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Aurelia: archeologa dalla tenerezza ‘storica’

Creato il 11 febbraio 2013 da Addamico @addamico

Aurelia: archeologa dalla tenerezza ‘storica’Ieri mi sono imbattuta nella lettura di un articolo di Giacomo Papi, che leggo sempre con piacere, su D-la Repubblica.

Papi ha una rubrica fissa sul magazine e protagonista di questa settimana è Aurelia, figlia di Annibale, nipote di Armida, Aurelio e Tullio. Strano? No, se tuo nonno è il maestro di un piccolo paese calabrese (ne so qualcosa…).

Ma soprattutto Aurelia è un’archeologa del III millennio, di quelle che vengono pagate 150 euro al giorno e a volte, “una su un milione”, fanno un ritrovamento da capogiro. Durante uno scavo nei pressi di Ciampino, nel mese di maggio, Aurelia e la sua squadra di operai s’imbattono in sette statue di marmo alte due metri e quasi intatte, che rappresentano i sette figli di Niobe sterminati dalla dea Latona.

Una notizia che forse non ha avuto la visibilità che meritava, ma confidiamo nel passaparola. Persone come Aurelia, infatti, meritano di essere raccontate e di raccontare perché, nell’epoca 2.0, si sceglie una professione complicata, a metà strada tra il contadino e lo scienziato, e perché ha senso emozionarsi anche (soprattutto?) nell’orario di lavoro:

A me gli oggetti antichi provocano una tenerezza infinita. Sempre. Perfino le ceramiche a vernice nera, che è diffusissima, mi fa tenerezza. Ci sento la vita. Mi sembra che gli oggetti ordinari facciano da tramite con persone come noi. Sai, duemila anni non sono tanti.

Nonno Giovanni non avrebbe dubbi!


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