Auspicàre
Dal latino dotto auspicāri, derivato di āuspex auspĭcis ‘auspice’.
Verbo transitivo (io àuspico, tu àuspichi ecc.).
1. (letterario) Prendere gli auspici.
(estensione) pronosticare, presagire.
2. (estensione) Augurarsi, desiderare vivamente: è la soluzione che tutti auspicavano; il governo auspica di trovare un accordo.
(non comune) Iniziare sotto buoni auspici.
Auspìcio
Dal latino dotto auspicĭu(m), derivato di āuspex auspĭcis ‘auspice’.
Anche, antico, auspìzio.
Sostantivo maschile.
1. Presso gli antichi Romani, presagio tratto dall’osservazione del volo, del pasto e dei movimenti degli uccelli.
Specie di augurio.
2. (estensione) Presagio, pronostico: trarre auspici da qualcosa: essere di buono, di cattivo auspicio.
Augurio, desiderio: è nostro auspicio che la guerra finisca.
3. (specialmente plurale, figurato) Protezione, favore; patrocinio: un progetto nato sotto gli auspici della Comunità Europea.
Una (parola) giapponese da Perilli
Tapenade [tape'nad]
Voce francese, dal provenzale tapenado, derivato di tapeno ‘cappero’.
Sostantivo femminile invariabile.
(gastronomia) Preparazione gastronomica tipica della Provenza a base di olive tritate, capperi e aromi, usata specialmente come condimento.
Si dice io àuspico, e non io auspìco. E si dice auspìcio, e non àuspicio.
— Il barone rosso è Manfred von Richthofen (ah, il Barone è invece Franco Causio, gran bel giocatore nonostante fosse juventino). —
Due antonomasie al prezzo di una, grazie a Vizi Coloniali.