1. Adesso tutti in coro si lanciano in alti lai per l’entrata nell’euro, voluta da quei mediocri personaggi, elevati a suo tempo a geni e salvatori della patria, che furono i Ciampi, gli Amato, veri “fuffignoni”, di cui infine si dice almeno parte del male che hanno fatto; e si parla perfino di alcuni contatti con la mafia per la questione dei regimi carcerari, ecc. Come al sottoscritto è del resto sempre stato chiaro (e l’ho scritto in questo blog) poiché questi “bei figuri” furono quelli del Panfilo Britannia (o vicende similari), del puro sbracamento filo-Usa con svendita delle nostre “risorse strategiche”, ecc.; e la mafia è sempre stata in Italia la longa manus degli Stati Uniti (anche questo è stato qui ricordato in mille occasioni).
L’entrata nell’euro avvenne con una truffaldina sopravvalutazione (come minimo di una volta e mezza) di tale moneta rispetto alla lira, il che ha comportato un subitaneo abbassamento del potere d’acquisto, e dunque del tenore di vita, degli strati sociali con reddito da lavoro dipendente o pensionati; e di una parte di quelli detti “autonomi”, ma con scarso potere contrattuale (tipico il caso di molte piccole imprese satellitari rispetto ai più grossi clienti, ecc.). Naturalmente, il calcolo del costo della vita fu immediatamente adattato al nuovo metro di misura, “dimenticando” di indicare la secca perdita (istantanea) subita il 1° gennaio 2002. Siamo stati turlupinati dalla solita banda di disonesti che ci ha “rubato la vita” innumerevoli volte. E senza certo dimenticare il ladrone che, tra il 9 e 10 luglio ’92, ci derubò (e proprio di notte come tutti i ladri) del 6 per mille sui c/c, dimostrandoci con chi avevamo ormai a che fare.
Si è continuato da allora a prendersela con la Germania – senza dubbio questa ottenne semmai la sopravvalutazione del marco rispetto all’euro – che ha perseguito, e persegue, i suoi interessi, come dovrebbe del resto fare un governo italiano dotato di un minimo di dignità. Le lamentele antitedesche hanno il solo scopo di far dimenticare la scelta servile del nostro come di altri gruppi (sub)dominanti europei. E si è continuato sempre a nascondere, infatti, il centro del problema in relazione alla oggi criticata operazione di entrata, senza adeguata contrattazione, nell’area a moneta unica. Si è sempre cercato di far passare tale scelta come importante passo verso l’unione europea; non la UE (insieme di apparati burocratici del tutto staccati dalla vita reale dei popoli di questo continente), ma una vera unione, che avrebbe dovuto essere di cultura e di politica, cosa pressoché impossibile per semplice decretazione di vertici incapaci di esprimere alcunché di realmente europeo.
Adesso tutti a lamentarsi che si è cercata un’unione monetaria, che ci si è sottomessi per la politica in questo settore ad una Banca Centrale, senza prima mettere in piedi un reale potere governativo europeo, un Parlamento autenticamente federale in grado di sintetizzare le esigenze dell’Europa in quanto appunto Stato federato; esigenze di impossibile appagamento per chissà quanti altri decenni ancora. I falsoni non dicono ciò che è: l’Europa Unita è nata al solo scopo di meglio trasmettere, tramite le sue istituzioni superposte agli Stati nazionali, l’egemonia asfissiante degli Stati Uniti che, dopo il crollo del mondo bipolare, non sono comunque riusciti a “trovare la quadra” per un predominio globale pur attraverso un seguito di violenze inaudite, in crescita continua e oggi in fase di preparazione di nuove ondate con metodi più arzigogolati e pasticciati onde confondere le idee a chi intenda resistere a questi “selvaggi e barbari”, che pretenderebbero di dominare il mondo.
Non è un caso che l’Inghilterra non sia entrata nell’euro; si pensa già parte integrante (pur come una delle stellette dell’Unione) del sistema economico e di egemonia mondiale degli Stati Uniti. E’ entrata nella UE quale quinta colonna, “cavallo di Troia”, dello Stato cui si sente ormai di appartenere; ma, ovviamente, ha preferito soprassedere dall’ulteriore passo (l’euro), che le avrebbe procurato solo impicci con il rischio di spostare il peso di gravità del suo residuo potere economico e finanziario verso certi paesi europei. In definitiva, la creazione dell’euro è stata effettuata per precisi motivi di subordinazione all’egemonia degli Usa; e dunque non prevedeva proprio nessun altro organismo supplementare che potesse poi magari entrare in contrasto con lo Stato centrale e con l’organizzazione del suo potere d’intervento militare, la Nato, in quest’area del mondo. Oggi, si alzano alti lai circa la carenza della sola unione monetaria senza però mai rilevare perché si è così agito e perché, in ogni caso, non si potrà procedere oltre fin quando non si individuino le forze politiche in grado di realizzare la complessiva opera di semicolonizzazione europea, legandosi a doppio filo con quelle oggi al comando negli Stati Uniti.
Per accedere alle condizioni di possibilità relative al conseguimento di un fine del genere, è indispensabile compiere un’opera di devastazione e disgregazione, sia politica che culturale, delle varie società nazionali europee, spaventandone e sbandandone la parte maggioritaria delle popolazioni. E’ quello che si sta facendo con i cosiddetti Pigs (o Piigs). In questo senso, l’Italia sembra essere stata uno speciale laboratorio di simili “alchimie”. Il governo attuale è strumento di intervento ancor più drastico sulla “cavia”. Al massimo vertice del nostro paese esiste un “amico” (chiamiamolo così!) di lunga data, quasi quarant’anni, degli Stati Uniti. Si è inoltre messo in riga il “vigliaccone”, recitando una mediocre farsa in cui questi ha finto, per meglio condurre in porto la sua nefasta complicità, di mugugnare contro quelli che gli impedivano di governare. Quanto alla “sinistra”, con i suoi laidi intellettuali, è una cloaca da cui si levano miasmi di velenoso servilismo.
Ci si è gonfiati il petto quali liberali, contribuendo ad un vasto trasferimento di ricchezza tramite manovre fiscali, contro cui si storce la bocca, accettandole tuttavia in nome di un’emergenza creata proprio da simili mosse; ci si dichiara invece soddisfatti dei tagli di spesa – denominandoli in inglese quasi a meglio sottolineare d’essere un protettorato americano – da cui consegue lo stesso risultato, sostenendo tuttavia che sono perfino troppo blandi come se il condurre la politica economica di uno Stato fosse della stessa natura dell’amministrazione famigliare. Si è approfittato della crisi iniziata nel 2008 per null’affatto prevista dai “grandi” economisti e politicanti – una crisi “oggettiva” di s-regolazione del sistema globale – per meglio depredare quote maggioritarie delle popolazioni ormai prive di rappresentanza politica. Ecc. ecc. Adesso, da alcune parti, che si fingono critiche, si ventila l’idea della possibile uscita dall’euro. Naturalmente, i responsabili delle malversazioni abbozzano simile proposta senza alcuna intenzione di realizzarla. Qualcuno può tuttavia abboccare all’amo e deviare i “malumori” popolari sempre più diffusi verso obiettivi irrealizzabili e non consoni alla risoluzione della grave situazione creatasi.
In primo luogo, nessuno che intenda veramente compiere simili mosse riuscirà a prevalere. Mi auguro si sia imparato qualcosa dalle elezioni greche, ripetute e in cui tutti continuavano a dire che avrebbero vinto le forze anti-euro. Al dunque, hanno vinto gli altri. Inoltre sia chiaro che, all’uscita dall’euro (ove fosse possibile e consentita), corrisponderebbe un’altra falcidia del potere d’acquisto degli stessi strati sociali bastonati all’entrata. Diciamo che ci si darebbero 5-600 lire per euro e così la frittata sarebbe ancor meglio servita. Il problema cruciale è in realtà sempre il solito: la mancanza di un qualsiasi potere contrattuale, l’assenza di forze organizzate per attuare una politica di autonomia nazionale, in grado di resistere ad ogni tentativo di semicolonizzazione, di renderci cavie da sottoporre ai peggiori esperimenti in vista della realizzazione di tale scopo.
Una politica di resistenza non può essere attuata in sede europea. Per ovvi motivi. Intanto, sarebbero da spazzare via tutti gli organismi attuali, creati con il preciso scopo di renderci succubi della potenza statunitense. Inoltre, non esiste alcuna possibilità di azione congiunta delle decine di paesi che formano l’ammasso caotico e melmoso della sedicente unità europea. Sarebbe necessario attuare specifiche politiche economiche come culturali; e, in ultima analisi, diverrebbe obbligatorio lo svolgimento della politica nel suo senso più pregnante di mosse strategiche, su un vasto scacchiere, tese al compimento di complesse manovre accompagnate dal rovesciamento di sistemi di relazioni stabilitisi sotto l’influenza del predominio americano. E’ evidente che ciò esige, quale punto di partenza, l’azione dello Stato di singoli paesi. Quello italiano dovrebbe compiere una radicale pulizia – nei suoi apparati militari, di Intelligence, e altri, anche in alti vertici politici – di tutti i traditori che vi allignano, “pagati” (non in “vile moneta”) dagli Usa.
Non c’è alcuna possibilità di condurre politiche simili in sede complessiva europea. Sarebbe ancora più utopico che ri-pensare alla “costruzione del socialismo”. Occorre ripartire paese per paese onde poi stabilire collegamenti inter-statali tra movimenti di stampo analogo. L’obiezione è certo facile: non si vedono all’orizzonte forze simili, salvo casi sporadici e molto ambigui; non so se il FN in Francia sia un’organizzazione di questo tipo, ma nutro dubbi al proposito. In realtà, nulla del genere mi sembra al momento in vista. Me ne rendo conto e quindi coltivo un “ottimale” pessimismo. Tuttavia, devo dire quello che, a mio avviso, sarebbe necessario. Non si otterrà mai nulla per via “tranquilla e democratica”. O si passa attraverso una bufera di primaria grandezza, in grado di spazzare via con radicalità estrema tutti i traditori nei vari paesi (ognuno d’essi attivo però per sé, e non certo tutti contemporaneamente); oppure ci si rassegni ad essere servi e basta.
Comunque, si tenga presente che la crisi di s-regolazione iniziata quattro anni fa non sarà una passeggiata; e non sarà risolta da questi mediocri politicanti e tanto meno da tecnici di perfetta nullità. Nemmeno coloro che oggi guidano gli Usa, pur credendosi dei geni, risolveranno problemi complessi aventi somiglianza – quanto meno perché nati pur sempre dalla s-regolazione del sistema – con quelli sorti a cavallo tra XIX e XX secolo. Le convulsioni sociali – non generalizzate, ma diffuse in vasti “territori” (sociali) – accompagneranno la ristrutturazione dei rapporti internazionali. E certamente i paesi che, negli ultimi anni, sono stati trattati da cavie per la “maggior gloria” degli Stati Uniti soffriranno di più. Non faccio previsioni: né di situazioni né di tempi. Ripeto d’essere al momento pessimista. Tuttavia, intendo “riferire” semplicemente ciò che vedo con “gli occhiali” attualmente indossati. Non ci sarà alcuna via di uscita se prima non scatterà l’odio “di massa” verso l’indegno comportamento dei traditori antinazionali che ci circondano. Siamo ancora troppo pochi a sapere che sono criminali, delinquenti “raffinati”. Se questa consapevolezza si generalizzerà a buona parte delle popolazioni di alcuni paesi europei cruciali, e se nasceranno in questi ultimi organismi dotati di forza e di ferocia, potremo salvarci. Altrimenti, prepariamoci a indossare – e nemmeno tanto “democraticamente” – la livrea dei servi, cercando il sarto che ce la confezioni “bella ed elegante”.