Il punto è questo. Trovo stucchevole che la difesa di un’ identità debba per forza contemplare la messa al bando di altre identità. Così se Boldrini e Biancofiore intendono tutelare i diritti delle donne scagliando la collettività contro il web o contro i gay, io a questo gioco non ci sto, a questa retorica mi oppongo e lo faccio a mio modo, anche con un po’ di trivialità. Sono fatto così. Credo fermamente nella diversità assoluta di ogni esperienza di vita, credo che la riduzione a generi, sessualità, razze, carnagioni sia un orizzonte che non soddisfa nessuna emancipazione individuale e collettiva. Sono convinto che non abbiamo bisogno di categorie come uomini, donne, bianchi, neri o altro, ma che abbiamo bisogno di persone capaci e umane, persone capaci di umanità. E in questo citavo il Ministro Kyenge, che in tempi cupi pone al centro del dibattito una questione cruciale per la nostra rinascita civile. Adeguare la nostra società alla multiculturalità, alle diversità, che sono le vere miniere d’oro che potranno rendere migliore questo nostro paese.
Molti diranno: ” Ma co’ la gente che non mette il piatto a tavola siamo qui a parlare di diritti civili e cittadinanza?” Eh già, sì, siamo qui a far questo. E lo facciamo perchè questo è il modo più tangibile per riformulare il modo di affrontare la crisi. La crisi va affrontata partendo dagl’ultimi e gl’ultimi non sono solo i disoccupati, i precari e gli esodati, gli ultimi sono anche gli ultimi arrivati e gli appena nati, le persone che contribuiranno a portarci fuori da questo ventennio di corruzione, impoverimento.e paura. Il Berlusconismo è fatalmente coinciso con la trasformazione dell’Italia in una società multiculturale e il Berlusconismo ha marciato, con le armi della difesa di presunte identità italiche, nella direzione della repressione di ogni pluralismo culturale. Non è un caso che uno degli stereotipi più utilizzati da questa retorica Berlusconiana è quello che uno stupratore di donne debba essere per forza uno straniero. Infami retoriche di questo tipo si sono tradotte in politiche di negazione assoluta dei diritti umani per i nuovi Cittadini Italiani.Questa assenza di diritti ha generato la nascita di una nuova figura, l’abitante non cittadino, da sfruttare liberamente in tempo di recessione, cui dare stipendi più bassi, cui non fornire assistenza sociale e su cui riversare odio e paure, specie nel nord Italia. Per queste ragioni quando il Ministro Kyenge formula in pochi semplici punti il programma del suo mandato, ritorna in me un pizzico di fiducia nel mio Paese. Basta poco, basta fare tre cose per unire veramente l’Italia e cambiare veramente la vita di migliaia di persone:
- Legge sullo Ius Soli
- Abrogazione del reato d’immigrazione clandestina
- Riforma totale dei Centri di Permanenza Temporanea
Chi su queste tre cose dirà di no, è un amico della crisi; potrà schierarsi a favore di qualsiasi giusta causa sociale o identitaria ma resterà per sempre Berlusconiano dalla testa ai piedi e consumerà la propria esistenza nell’illusione che difendere i propri diritti significa alienare quelli degl’altri. Questo modo di concepire i diritti, a destra come a sinistra, è a mio avviso l’eredità più pesante del Berlusconismo. E è su questo concetto che ruota Istruzioni per l’odio, il mio primo romanzo. Non lo preciso solo per farmi pubblicità, lo preciso soprattutto per autocompiacermi di avere scritto un buon libro che spero diventi rapidamente meno attuale e solo triste memoria storica di un tempo sbagliato di cui tutti abbiamo un pizzico di responsabilità, anche io con le mie esternazioni uterine frutto di quelle sborrate di italico machismo dalle quali siamo stati educati. AVANTI KYENGE!