Si potrebbe liquidare il discorso dicendo che è un potente marpione che porta in giro il suo corpo plurioperato in cerca di giovani e ambiziose donzelle. E nei ritagli di tempo prova a governare.Ma non è così.
Lui è un leader forte e resistente, sopravissuto a molte disgrazie – molte delle quali giudiziarie – con la coscienza rifatta con il botulino come la sua faccia. È un padre padrone della politica. Dall'inizio della sua discesa in campo ha fatto scoppiare il caos politico (il perfetto disordine ordinato). Ha travolto il parlamento, i mezzi di informazione, la chiesa. E tutto il paese, che lo critica e lo vota in massa.
“Ma come siamo arrivati sino a questo punto?”, mi chiede sempre Marcelo. La risposta (anche se nessuno ha voglia di ammetterlo) va cercata a sinistra.
Il vulnus entro il quale Berlusconi si è infilato è stato creato dal catastrofico naufragio di una sinistra logorata dai litigi, dall'inettitudine politica e sempre lontana dai cittadini.
Berlusconi sarà anche un populista demagogico, ma almeno sa parlare ai comuni mortali.
Ma la domanda forse non è come siamo finiti a Berlusconi, ma “dov'è finito Gramsci?”. L'Italia era la strada da seguire, la sinistra ragionevole. I grandi movimenti operai. La battaglia di supremazia ideologica.
In realtà, fatta eccezione per il lucido intellettuale sardo e pochi altri, la sinistra italiana è sempre stata un carrozzone vuoto.
Che arrivasse un Berlusconi era solo una questione di tempo.
Il dramma è: chi sarà il prossimo?