Ava la femme fatale

Creato il 09 aprile 2014 da Monica @lovedlens
«Sono in bancarotta, tesoro. O scrivo un libro o vendo i miei gioielli. E sono un po' sentimentale riguardo ai gioielli». Era una donna schietta Ava, senza peli sulla lingua. Le piaceva dire esattamente quello che pensava, non si faceva troppi problemi se ciò che affermava avrebbe causato problemi o scandali. Faceva ironia su tutto, anche su se stessa «La mia vita si può riassumere così: ha fatto un film, ha smesso di girarne e ha reso la sua vita un fottuto casino. Ma non ha mai preparato una marmellata in vita sua». Energia e grinta da vendere, Ava aveva tanto, troppo fascino e carisma, tanto da far cadere ai suoi piedi molti divi di Hollywood guadagnandosi così la fama di "mangia uomini". Ebbe "solo" tre mariti, ma cambiava amanti come si cambiano i vestiti. Per gli uomini era semplicemente irresistibile: banchieri, toreri, attori, scrittori e cantanti, tutti non potevano che rimanere vittime della sua bellezza. Da Frank Sinatra ad  Ernest Hemingway fino Aristotele Onassis «un piccolo stronzo allupato». Nessuno di questi grandi uomini riusciva a tenerle testa. Troppo irrequieta, troppo sicura di se, troppo moderna ed indipendente rispetto al modello di donna dell'epoca.
Il successo arriva presto, i film che la legano a nomi che hanno fatto la storia del cinema sono molti, ma in findei conti non si è mai sentita parte di quell'ambiente e tanto meno una diva: «Forse, più semplicemente, non avevo il carattere adatto al mondo dei divi. Non dimenticherò mai la volta che vidi Bette Davis all'Hilton di Madrid. Le andai subito incontro e le dissi: "Miss Davis, sono Ava Gardner e sono una sua grande ammiratrice". Ebbene, sapete, si comportò esattamente come volevo che si comportasse. "Lo credo bene che lo sei, – rispose. – Lo credo bene". E se ne andò a passo leggero. Che dire, quella sì che è una stella».Figlia di mezzadri poverissimi, era la più giovane di sette figli. Quando inizia a lavorare nel cinema è ancora una semplice ragazza del North Carolina. Semplice sì, ma anche molto sveglia. Osserva attentamente tutto ciò che la circonda, comprese le movenze delle colleghe. Inizia a fumare quando ha diciotto anni, dopo aver visto Lana Turner (forse la sua unica amica) «Era tremendamente glamour, andai subito a comprarne due modelli identici». Con il tempo il fumo diventa solo un pretesto per darsi un tono. È passionale e non ne ha mai fatto mistero «In quegli anni ero come un Dio, se un Dio può essere sexy. Un Dio arrogante che trasudava sesso» e pazienza se a qualcuno tanta libertà non piaceva.Nella sua vita ha dovuto far fronte a molte critiche e tradimenti. Ma il suo più grande problema è sempre stato l'alcol «Io bevo per ricordare». Una vita segnata da grandi passioni, sbornie colossali e fragilità  tanto profonde da farla cadere in depressione all'età di quarantacinque anni «Credo che la pazzia si tramandi nella mia famiglia». Di notte non dorme. Continua a pensare aiutata dal buio, confortata da una morbida coperta e dal torpore dovuto all'alcol. Nella sua testa cominciano ad affiorare pensieri troppo negativi. La voglia di farla finita è forte «Sono stanca di essere Ava Gardner».
Schietta e talvolta volgare, Ava era comunque una donna straordinaria. Una signora che ha sempre preferito pensar con la sua testa, sbagliare e rialzarsi senza mai nascondere difetti e debolezze, tanto disinibita quanto solitaria. Non si è mai fatta conoscere veramente, né dal pubblico né dai suoi amanti, ma non ha mai evitato di rispondere alle domande, anche se, di tanto in tanto, amava prendersi qualche licenza poetica «È la mia vita. la ricordo nel modo in cui la voglio ricordare».

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