
Si sente spesso parlare nei dibattiti sulla crisi economica della necessità di rilanciare i consumi, e non è certo un caso se l’Istat ed importanti enti di ricerca svolgano delle indagini dettagliate proprio su questo aspetto. Infatti, nonostante sia proprio questo il problema prioritario della nazione, e cioè di aumentare il reddito delle famiglie affichè si possano attivare i “circoli virtuosi” dell’economia, con maggiori consumi, maggiori profitti da parte delle aziende, maggiori investimenti e maggiore occupazione, invece la manovra del Governo ha scelto di porre questo grosso ostacolo dinanzi alla ripresa economica del Paese.
I numerosi propositi finalizzati al taglio della spesa pubblica sono rimasti, per ora, solo su carta, mentre di concreto c’è solo questo nuovo provvedimento che va a pesare sui professionisti, sulle imprese e, soprattutto sull’utilizzatore finale, cioè il cittadino consumatore.
E che dire infine dell’evasione fiscale? Ma questa è un’altra storia.