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Autismo:come riconoscerlo

Creato il 15 novembre 2012 da Postpopuli @PostPopuli

di Claudia Boddi

Dai sintomi e dall’eziologia (ovvero l’insieme delle cause) incerta, l’autismo rimane ancora oggi una sindrome misteriosa per larga parte della ricerca scientifica. Noto come un complesso disturbo dell’apprendimento e dell’interazione sociale, le sue più importanti manifestazioni prendono forma in ambito relazionale. Resta aperto e interessante il dibattito tra varie scuole di pensiero che si dividono tra quelle che ne sostengono le cause organiche, e quindi ereditarie, e quelle che, invece, lo fanno afferire a fattori prevalentemente ambientali e, come tale, lo collocano nella sfera delle disfunzioni acquisite. Di grosso rilievo resta ancora, soprattutto in Italia, il filone di pensatori che lo classifica tra le psicopatologie, associandogli un trattamento strettamente psicofarmacologico. Ipotesi mediche, biologiche, genetiche, farmacologiche, cognitive si confondono, senza mai arrivare a una definizione conclusiva.

AUTISMO:COME RICONOSCERLO

foto vaccaricarlo.wordpress.com

Ciò che queste differenti posizioni hanno in comune è che l’autismo si caratterizzi per essere un disturbo pervasivo dello sviluppo, basato su disturbi fisiologici e chimici che guidano verso il deterioramento cognitivo e relazionale della persona che ne è affetta. I sintomi più ridondanti e frequenti riguardano difficoltà nelle aree dell’apprendimento e del comportamento, della comunicazione, dell’interazione sociale e dell’immaginazione, isolamento dal mondo con assenza di risposta verbale e non verbale.  Qualche buon lettore tra di voi, ricorderà un libro uscito qualche anno fa che si chiama Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon (2003) che raccontava la storia di un bambino, con profilo tipicamente autistico, con una grossa propensione per la matematica, che attraverso algoritmi e funzioni algebriche compiute ripetutamente, riusciva a scoprire chi aveva fatto fuori un cane trovato cadavere nel suo giardino. Il libro è piacevole ma il modo attraverso il quale descrive l’autismo mi sembrò – e a ripensarci oggi, mi sembra tuttora – molto romanzato rispetto a com’è in realtà. L’idea prevalente e diffusa che le persone autistiche abbiano “poteri paranormali” o doti eccelse in qualche abilità specifica – meglio se è qualcosa di difficile – è una leggenda. Il punto è che avendo delle marcate stereotipie ed essendo ossessivamente ancorati a riti fissi, necessari per orientarli nella vita quotidiana, può capitare che alcuni di loro manifestino delle abilità particolarmente spiccate in qualche attività, data la ripetitività con la quale si approcciano a esse. Se qualcuno di noi ascoltasse la stessa canzone per otto ore al giorno consecutive, sarebbe ovvio che ogni volta gli capitasse di ascoltarla e in ogni contesto ciò avvenisse, sarebbe in grado di riconoscerla al primo accordo.

Il principale ostacolo che incontra la ricerca scientifica nel dare una definizione finale al disturbo autistico è appunto l’eterogeneità delle anomalie che presenta. Gravi problemi comportamentali che possono assumere aspetti diversi restano, in ogni caso, il tratto più comune: aggressività auto e/o eterodiretta, iperattività, tempi di attenzione molto brevi, atti di autolesionismo, crisi di collera, disfunzioni metaboliche, del sonno e dell’alimentazione, risposte inusuali a stimoli sensoriali, alterazioni dell’umore e dell’affettività. Il ventaglio è molto ampio e una diagnosi precoce, magari in età infantile, può sicuramente aiutare ad accompagnare il bambino nell’età adulta, valorizzando le abilità che possiede al fine di aiutarlo a vivere un’esistenza il più possibile di qualità, compatibilmente con le problematiche che ha. L’autismo, essendo per lo più associato a una disfunzionalità del Sistema Nervoso Centrale, non è trattabile con farmaci che agiscono direttamente sul suo nucleo essenziale. Il ricorso agli antipsicotici è, in linea di massima, finalizzato alla riduzione e al controllo dei comportamenti ossessivi e aggressivi. Pertanto, sarebbe auspicabile che le terapie engli interventi venissero scelti da un’équipe multidisciplinare in base all’anamnesi specifica del singolo individuo.


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