Il Purgatorio e il Paradiso
Sac. Dolindo Ruotolo
Apostolato Stampa - Napoli – Riano – Sessa Aurunca 1984
Parte Seconda
Cap. XIV
L’immensità dei meriti di Maria
c) - I meriti di Maria nella Sua Vita terrena.
Se si riguarda la vita di Maria nella sua dimora sulla terra, i suoi meriti appaiono anch’essi incalcolabili. La sua umiltà la fece rimanere nascosta, ma i pochissimi accenni dell'Evangelo sono sufficienti a manifestarcelo.
E' tradizione che Maria a tre anni si consacrò a Dio nel Tempio, e gli consacrò la propria verginità. Allora, si può dire, cominciò l'anima sua a cantare il Magnificat del suo amore a Dio. L'anima sua glorificava il Signore, ed il suo Cuore immacolato pregando ardentemente per il compimento della Redenzione dell'uomo, esultava in Dio Salvatore che doveva venire, affrettandone la venuta, e sospirando al compimento di tutte le promesse divine. In Lei tutte le figure e le profezie dell'Antico Testamento si concentrarono come un unico sospiro del suo Cuore nell'implorare la Redenzione: Esultò il suo spirito in Dio Salvatore.
Era un'umile bimba, e dal Santo dei Santi il Signore la guardò, riempiendo l'anima sua di quella beatitudine che viene dall’ineffabile amore di Dio nella preghiera. Questa beatitudine interna rifulgeva in Lei come una luce di bellezza e di grazia, che dovette fin d'allora farla riguardare beata. Fu il primo canto alla sua beatitudine, la prima nota che si sarebbe sviluppata fra tutte le genti come orchestra amorosa di lode, fino all'armonia del suo trionfo nel Paradiso, in anima e corpo: Guardò la piccolezza della sua serva, e perciò da questo momento mi chiameranno beata tutte le generazioni. La vita di Maria nel Tempio fu tutta un sospiro di amore, fu tutta un'umile dedizione a Dio, e perciò fu una ricchezza di meriti.
Sposò S. Giuseppe per dedizione al disegno divino, ma lo sposò guardando Dio non l'uomo, certamente e potette dire all'Angelo: Io non conosco uomo. Non guardò S. Giuseppe come uomo ma come una purissima espressione della Divina Volontà. Disse il fiat all'Arcangelo che le annunziò il mirabile mistero dell'Incarnazione del Verbo, e nel suo fiat c'era il merito ineffabile dell'obbedienza alla Divina Volontà.
Visse nascosta in Nazaret, e compì tutti gli uffici di casa per puro amore di Dio, glorificandolo nell'umiltà della vita domestica.Era tutta una lode di Dio: Magnificat anima mea Dominum, in una condizione di umiltà silenziosa, che le attirava lo sguardo di Dio: Respexit humilitatem ancellae suae. Era ancella di Dio nell'essere ancella della sua casa, nella beatitudine della piena e pacifica unione alla Divina Volontà. Ogni passo della sua vita ammirabile fu una ricchezza di meriti, perciò ogni passo fu da Lei compito glorificando Dio: Magnificat anima mea Dominum!
Ebbe fede nell'annunzio dell'Arcangelo, tanta fede meritoria, da fare esclamare a S. Elisabetta, piena anch'essa di Spirito Santo: Beata sei tu che hai creduto. Una fede tanto più grande e meritoria, quanto più contrastava con la sua umiltà, che la turbò per la lode con la quale l'Arcangelo la salutò. Accettò per questa fede tutte le disposizioni della Divina Volontà, e, per questa fede, in Lei si compirono tutte le meraviglie divine che la fecero grande. La pena del suo viaggio a Betlemme, fatto per obbedire a Dio, obbedendo all'editto di Cesare, fu in Lei un merito di grande sacrificio, dato che era prossima al parto mirabile. Maria accettò la povertà e lo squallore della grotta di Betlemme, con lo stesso slancio di unione alla Divina Volontà, e fu un'immolazione per l'anima sua, che sapeva di portare nel seno il Re della gloria. La sua fuga in Egitto, la sua dimora in Nazaret, il distacco dal Figlio, quando cominciò la sua missione, dopo il dolorose, distacco del suo smarrimento, nel viaggio al Tempio, che la fecero chiamare Addolorata, furono in Maria una preziosa collana di meriti, che le accrebbero la grazia in una maniera ineffabile.
La sua fede in Gesù ebbe un novello sprazzo di luce alle nozze di Cana, quando amorosamente lo costrinse a manifestarsi col primo miracolo, per la premurosa carità che Essa aveva per gli sposi indigenti, come l'aveva avuta per S. Elisabetta, recandosi da lei con fretta, quando seppe che aveva bisogno di aiuto.
Questi episodi, accennati appena dall'Evangelo, ci mostrano quanto doveva essere premurosa la sua carità verso il prossimo, e quanti i meriti della sua carità.
Chi poi può approfondire la ricchezza dei suoi meriti nella Passione del suo Figliolo, da Lei donato come vittima di Redenzione, tra gli strazi del suo Cuore, trapassato dall'acuta spada? E la sua fede non fu somma nell’annunciazione come sul Calvario? Nell’annunciazione il messaggio dell'Arcangelo contrastava con l'umiltà del suo Cuore Immacolato, sul Calvario la crocifissione del Figlio contrastava terribilmente con la divina Maestà di Lui e con la sua divina potenza, tanto da provocare gl'insulti degli Scribi, dei Farisei e dei Sacerdoti: « Se è Figlio di Dio, discenda dalla Croce, e crederemo in Lui ». « Ha salvato gli altri e non può salvare se stesso ». Eppure Maria credette alla parola dell'Arcangelo col suo fiat di amorosa dedizione, e credette al disegno della Redenzione nel cruento sacrificio del Calvario, col suo fiat di dolorosissima offerta. Cantò anche sul Calvario il suo Magnificat, tra le note singhiozzanti del suo Cuore materno, in armonia col suo Figliolo, come lo aveva cantato con esultante umiltà in Hebron, in armonia con S. Elisabetta.
L'armonia mirabile di questi due cantici, variazione musicale, direi, in tono maggiore e in tono minore, del cantico dell'anima sua, rivelano ancora una volta la grandezza dei meriti di Maria. E’ necessario per noi seguire quest'ammirabile armonia di amore, per rimanerne estasiati, più di quello che non lo siamo in un'orchestra di dolcissimi archi, di esultanti trombe, e di trionfanti timballi.
d) - Le Lodi di S. Elisabetta a Maria, e la risposta di Maria, e la risposta di Maria. Armonia di due cori di Amore.
S. Elisabetta al saluto di Maria, ripiena di Spirito Santo esclamò: Donde a me tanto onore che la Madre del mio Signore venga a me? Era come la nota squillante di lode e di riconoscenza, alla quale replicò Maria con la nota di lode e di riconoscenza a Dio: L'anima mia glorifica il Signore.
S. Elisabetta constatò l'esultanza del bimbo che aveva nel seno, al suono santificante della voce del saluto di Maria, e Maria attribuì quell'esultanza al Salvatore Divino che aveva nel seno, e che, vivendo di Lei e in Lei, era passato nell'esultanza del suo materno cuore, nel bimbo, santificandolo: Esultò il mio spirito in Dio mio Salvatore.
Il saluto di Maria a S. Elisabetta fu certamente una parola di benedizione e di congratulazione: Sii benedetta da Dio, col figlio che porti nel seno, al quale saluto S. Elisabetta, a gran voce, nell'esultanza del mistero che si era realizzato in Maria, esclamò: Benedetta sei tu tra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno. Riconobbe, per lume dello Spirito Santo, il Verbo divino fatto carne in Maria, e la chiamò: Madre del mio Signore; constatò il frutto di esultante santificazione del Figlio suo alla voce di benedizione del saluto di Maria, e riconobbe che la grandezza di Lei era frutto della sua fede: Beata sei tu che hai creduto, poiché si realizzeranno in te le cose dette a te dal Signore. Era come un peana di glorificazione, al quale rispose il canto dell’umiltà di Maria: Dio guardò la piccolezza della sua serva e perciò da questo momento mi chiameranno beata tutte le genti.
S. Elisabetta, voce magna, a gran voce, come chi esulta in una entusiasmante grandezza, esaltò Maria, e Maria esaltò Dio: Mi ha fatta grande Colui che è potente, e quel che vedi in me è grandezza della potenza di Dio, e la santificazione di tuo Figlio, che avverti nell'esultanza sua nel tuo seno, è frutto della grazia che santifica, perché il nome di Dio è santo, e nel suo nome si effonde la santità. Benedetta sei tu fra le donne disse S. Elisabetta a Maria, e Maria attribuì questa benedizione alla misericordia di Dio che sarebbe passata per Lei di generazione in generazione su quelli che temono Dio, ed hanno fede. C'è in queste parole come una sintesi di tutte le grazie che per Maria si sarebbero effuse sulla terra nei secoli, e che l'avrebbero fatta acclamare benedetta fra tutte le donne. S. Elisabetta esaltò la fede di Maria: Beata sei tu che hai creduto, perché si realizzeranno in te le cose dette a te dal Signore.L'Arcangelo in nome di Dio annunziò il regno immortale del Figlio che doveva nascere da Lei, e Maria, nella sua umiltà profondissima, attribuì solo a Dio la vittoriosa regalità del Figlio suo: Operò nella potenza del suo braccio, disperse i superbi nei pensieri del loro cuore, depose i potenti dalla loro sede di orgoglio, ed esaltò gli umili. Riempì di beni quelli che avevano fame di Dio, e lasciò vuoti quelli che si credevano ricchi di beni. E Maria soggiunse che il regno del suo Figliolo sarebbe stato il compimento delle promesse fatte ai Patriarchi, ad Abramo ed alla sua discendenza spirituale nei secoli.Il cantico di Maria innanzi a S. Elisabetta fu tutto un esaltamento del Signore nello slancio amoroso del suo Cuore Immacolato, sintesi della sua vita tutta di Dio e tutta per Dio, e quindi colma di meriti.(continua)