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avere trent’anni

Creato il 29 agosto 2014 da Micheledanieli

tiziano paolo iii

Leggete mai il blog Storie dell’arte?
Aspira a diventare il salotto buono della storia dell’arte italiana.

Premetto che non ho nulla contro Marco Tanzi. Non lo conosco di persona e spesso mi giovo del suo lavoro.
Una volta scrisse che parlavo di un quadro su tavola come se fosse su tela. Era su tela veramente, ma a suo parere ce n’era comunque abbastanza per darmi dell’imbecille nero su bianco.
Come dargli torto, in fondo.

A parte questo, ripeto, non ho nulla contro Tanzi.
Su Storie dell’arte ha scritto un toccante ricordo di Alessandro Conti (qui).
E’ un testo illuminante, che andrebbe fatto leggere a tutti gli aspiranti storici dell’arte.

Lasciamo da parte le parentele illustri (che uno non si può scegliere, dopo tutto) e le loro influenti amicizie.
Tolgo solo una frase. In apertura, l’autore parla di Conti e Massimo Ferretti: “Aves­sero quell’età adesso, tren­ta­due e ven­ti­nove anni, Ales­san­dro e Mas­simo sa­reb­bero, forse, pre­coci dot­to­randi: loro in­se­gnano già all’università di Bo­lo­gna”.
Chi non capisce la diabolica soddisfazione che si cela sotto questa frase, è meglio che abbandoni subito la carriera universitaria.

Cerco di spiegarmi meglio. Conti viene ricordato come “un vero mae­stro che si spende to­tal­mente per i suoi stu­denti, per farli ap­pas­sio­nare, come as­sil­lato da una co­stante pre­oc­cu­pa­zione pe­da­go­gica”, e ha insegnato che “non ti de­vono stu­fare le do­mande spesso ba­nali de­gli stu­denti sulle opere, sul come e sul per­ché delle cose”.
Benissimo. Ma adesso? Come sono questi studenti? “Adesso il più delle volte ti si chiede dove si pos­sono tro­vare le fo­to­co­pie o se si deve stu­diare da pa­gina tale a pa­gina ta­lal­tra”.

Capito? Lo storico dell’arte deve stimolare la curiosità dell’allievo. Ma gli allievi oggi non sono stimolati, chiedono solo di fotocopie.
Di chi sarà la colpa, a rigor di logica?
Allievo non stimolato = docente non stimolante.
Invece no.

E qui si ritorna all’inizio.
A Conti e Ferretti strutturati a trent’anni. Merito loro, certo (lo dico senza ironia). Ma oggi è impensabile, a trent’anni si è “precoci dottorandi”.
Perché voi a trent’anni entravate di ruolo e noi (quelli di noi senza zii o amici, intendo) dobbiamo annaspare fino a chissà quando?
Come mai noi siamo diventati cretini?
Perché i vostri maestri vi portavano per mano in cattedra, e voi invece avete lasciato andare tutto in vacca?
Chi ha mai rivolto questa domanda a un qualsiasi docente certo ricorderà di aver visto scorrere nei suoi occhi vuoti la scritta “CAZZI VOSTRI”.

Aves­sero quell’età adesso, tren­ta­due e ven­ti­nove anni, Ales­san­dro e Mas­simo sa­reb­bero, forse, pre­coci dot­to­randi: loro in­se­gnano già all’università di Bo­lo­gna.
Così. Come se tutto fosse capitato per caso.
E invece quanta fatica. Quanti concorsi truccati, quanti verbali precompilati, quanta merda accumulata per sbarrare il passo a chi seguiva.
E adesso, col culone sul cattedrone, finalmente la soddisfazione di voltarsi indietro a contemplare il massacro.
Guardi che schifo, signora, questi bamboccioni ancora a spasso alla loro età. Alessandro e Massimo, sa quanti anni avevano? Altri tempi, d’accordo. Ma in fondo in fondo… ci sarà pure stato un motivo.



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