Aumento IVA e accise benzina, rischio concreto: le novità dalla Consulta

Creato il 18 giugno 2015 da Rodolfo Monacelli @CorrettaInforma

Dipende tutto dalla decisione che prenderà la Consulta il 23 giugno: se darà torto al Governo, c’è il rischio concreto dell‘aumento IVA e delle accise sulla benzina.

La Consulta fa paura all’esecutivo già da tempo…

Nel 2011, durante il Governo Monti, l’allora Ministro Fornero bloccò l’adeguamento dei trattatamenti previdenziali all’innalzamento del costo della vita per tutti coloro che percepivano una pensione superiore a tre volte la soglia minima. Il mese scorso, la Consulta dichiarò questo atto come incostituzionale e dichiarò che il Governo avrebbe dovuto restituire ai pensionati i soldi che erano stati tolti loro.

La cifra totale, battezzata “la mancetta”, è di 16 miliardi di euro; tuttavia, Renzi annuncia che lo Stato Italiano dal primo agosto pagherà un “simpatico bonus” a 3,7 milioni di pensionati italiani, mentre la restante parte (coloro che percepiscono più di 3.200 euro al mese di pensione) non riceveranno nulla. In questo modo, lo Stato restituirà solo poco più dei 2 miliardi rispetto ai 16 previsti.

…ma stavolta fa ancora più paura

I 16 miliardi delle pensioni sono nulla in confronto ai 35 milardi che lo Stato corre il rischio di dover resistituire ai pubblici dipendenti.

Il decreto “Salva Italia” fu emanato durante il Governo Monti nel 2011 e a firma della Fornero e prevedeva il blocco degli stipendi dei lavoratori delle pubbliche amministrazioni.

Il 23 giugno la Corte Costituizionale deciderà se il blocco della perequazione dei contrattti dei lavoratori delle PA sia incostituzionale o meno.

L’Avvocatura di Stato prevede che i danni sullo Stato siano di 35 miliardi di euro da restituire, sommati a 13 miliardi da dare come aumenti degli stipendi il prossimo anno.

Questo è certamente un duro colpo per il Governo, che ha già non è riuscito a restituire i soldi delle pensioni.

La risposta dei lavoratori: cifre truccate? Pericolo aumento IVA e accise benzina

I sindacati sono dell’idea che la cifra proposta dall’Avvocatura di Stato sia stata volutamente aumentata così da portare la Consulta a salvare il Governo.

Infatti, se la Corte Costituzionale desse torto al Governo, imponendogli di adeguare gli stipendi dei dipendenti pubblici, si rischierebbe di cambiare il rapporto deficit/PIL e, di conseguenza, si giungerebbe allo scatto delle clausole di salvaguardia, prima fra tutte l’aumento IVA, che passerebbe dal 22% attuale al 24% nel 2016, fino ad arrivare al 25,5% nel 2018.

Ma non è finita qui: se lo Stato dovesse pagare i 35 miliardi di euro, sin da questa estate si verificherebbe un aumento del costo carburante e si potrebbe giungere ad un’instabilità governativa tale da condurre l’Italia a nuove elezioni, le quali comportano ovviamente alti costi.

La domanda a questo punto è: la Consulta deciderà in termini di opportunità politica o in base al dettato Costituzionale?


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