La società venne fondata nel 1919 col nome di Pro Patria et Libertate. Nonostante ciò, gli albori del calcio bustocco risalgono al 1881, data della fondazione della Ginnastica Pro Patria et Libertate, una delle più anziane e gloriose società sportive italiane, dalla quale la squadra di calcio eredita la celebre casacca biancoblù. Ma il primo club calcistico locale affonda le radici nei primi anni del Novecento, con l’Aurora che nella stagione 1907 disputa le prime partite ufficiali. Nei dieci anni e più che la separarono dalla nascita della Pro Patria, videro la luce altre squadre locali, che però ebbero un’esistenza piuttosto breve. A metà della stagione 1912-13 l'Aurora era decisa a salire nella categoria superiore (attuale serie B). A fine gennaio l'Aurora venne sconfitta per 3-0 dalla Pro Lissone in Brianza. Balzò subito all'occhio del dirigente bustese Luigi Ferrario la minor dimensione del terreno di gioco della squadra locale, in raffronto a quello dell'Aurora, ubicato a Busto Arsizio, nella zona dell'attuale via Cesare Battisti. Venne immediatamente inviato reclamo al C.R.L. per dimensioni non regolamentari del terreno di gioco (70 m di lunghezza) del campo lissonese, unitamente a C.S. Saronnese e S.G. Gallaratese. Il Comitato Regionale Lombardo non accettò il reclamo, e l'Aurora si rivolse così alla Presidenza Federale in Torino. Il 20 febbraio 1913, dopo un sopralluogo federale a Lissone, che constatò che effettivamente il terreno di gioco non era regolamentare. La presidenza federale, decise così che tutte le gare disputate sul campo Lissone erano annullate e si sarebbero rigiocate a Monza ad iniziare dalla gara Pro Lissone-Aurora in data 9 marzo 1913. I lissonesi non si presentarono e l'Aurora ebbe gara vinta per 0-2, guadagnò due punti e raggiunse la Trevigliese in vetta alla classifica. La gara di spareggio venne disputata in data 6 aprile 1913 sul Campo Ausonia Pro Gorla di Milano, terminò con il risultato di 2-1 in favore dell'Aurora permettendo alla squadra bustocca di salire nel campionato di Promozione, pari alla attuale serie B. Nelle annate seguenti sfiora in un paio di volte l'accesso alla massima serie nazionale.
Nasce la Pro Patria et Libertate
La nuova società Pro Patria, viene costituita ufficialmente il 26 febbraio 1919, presso il Caffè Brugioli, quando venne convocata un'assemblea e Guidali pronunciò questo discorso: "Nonostante fossimo tutti ragazzi di valore e coraggio, già prima della guerra, sparsi in tante, troppe formazioni o società, non fummo in grado di costituire una grande squadra, che potesse rappresentare con onore il nome di Remigio Bossi, uno dei padri fondatori della Pro Patria Busto. Adesso che siamo reduci dalla guerra, il cercare di rimettere in piedi preesistenti società sarebbe un'autentica follia. Perciò, visto che si deve ricominciare daccapo, io dico di unirci tutti quanti in una sola grande società, capace di difendere degnamente il nome e il prestigio di Busto Arsizio".
In Divisione Nazionale
L'esordio in Divisione Nazionale, massima serie dell'epoca, avvenne il 23 settembre 1927. Nella sua storia, la Pro Patria vanta ben 16 stagioni complessive nella massima serie nazionale calcistica, di cui ben 12 stagioni in Serie A, tra gli anni '30 e gli anni '50; l'ultimo datato alla stagione 1955-56.
Per sempre Tigrotti
Alla stagione 1930-31, risale l'appellativo Tigrotti che da allora ha caratterizzato e sostanzia squadra e tifoseria: fu una felice intuizione del famoso giornalista della Gazzetta dello Sport Bruno Roghi, che in seguito fu anche a lungo storico direttore della rosea stessa. Coniò per giocatori della Pro Patria il termine di Tigrotti, in virtù dello spirito, del carattere combattivo espresso sul terreno di gioco dagli stessi giocatori bustocchi, con un articolo pubblicato su "La Domenica Sportiva" (supplemento festivo de La Gazzetta dello Sport), il 12 marzo 1931.
Nel periodo bellico
Il campionato di serie C 1940-41 era articolato su otto gironi. Le squadre che si classificavano al primo posto erano ammesse a due gironi finali con diritto di accesso alla serie B per le prime due di ogni girone. La Pro, inserita nel girone C (composto da 16 squadre), vinse il proprio raggruppamento, davvero alla grande, con 52 punti conquistati davanti a Biellese punti 44 e Varese punti 40, stabilendo un record difficile tuttora da eguagliare, contraddistinto da 24 partite vinte, 4 pareggi, 2 perse, 67 gol fatti e 20 solo subiti. Il presidente Cavalier Giovanni Calcaterra, aveva affidato la guida tecnica al bustocco Natale Masera, brillante attaccante biancoblù degli anni Trenta, con trascorsi all'Ambrosiana-Inter, poi con Napoli, Bari e Varese. La rosa dei titolari era formata dal portiere Turconi I°, non spettacolare, ma sobrio ed efficace, la linea difensiva schierata con i quattro “mastini” Borsani, Bernacchi, Ivaldi, Renoldi. A centrocampo lo storico capitano Crippa, nel ruolo di centromediano metodista a dirigere le operazioni, con a supporto le mezze ali Borra ed Erba, all'occorrenza dava una mano in difesa e passava di prima palle invitanti alle punte Fasoli, Gallazzi e Pierino Dondi. Fasoli, scattava, saltava l'avversario ed andava a rete sovente. Gallazzi era un vero panzer, segnava da ogni posizione, grazie al suo tiro potente e implacabile, vero incubo per l'avversario di turno. Dondi, ala sinistra, scaltro, sornione e navigato: aspettava l'attimo fuggente per condannare l'avversario. Supportati a turno da Angelo Turconi (II°), il quale diverrà in seguito una colonna della Pro in Serie A, Ferrario, Crespi, Tremolada, Canavesi, Guidi, Massironi, Barberis e Ballarati. Alla 7^ di campionato la Pro Patria aveva già conseguito 5 vittorie e due pareggi. Nell'arco delle trenta gare vale la pena rammentare il 5-0 all'Omegna, il 4 a 1 a Pavia e Lecco fuori casa, ed il 3 a 1 rifilato al Legnano in casa.
Il sogno Kubala
Il presidente Peppino Cerana, dopo la salvezza sofferta della stagione precedente era intenzionato a costruire una squadra che potesse giocarsela con le migliori, pronto a stendere un programma ambizioso ma concreto, cerando di mantenere i migliori elementi della rosa biancoblù e cercando rinforzi validi e già nell'aprile del 1949, cercò di piazzare un colpo a sensazione László Kubala che arrivò a Busto da esule, ma la formazione bustocca, non poté mai farlo giocare per motivi burocratici.
e oggi... http://iniziativa21058.blogspot.com/2011/02/pro-patria.html