Pessimo.
Pessimo, credetemi.
Me lo hanno detto nel corso degli anni svariate volte.
Pure i miei genitori, quindi deve essere vero. Anche se mi hanno messo al mondo (innegabilmente) loro, quindi la colpa è TUTTA loro.
Prendo fuoco con nulla e non sono capace di restare zitta.
Se ci resto, invocando Kalì, Hare Krishna, Santo Spiridione e tutte le altre divinità minori, divento una pentola a pressione, covo il malcontento, mi faccio venire la gastrite… e poi sbotto.
Avete presente la marmellata fatta in casa quando non prende bene il sottovuoto e dopo un mese e più, proprio quando avevi messo a posto la dispensa per l’inverno, fa il botto e devasta tutto sporcando anche gli altri vasetti.
Ecco, io sono così.
Ed è per questo che finisco per esser presa per matta, perché sbotto per una cavolata, anche insignificante, dopo aver somatizzato all’infinito.
La classica goccia che fa traboccare il vaso, insomma.
Sai la novità?
E’ che non vorrei essere così, non vorrei accumulare nervosismo e stress come una vecchia batteria, ma esternare il mio pensiero al momento giusto.
Così, come si dice al lago, la sconta ’l bono pel tristo.
Perché quando mi si spegne la lampadina che illumina isolata i miei neuroni mentre giocano a carte butto fuori tutto. E non così in scioltezza, con l’ironia tagliente che mi fa diventare stronza anche quando c’ho ragione.
E poi mi pento.
Va a finire che chiedo scusa.
Sì, anche quando ho ragione.
Sarò scema?