Averardo Borsi (1858 - 1910), padre del più famoso Giosuè, nato a Castagneto Maremma, era uno dei tanti letterati che orbitavano attorno al Carduc ci, indiscusso maestro dell'epoca. Chiamò il figlio Giosuè proprio in onore dell'amico poeta.
A Livorno si trasferì nel 1885 e, per vivere, si adattò a fare mestieri umili come il contabile e il tabaccaio. Fu grazie all'amicizia con Giuseppe Bandi se cominciò a farsi conoscere per i propri articoli e se divenne comproprietario de "La Gazzetta livornese" e "Il Telegrafo", che diresse con piglio moderno, riconoscendo il valore della pubblicità e dell'impaginazione.
Oltre che del Carducci, fu intimo amico del Pascoli e di D'Annunzio. Sua figlia Laura, attrice della compagnia Novelli, ebbe un bambino dal rampollo di D'annunzio, Gabriellino, un piccolo che morì presto, gettando nello sconforto tutta la famiglia e, in particolare, il giovane Giosuè.
Averardo Borsi è famoso anche per i suoi duelli con Felice Cavallotti, dovuti a continui diverbi e per i quali fu anche arrestato.
Morì a Firenze, per un attacco di peritonite.