'Autismo provocato dal vaccino': la sentenza del Tribunale di Milano

Creato il 26 novembre 2014 da Informasalus @informasalus


'Autismo provocato dal vaccino': la sentenza del Tribunale di Milano

Il ministero della Salute dovrà versare un assegno bimestrale, per tutta la vita, ad un bimbo affetto da autismo al quale nel 2006 fu iniettato il vaccino esavalente prodotto dalla multinazionale GlaxoSmithKline. È quanto stabilisce una sentenza del tribunale del Lavoro di Milano secondo cui sarebbe “acclarata la sussistenza del nesso causale tra la vaccinazione e la malattia”.
“E' probabile – si legge nel dispositivo che cita la perizia del medico legale Alberto Tornatore  – che il disturbo autistico del piccolo sia stato concausato, sulla base di un polimorfismo che lo ha reso suscettibile alla tossicità di uno o più ingredienti (o inquinanti), dal vaccino Infanrix Hexa Sk”.
Il perito fa anche notare “la stretta successione temporale tra la presenza della malattia e le iniezioni del vaccino” e sottolinea che il vaccino “mostra una specifica idoneità lesiva per il disturbo autistico, la cui portata, teoricamente piccola se calcolata sui dati della sperimentazione clinica pre-autorizzazione – spiegherebbe solo il 2-5% dei casi di malattia – è in realtà sottostimata per l’esistenza – recentemente confermata dall’autorità sanitaria australiana – di lotti del vaccino contenenti un disinfettante a base dimercurio, oggi ufficialmente bandito per via della comprovata neurotossicità, in concentrazioni tali da eccedere largamente i livelli massimi raccomandati per lattanti del peso di pochi chili”.
Il bambino in questione ha nove anni e l'autismo gli è stato diagnosticato nel 2010. I suoi genitori avevano presentato nel 2011 richiesta di indennizzo al ministero, respinta. Da qui, dunque, la decisione di intentare la causa.
L'agenzia Reuters riporta che il ministero della Salute farà appello contro la sentenza del Tribunale di Milano.
Nel 2012 alcuni lotti di Infanrix Hexa erano stati ritirati in diciannove Paesi per il rischio di “contaminazione batterica pericolosa“. Nella lista dei Paesi coinvolti, tra cui Spagna, Francia, Germania, Gran Bretagna, non compariva però quello dell’Italia.
“Perché in Italia non succede nulla, né il ritiro, né una comunicazione ministeriale?”, chiedeva il dottor Roberto Gava che per primo aveva denunciato il maxi ritiro del farmaco.



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