Ero io, ero io che lo cercavo
il punto estremo che non ammette
condizioni per poi strappare
la maschera del mondo e sbattergli
in faccia la sua ambivalenza.
Io sapevo che non il granito era
adatto alla solenne retorica
dei principii, ma la proteiforme
argilla che accondiscende
agli imperativi della prassi.
E mi sono spinto fino in fondo,
ma non ho mai tenuto conto
di quanto l’orgoglio dell’ideale
potesse corrodere la pelle
col più aggressivo acido.
Ero io, ero io che soffiavo sul collo
dell’abisso per indurlo a rivelarmi
l’insondabile fondo da raschiare.