Aurora Branciamore
“Ho scelto il mar Rosso del Sudan, racconta Aurora Branciamore, perché era ed è una meta poco conosciuta a differenza dell’Egitto che è più commerciale, tante barche e alberghi, che si raggiunge con voli charter da cinquecento euro tutto compreso. Quindi tante gente e dove arrivano tanti sub i pesci si allontanano. Difficile raggiungere Port Sudan, continua, non è una meta inflazionata, non ha voli charter, solo voli di linea una volta a settimana, in tutto siamo otto barche e rispettiamo l’ambiente, entriamo in punta di piedi, ecco perché è possibile ancora incontrare pesci pelagici e squali martello. Si diceva all’inizio che il Sudan te lo dovevi sudare, perché non sapevi quando saresti partito né quando saresti tornato e comunque dovevi rimanere per almeno quindici giorni. Con il mio ex marito, Angelo della Valle, siamo stati i primi italiani a fine anni ’70 a far conoscere al grande pubblico gli squali con le fotografie di Angelo che gli dava da mangiare.”Europeo, giugno 1984
La notizia fu ripresa da molti giornali “È l’ultima follia dell’estate, scriveva il settimanale Europeo nel 1984, quanto di più avventuroso si possa richiedere a una vacanza. Ed è difficile immaginare qualcosa di più forte di un breakfast con lo squalo. Un’emozione forte, e ancora rara. Oltre a della valle la offrivono soltanto il tedesco Voitman alle Maldive e la coppia Ronn e Valery Taylor, che in Australia sono celebri per aver girato un film su questo, chiamiamolo, nuovo sport.”Aurora è nata in Libia, la famiglia era una delle più ricche di Tripoli, è una dei ventimila italiani che nel 1970 Gheddafi cacciò dall’oggi al domani. Si è sposata nel 1969 con Angelo, anche lui nato a Tripoli, a porte chiuse senza fiori e senza pompa magna, tutto era stato già requisito dal colonnello.
“Ho avuto sempre la passione per il mare, ricorda, avevo il fucile, cacciavo dopo ho imparato a rispettare l'ambiente marino e sostituire il fucile con la Nikonos. A 14 anni ero già fortissima a pesca. Mia marito aveva una barca a vela era esperto sub e mi ha insegnato ad andare sott’acqua. Siamo dovuti partire lasciando ogni cosa, auto, motoscafo, barca a vela e ogni altro avere.”
“La vita da migranti, all’inizio è stata dura, continua nel suo racconto, Angelo che non poteva vivere senza mare ha cominciato a lavoricchiare nei cantieri a dare lezioni di vela e di sub; con gli unici soldi risparmiati ci siamo comprati una barca a vela e abbiamo iniziato a fare i primi noleggi quando ancora non li faceva nessuno. I miei figli sono cresciuti sulle nostre barche. Sentimmo parlare del Sudan così decidemmo di farci una capatina. Comprammo una barca meravigliosa un Picchiotti del 1888 il Makatea, costosa da mantenere e l'abbiamo portata in Sudan, purtroppo affondò nel porto di Urgada. Subito dopo acquistammo una goletta da 32 metri in legno il Felicitad I, ma in Egitto in occasione di un rimessaggio è stata invasata male e si è spaccata.
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Siamo così passati nel 1995 a una barca di ferro, un peschereccio atlantico 32 mt trasformato in barca da crociera che chiamammo Felicitad II. I mie duei figli sono nati praticamente in barca, il primo a 4 anni ha imparato a nuotare in apnea e il secondo a 7. Mi posso vantare di avere avuto come ospite ai tempi del Makatea la celebre regista, attrice e fotografa tedesca Leni Riefenstahl (morta all’età di 101 anni nel 2003), oltre a Hans Hass, biologo marino e pioniere nella ripresa e nella fotografia subacquea. Molte delle sue fotografie subacquee del Mar Rosso, che hanno contribuito a renderlo una rinomata meta turistica, le ha fatte quando era ospite sul Makatea, il Brigantino-Goletta costruito nel 1888, una delle più belle imbarcazioni fra le tante che popolavano i nostri mari all’epoca della marina a vela.Felicidad II
Ora Aurora, che in trent’anni ha ospitato fotografi e sommozzatori famosi a livello mondiale, gestisce il Felicidad II con la sua amica Marina Dolfin, istruttore PADI“Organizzo crociere non solo per i subacquei ma anche per gli appassionati, il Sudan è il top per le immersioni, a bordo si hanno tutte le possibilità di imparare abbiamo due istruttori e possiamo fare corsi di tutti i livelli. Ho conosciuto i più grandi fotografi, personaggi, campioni del mondo, nelle mie barche ho avuto il Gotha della subacquea. La prerogativa del Felicitad II è che vivendo insieme come una famiglia anche se per un breve periodo, si diventa amici, in barca non ci sono ospiti ma amici, e riusciamo a far sentire tutti proprio come a casa propria. Questa è la nostra filosofia, non diciamo di essere un albergo a più stelle, semplicemente diciamo questa è la casa delle vostre vacanze.”
“Il Sudan è uno dei paesi più belli, ospitali, generoso.
Me ne sono innamorata la prima volta che ci sono andata nel 1978, in Sudan non ho mai avuto paura c’è rispetto per le donne. Trent’anni fa erano un popolo isolato, neo c’era TV né internet, quando vedevamo i miei figli biondissimi si fermavano per toccarli, carezzare i loro capelli, ridendo meravigliati cercavano di parlarmi in tutti i modi, gesticolando, chiedendomi chi ero, da dove venivo se ero sposata c’era una voglia di contatto, di conoscenza bellissima, Poi mi sono separata, nel mondo arabo spesso non rispettano le donne soprattutto non accettano il comando di una donna, per loro se ti comporti male non ti portano rispetto. Hanno accettato i miei comandi perché li ho sempre rispettati.”
Ma il Mar Rosso che tanto ha dato ad Aurora, è stato anche maligno con lei. “Nell’ottobre del 2002 ho perso il mio secondo figlio, ricorda con un velo di tristezza negli occhi, eravamo appena arrivati a Port Sudan e Marcantonio, doveva fare 30 anni dopo un mese, che aveva imparato a nuotare prima ancora di camminare, in acqua era due pesci non un pesce solo, dicevo orgogliosa di lui! facendo delle apnee forse ha esagerato e non è più riemerso… ho un ictus o un infarto, non si sa!
Da quel momento non mi sono mai fermata ho continuato a organizzare viaggi. Non me la sono sentita di prendermela con il mare, perché secondo me sarebbe potuto morire dovunque. Tante le cose che me lo ricordano anche perché quella barca l’abbiamo praticamente costruita insieme.”
Questo incontro con la Regina del Mar Rosso lo chiude la nostra Donna del Mare, Giulia D’Angelo, che ha voluto così fare un omaggio alla sua amica.
Ho conosciuto Aurora tanti anni fa, quando eravamo giovani e belle, e quando in Italia le donne che effettuavano immersioni subacquee si potevano contare sulle dita di una mano. Molte sono le cose che nel corso degli anni ci hanno unito. Abbiamo scelto il mare anche come forma di lavoro e di impresa. Aurora ha scelto l’azione sul campo con il suo Felicidad, mentre io ho scelto la cultura, l’editoria e i libri aprendo la prima Libreria italiana specializzata in testi riguardanti il mare, in tutti i suoi aspetti. Lei è quasi sempre in Mar Rosso, mentre io passo molto del mio tempo a Roma. Ma quando ci incontriamo c’è sempre tra noi un feeling particolare, dovuto a esperienze similari vissute. Intraprendere una professione legata al mare è molto difficile, soprattutto per una donna. Ricordo sempre che nei primi anni di attività nella Libreria Internazionale Il Mare, gli avventori non si rivolgevano mai a me per avere informazioni, ma sempre ad un uomo presente in quel momento che non aveva niente a che vedere con la Libreria. Credo che anche ad Aurora sia successa la stessa cosa durante le sue immersioni e le sue “gite” in barca. Ben presto però hanno tutti imparato a capire la nostra professionalità. Un destino molto simile ci unisce in modo particolare. Ambedue abbiamo avuto dei compagni di vita, con i quali abbiamo condiviso per molti anni le emozioni dell’attività subacquea. Ambedue abbiamo vissuto la tragedia delle morti in mare di persone care, senza per questo abbandonare il Sesto Continente. Ambedue abbiamo educato i nostri figli al rispetto e alla conoscenza profonda dell’ambiente sottomarino, inculcando loro l’assoluta necessità del rapporto con il mare. Anche i soprannomi che ci hanno dato in qualche modo ci uniscono; “la donna del mare” per me e “la regina del mar rosso” per lei. Ambedue viviamo la difficoltà economica del momento e ambedue ci domandiamo sempre più spesso come coniugare al meglio la passione e l’impresa.
Il mare ognuno lo vede a suo modo. Per alcuni vuol dire belle spiagge. Per altri è cibo e lavoro. Ma il mare non è soltanto questo per me e Aurora è qualcosa d'incomparabile. È la culla della vita e per noi Mediterranei è anche la culla della civiltà.
Sappiamo che lo sfruttamento delle risorse del mare e degli oceani cresce ogni giorno di più. Quindi pensiamo che, oggi più che mai, è necessario armonizzare tutto ciò che partecipa a questo sforzo ed è necessario lavorare per far capire l'importanza di queste risorse vitali.
L’interesse per la salvaguardia di questo bene incommensurabile sta crescendo anche in Italia e noi desideriamo che le generazioni future vedano il mare con più amore, con più intelligenza,con più professionalità e cultura. Siamo anche in sintonia con Antonio Soccol, grande uomo di mare, giornalista ex direttore della rivista Mondo Sommerso, promotore e ex direttore della rivista Sesto Continente, quando scrive: “non amo il mare. Gli amori vanno e vengono.
Gli amori esaltano e deludono. Gli amori danno orgasmi e bruciature. Gli amori danno gioia e infelicità. Gli amori nascono e muoiono. Gli amori hanno natura umana. Dire di amare il mare è come dire di amare la vita: un non senso. La vita è. Il mare è.”
Giulia D’Angelo