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Autonomie a rischio: attori e temi del dibattito sul destino della Provincia di Teramo

Creato il 19 gennaio 2013 da Agnese Vardanega

Il 17 e il 18 gennaio si è svolta la seconda conferenza di Facoltà “Dalla Repubblica delle autonomie ad un nuovo (ed indefinito) accentramento di poteri nello Stato”.

Per la seconda volta, cioè i docenti e i ricercatori della Facoltà di Scienze Politiche sono stati invitati a “dire la loro” su un tema di interesse comune. Mi pare una iniziativa molto positiva di scambio scientifico ed anche personale, soprattutto considerando che da anni che non facciamo altro che parlare (e scontrarci) sulle riforme che si sono succedute con ritmi devastanti per la qualità di vita del nostro lavoro e per il nostro sistema nervoso. (Inciso: fra non fare riforme per niente e farne una ogni quattro-cinque anni, riusciremo a trovare una via di mezzo? speriamo).

Dato il periodo in cui la conferenza è stata organizzata, si è deciso di concentrarci sulla riforma (riordino / accorpamento / eliminazione) delle province, entità amministrative più ibride che intermedie, a volte poco amate in quanto emanazioni dello Stato centrale, così come vuole la tradizione amministrativa francese dalla quale direttamente (in epoca napoleonica) o indirettamente (in fase post-unitaria) lo abbiamo ereditato.

Uno dei quesiti ricorrenti nei diversi interventi presentati ha riguardato il significato delle province (come enti e come territori) per i loro abitanti.

Dopo l’approvazione del Decreto Legge 5-11-2012 (“Disposizioni urgenti in materia di Province e Città metropolitane”), il 31 ottobre dello scorso anno, ho osservato con una certa curiosità le reazioni naturalmente contrariate dei sindaci dei capoluoghi “eliminati”. Due cose mi sono chiesta in particolare: si svilupperà — sia pure con un certo ritardo, cioè a cose fatte — un dibattito pubblico su questi temi? E che ruolo avrà l’argomento identitario, nell’ambito di questo dibattito? Ovvero: ci si identifica con il territorio provinciale?

Così, per la conferenza, ho analizzato 54 articoli pubblicati da testate giornalistiche online e blogs (3) pubblicati fra il 31 ottobre e il 10 dicembre 2012 (vedi nota sul campione), rilevando, per ogni attore, i temi utilizzati per argomentare la posizione pro o contro il decreto.

Sui dati raccolti ho applicato una text network analysis (vedi anche l’analisi delle reazioni su Twitter alle dimissioni di Renata Polverini), allo scopo di analizzare congiuntamente attori e temi — il “chi ha detto cosa” del dibattito. Si tratta di una tecnica di analisi che mi piace molto, in quanto consente di mantenere la ricchezza analitica dei testi, pur offrendo mezzi decisamente potenti di sintesi.

Data la natura delle informazioni raccolte, il network ottenuto è “bimodale” (two-mode network), ovvero costituito da due tipi di nodi: i temi da una parte e gli attori dall’altra. Il network è costituito esclusivamente da legami attore-tema, mentre non esistono legami diretti attore-attore o tema-tema — anche se naturalmente è possibile ricostruirli: nella figura sotto, i cerchi rossi rappresentano gli attori e quelli azzurri rappresentano i temi. La dimensione dei cerchi è proporzionale al numero di connessioni dei nodi stessi, e dunque anche al grado di centralità dei nodi rispetto al dibattito (ovvero rispetto ai temi rappresentati).

Two-mode network attori-temi

Two-mode network attori-temi

Per sintetizzare temi ed attori del dibattito, e dunque per rispondere alle domande iniziali, sono state calcolate in base alla intensità dei legami le sotto-reti (clusters o “comunità”) del network, identificabili nel grafico dai diversi colori dei nodi e dei legami.

Network attori-temi, e cluster

Network attori-temi, e cluster

GIALLO. È il cluster del Sindaco di centrodestra di Teramo, Brucchi (leggi ad esempio l’articolo sulla lettera inviata ai sindaci degli altri capoluoghi soppressi): attivarsi per bloccare la legge in Parlamento, per difendere il territorio, l’identità, la città e la provincia di Teramo; viene discusso il tema delle riforme e l’eccesso di potere centrale esercitato dal governo (una delle motivazioni del ricorso contro il decreto). Gli altri attori collegati a questi stessi temi sono: i sindaci del teramano, e il blog locale I Due Punti (che si oppone alle posizioni di Brucchi, ricorrendo — criticamente — agli stessi temi);

BLU. È il cluster del Presidente della Provincia Catarra (centrodestra), e dei temi relativi agli aspetti istituzionali  e al tema delle autonomie: difesa dei presidi istituzionali, ruolo delle autonomie e profili di incostituzionalità del decreto (la provincia ha fatto ricorso al Tar). Il governo tecnico (si sottolinea il fatto che non sia legittimato dal voto) ha prodotto questo decreto nel chiuso delle stanze, facendo anche molta confusione. Alle risoluzioni della Regione e del Cal (Consiglio delle autonomie locali) si fa riferimento (in questo caso) per dire che non sono state ascoltate. Altri attori associati a questo cluster sono il Presidente della Regioni Chiodi, il Presidente del Cal Del Corvo, l’assessore Mazzarelli (centrodestra), il consigliere provinciale Micheli (centrodestra), la Provincia di Teramo. Tutti attori istituzionali e rappresentanti della compagine di governo provinciale.

ROSSO. È il cluster degli altri attori del territorio: Chiarini è il presidente dell’associazione Teramo Nostra, mentre Adelmo Marino è stato professore di storia presso l’Università di Teramo: i temi sono la storia del territorio e il (presunto) risparmio derivante dall’accorpamento di Teramo all’Aquila. A loro vanno anche aggiunti Topitti, presidente provinciale di Confesercenti, e l’ex Presidente di centrosinistra della Provincia D’Agostino (non rappresentati nel grafo in quanto presentano una sola connessione), che sottolineano le conseguenze economiche — negative — del provvedimento.

Il cluster CIANO evidenzia la specificità delle accuse rivolte dall’associazione Teramo Nostra (e da uno dei suoi esponenti, De Berardinis) alla politica locale.

Il cluster MAGENTA, infine, rappresenta le posizioni: a) favorevoli all’accorpamento (come quella di Confindustria L’Aquila); b) non contrarie ad esso (o al governo Monti); c) contrarie al governo Monti e/o al governo regionale. I temi usati vanno dalle (accuse di) campanilismo, agli (inviti a) prendere atto della situazione (da parte di Confindustra e del Presidente del Consiglio Regionale Pagano), a proposte più o meno concrete per la riforma delle province, alle preoccupazioni per le conseguenze sui servizi. Ma anche la sottolineatura delle responsabilità della Regione (che non si sarebbe fatta carico di una proposta concreta da sottoporre al governo). Gli attori sono qui: D’Alessandro (capogruppo IDV in Regione), Di Pasquale (PD), Menna (capogruppo Udc in regione), Monticelli (sindaco di Pineto),  Paolucci (segretario regionale del PD), Rabbuffo (capogruppo Fli in Regionale), Tancredi (senatore Pdl teramano), Verrocchio (segretario provinciale del PD).

Poiché la centralità degli attori indica, ma nello stesso tempo dipende dalla, loro visibilità istituzionale — poiché cioè i giornali riprendono notizie e comunicati stampa in rapporto alla notiziabilità degli eventi (come la “Marcia su Roma” del sindaco Brucchi ) e al ruolo politico degli attori stessi — può essere utile osservare anche il network dei temi.

Network dei temi, con due cluster

Network dei temi, con due cluster

Il tema identitario (identità, storia) si inserisca soprattutto nel dibattito “teramano” sul decreto (cluster rosso), al contrario dei temi istituzionali e amministrativi (cluster blu), che in linea di massima sembrano prevalenti.

Nell’insieme è possibile dunque concludere che è lo “status di capoluogo” di Teramo — il campanile — a suscitare, semmai, richiami identitari (leggi ad es. il discorso del sindaco in occasione del 4 novembre), non tanto la provincia come territorio o men che meno come amministrazione

In quanto al dibattito pubblico, possiamo dire che in pratica non c’è stato; oppure che nei media locali l’attenzione è stata monopolizzata da attori istituzionali e pochi esponenti della società civile teramana, intervenuti in larga massima con comunicati stampa più o meno fiammeggianti. Comunicati, che, com’è diventata (pessima) consuetudine della comunicazione politica, i giornali si sono limitati a riportare con pochissimi aggiustamenti.

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A. Vardanega. 2013. Autonomie a rischio: i temi e gli attori del dibattito online sul decreto 95 e il destino della Provincia di Teramo. Comunicazione alla II Conferenza della Facoltà di Scienze Politiche “Dalla Repubblica delle autonomie ad un nuovo (ed indefinito) accentramento di poteri nello Stato” (Teramo, 17-18 gennaio 2013).

 


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