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Avere una visione (e non si parla di religione)

Da Marcoscataglini

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"Quegli che solamente studiano gli autori e non l'opre della Natura, son per arte nipoti, non figlioli d'essa Natura, maestra di boni autori"
                                                                              Leonardo Da Vinci
Alzi la mano chi non l'ha MAI fatto! Bene, vedo che non se ne alza nessuna. Copiare, da che mondo è mondo, fa parte del percorso formativo non solo di ogni artista, ma di ogni essere umano: si cerca di ripercorrere la strada di chi ci ha preceduti, di carpirne i segreti, per poi infine riuscire a trovare una propria via, un proprio posto nel mondo. Sin qui nulla di nuovo. Però che differenza c'è tra avere uno stile e copiare? In fondo, avere uno stile non significa continuare tutta la vita a copiare sé stessi? E quanti fotografi, una volta imparata una tecnica, continuano a replicarla all'infinito? Chiedetevi: "ho scattato 100 foto belle o ne ho scattata una sola e l'ho replicata 100 volte?". Eccolo qui il "nocciolo duro" della nostra arte (e, direi, di tutte le arti)! Da un lato sarebbe assurdo cambiare continuamente modalità di espressione: essere riconoscibile nel proprio stile è una caratteristica importante per un fotografo. Dall'altro, però, fare sempre le stesse cose, applicandole a soggetti diversi, alla lunga prosciuga la nostra sorgente interiore. Questo accade particolarmente ai "maestri": quando un artista ha successo, entra in un giro in cui gli si chiede di fare sempre le stesse cose, che "vendono" e dunque garantiscono ai mercanti lauti guadagni. Pensate a quanti musicisti si sono trovati intrappolati in questo meccanismo! Altra nota dolente è la tecnica. Se vinco dei premi realizzando immagini di un certo tipo (mettiamo con dei forti cromatismi, o basate su particolari segni grafici), o riesco  pubblicare immagini perché elaborate in un certo modo grazie a Photoshop, riuscirò mai a fare qualcos'altro o, visto che "funziona", applicherò la formula a ogni foto che mi troverò a realizzare? Il difficile equilibrio tra stile, tecnica e creatività è qualcosa di quasi "zen", di difficilissimo da mantenere e sviluppare. Eppure, è questo che distingue un grande fotografo da uno solo bravo. Ernst Haas, fotografo austriaco (1921-1986) vissuto a lungo negli USA, è stato l'inventore del panning e della fotografia "mossa" e il maestro indiscusso della fotografia a colori: è stato il primo a utilizzarla massicciamente in un periodo in cui il Kodachrome vantava ancora sensibilità molto basse (anni '50 - '70). Giocoforza, ha utilizzato il limite intrinseco della pellicola per scattare fotografie in cui ai tempi lunghi di scatto si accompagnava una componente grafica di forte dinamismo, assolutamente nuova per l'epoca. Questo significa che per il resto della vita Haas ha scattato foto mosse? Tutt'altro. Anzi, in una intervista ha dichiarato: "una formula è la morte di tutto. Deve sempre esserci un qualche segreto, una qualche sorpresa. E la cosa strana, nell'Estetica, è che quando si ha l'impressione di avere una formula, è vero anche l'esatto opposto". Una lezione che ho cercato di memorizzare, e che cerco sempre di ricordare. Fatelo anche voi perché, come concludeva Haas, "la fotografia... proprio perché è così facile, diverrà più difficile... Tutti scattano fotografie, tutti possono copiare mode e stili... solo una visione: ecco cosa bisogna avere". 


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