Autorità e Stato assente

Creato il 03 novembre 2014 da Antonio

Nel 1961 Stanley Milgram condusse un esperimento che lo consacrò tra gli psicologi sociali più originali del suo tempo. L'esperimento gli procurò non poche critiche perché metteva a nudo aspetti poco gradevoli e volentieri rinnegati della psicologia umana. L'esperimento aveva l'obiettivo di stabilire fino a che punto l'obbedienza a una autorità potesse determinare l'esecuzione di azioni moralmente riprovevoli.
Per l'esperimento Milgram reclutò centinaia di persone con il dichiarato compito di sottoporsi, dietro compenso, a dei test sulla memoria e l'apprendimento. Lo svolgimento dell'esperimento prevedeva la partecipazione di due persone. A una veniva assegnato il ruolo di "insegnante" e all'altra il ruolo di "allievo". Lo sperimentatore dichiarava che il compito dell'esperimento era verificare l'effetto della punizione nell'apprendimento. L'allievo veniva legato a una sedia in laboratorio e gli veniva applicato un elettrodo al polso. Il suo compito consisteva nell'imparare a memoria una serie di nomi. Ad ogni errore l'insegnante doveva premere un pulsante e dare una scossa elettrica di intensità crescente all'allievo. Le scosse andavano da 15 a 450 volt e a partire da 285 volt erano accompagnate da "un urlo agghiacciante" emesso dal povero allievo fino allo svenimento.
Il vero soggetto dell'esperimento però non era l'allievo ma l'insegnante. L'allievo era un attore e non riceveva alcuna scossa elettrica. Milgram voleva scoprire quale grado di sofferenza delle persone comuni fossero disposti a infliggere a un innocente quando agivano sotto l'influsso di una persona "autorevole". Si trattava di vedere a che punto il soggetto si sarebbe ribellato all'istruttore.
Il soggetto con il ruolo di insegnante poteva sottrarsi al compito di infliggere la scossa elettrica anche se lo sperimentatore lo spronava a continuare l'esperimento.
I risultati dell'esperimento furono inquietanti. Il grado di obbedienza allo sperimentatore variava con la distanza tra i soggetti coinvolti nell'esperimento: allievo, insegnante e sperimentatore ma i risultati mostravano inequivocabilmente che un cospicuo numero di persone obbediva allo sperimentatore nonostante qualche segno di tensione. Molti volontari protestarono affermando che bisognava interrompere l'esperimento e in effetti alcuni si rifiutarono di obbedire allo sperimentatore ma un significativo numero di soggetti continuava ad obbedire allo sperimentatore infliggendo la scossa con il massimo voltaggio. Nella versione dell'esperimento in cui l'insegnante sentiva i lamenti dell'allievo ma non poteva vederlo 25 soggetti su 40 continuarono a sottoporre la "cavia" a tutte le scosse fino al massimo voltaggio. Nella versione di maggiore prossimità tra allievo e insegnante in cui l'insegnante ascoltava i lamenti dell'allievo e ne vedeva le smorfie di dolore furono in 16 su 40 a infliggere il massimo voltaggio e nella versione dell'esperimento in cui era richiesto che l'insegnante spingesse il braccio della vittima sulla piastra elettrica furono in 12 su 40 ad arrivare fino a 450 volt.

Scrive Milgram: "La spiegazione più facile sarebbe quella di considerare quei soggetti che somministravano la scossa elettrica più violenta come dei mostri, degli individui sadici, ai margini della società. Ma è un argomento ben tenue se si pensa che quasi due terzi dei partecipanti rientrano nella categoria dei soggetti "obbedienti" e provengono da un campione di gente normale, rappresentativa di diverse classi sociali: salariati, professionisti, dirigenti. [...]
Ebbene, al termine di questo esperimento, in cui ho potuto osservare centinaia di persone normali sottomettersi docilmente all'autorità, sono giunto alla conclusione che ciò che la Arendt definisce "banalità del male", è una realtà assai più diffusa di quanto si vorrebbe credere. La maggior parte delle persone somministra le scosse per un senso di obbligo nei confronti dell'istruttore, non a causa di tendenze aggressive verso la vittima." (Stanley Milgram, Obbedienza all'autorità. Uno sguardo sperimentale. Einaudi, 2003, pag. 7)

Dato per assodato quanto Stanley Milgram e Hannah Arendt hanno dimostrato meglio di chiunque altro mi chiedo di quali strumenti lo Stato, detentore dell'autorità di esercitare la forza, si doti per eliminare ogni abuso dell'autorità. Spesso in questo ambito non c'è neanche il "filtro" dell'obbedienza ma potenziali condizioni di diretto abuso di potere. Gli esperimenti di Milgram mi fanno concludere due cose. La prima è che non c'è alcuna ragione di ritenere chi decide di arruolarsi nelle forze dell'ordine o qualunque altra categoria professionale esente da comportamenti deprecabili, la seconda consegue la prima e prevede che necessariamente lo Stato adotti strumenti idonei a ridurre a zero questi comportamenti e laddove si manifestino punirli e emendarsi.
A proposito della morte di Cucchi come quella di Aldrovandi, Uva e di tutti gli altri omicidi di Stato, quali strumenti adotta lo Stato per tracciare il comportamento dei suoi dipendenti quando prendono in custodia, ripeto, in custodia, un cittadino? Non conosco i documenti processuali del caso Cucchi e sono certo che l'assenza di prove non può che conseguire nell'assoluzione degli indagati ma mi chiedo come sia possibile che non ci siano registri con nomi, cognomi e orari di quanti hanno avuto in custodia Cucchi dal momento del suo arresto fino al suo assassinio.
E' davvero più facile tracciare un quarto di manzo macellato in Francia e consumato in Italia che tracciare il comportamento dei dipendenti dello Stato perché non abusino dell'autorità che lo Stato assegna loro?


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