Dopo la cronaca arriva la politica e poi, ovviamente, arriva lo sport: parlano di qualcosa riguardante la Lega Calcio… E poi sento una dichiarazione di Aurelio De Laurentis: “È tutto pilotato qui in Italia! Mi vergogno di essere italiano!”.
Allora, a parte che arriva tardi. Che si metta in fila e aspetti il suo turno per vergognarsi, ha davanti solo altri 50 milioni di connazionali. In secondo luogo: lui si vergogna di essere italiano? Vorrei ricordare che negli ultimi vent’anni ha prodotto tutti i Vacanze di Natale a vattelappesca, legittimando, quindi, una bassa cultura cinematografica.
Rossellini, Fellini, Antonioni e Monicelli non possono salvarci per sempre la reputazione nel mondo dello spettacolo: sì sono stati dei grandi, sì rimangono talenti immortali, ma non possono recuperare tutte le schifezze che, negli ultimi anni, sono state distribuite nei cinema italiani. E lui si vergogna di essere italiano.
In procinto della stagione invernale, quando arriva il Grande Freddo, la cosa che più mi spaventa non sono tanto le temperature rigide del periodo, quanto i trailer che ti piazzano ogni due per tre in tv: quest’anno dove andranno in vacanza? È l’unica curiosità che potrebbe, e ripeto potrebbe, avere uno spettatore: io, sinceramente, aspetto che le ferie natalizie se le passino in Groenlandia. Magari rimangono bloccati in quei territori glaciali.
Sta di fatto che ogni anno sempre la stessa storia: nonostante la querelle tra Boldi e De Sica, che li ha portati a sfornare cinepanettoni anche in piena estate, i ruoli son sempre quelli. De Sica il marito traditore e incorreggibile ballista, e una tipa scelta a caso che interpreti la moglie. Possibilmente che sia bionda. Poi c’è sempre la soubrette di punta: sia essa Belen Rodriguez o Aida Yespica poco importa, basta che sia disposta a girare per il set sempre con degli shorts e una maglietta stretta stretta. Non sanno parlare in italiano, ma tranquilli, quelle ragazze servono solo a scopi puramente commerciali. Fra l’altro, adesso, nessuno le sopporta: è triste che le due sudamericane, alla fine della fiera, possono vantare tra i loro lavori più grandi “il ruolo della figona in un cinepanettone”.
Poi chi c’è… Boldi è vero! Dicevo, Boldi ha chiesto il divorzio a De Sica, a quanto pare per motivi puramente professionali. Quindi inizialmente si è ritrovato un po’ spiazzato, ma quando ha saputo che il suo vecchio collega continuava a girare per set natalizi, allora lui ha voluto riscattarsi. Producendo un’altra schifezza cinematografica e, soprattutto, ricoprendo il solito ruolo di tradito e poco acuto.
Sulle volgarità non si risparmia e la comicità raggiunge livelli davvero infimi. E De Laurentis si vergogna di essere italiano. Che altro c’è da dire, se non che gli unici due registi italiani presentatisi a Cannes sono stati Moretti e Sorrentino. Se poi pensiamo che il celebre “Amici Miei” di Monicelli è stato reinterpretato da Ghini e quella solita maschera di De Sica, allora la questione culturale diventa ancor più blasfema. De Laurentis, con quest’ultima opera, non solo ha prodotto un film brutto e poco divertente, ma ha pure ridotto in brandelli il lavoro di un grande regista.
C’è da chiedersi perché Aurelio De Laurentis si indigna così tanto. Ok, il mondo del calcio, negli ultimi tempi, non ha dato prova di onestà, quindi il senso di vergogna è comprensibile. Ma se devo dirla tutta, quei film di Neri Parenti che vogliono tanto rappresentare il lato maccheronico degli italiani mi fanno provare un enorme imbarazzo.
Se la vergogna che provo fosse solo nei confronti dei cinepanettoni, la storia sarebbe amara ma anche divertente. Ma non è così: mi sento a disagio se penso a come sono ridotte certe famiglie che, alla fine del mese, non riescono neppure a fare la spesa; mi sento a disagio anche quando vedo che si aprono succursali di ministeri a Monza e intanto il governo tira una nuova stangata sulla sanità italiana; e mi sento un sacco a disagio anche quando un onorevole dice di non sapere di aver pagato una casa (che fra l'altro, come diavolo è possibile?).
Il boccone amaro da digerire è che, purtroppo, questo senso di vergogna è abbastanza esteso e costante, appartiene a molti italiani che, del calcio, non gliene frega proprio niente.
Come dicevo, Aurelio si metta in fila.
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