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Avere vent'anni...

Creato il 05 dicembre 2011 da Lafenice
 
Il problema è l'impazienza dei vent'anni.È come se il tempo trascorresse a volte troppo lentamente ed altre in modo troppo frenetico.Talvolta vorresti bloccarlo, vorresti gridare alle lancette di quell'orologio invisibile che è la vita “basta, smettette di girare”.Oppure ti limiti a guardarle con disperazione pensando “andate un pochetto più veloci”.
Il problema è il tempo e la sua mutevole consistenza.
C'è, non c'è, scorre lentamente o si muove con un impeto a dir poco distruttivo.E tu sei troppo impegnata a guardare il suo movimento cercando di carpirne il senso, che non ti rendi conto che tutte le risposte che stai cercando ti sono accanto. Perchè sono lì davanti ai tuoi occhi. Oppure, molto semplicemente, stai facendo le domande sbagliate. Ti chiedi “riuscirò a fare quello che voglio, ad ottenere ciò che così tanto bramo?”. Speri che arrivi qualcuno, speri che un'anima pia ti fermi per strada solamente per dirti “sì”. Chiaramente non succede.
Dopotutto, si deve sempre partire dalle fondamenta. “Rome wasn't built in a day” (Roma non è stata costruita in un giorno), beh è vero.E allora occorre armarsi di pazienza e riempire i momenti vuoti non di sola attesa ma di quella cosa che chiamo “azione di disturbo”: agire per non pensare. Ingannare il tempo riempiendolo.Alle volte funziona.Altre volte torno a pensare.Penso che forse è soltanto il male dei miei vent'anni.Non so chi sono, cosa farò, dove andrò. E voglio disperatamente saperlo.
Senza una mia identità profonda e radicata mi sento.. persa, forse questa è la parola più giusta.Magari un'identità ce l'ho già ma non mi pare “congrua” o almeno “praticabile”. Forse la paura per un futuro incerto c'è, ed in alcuni momenti si sente. La riflessione è il problema, anzi: la riflessione ha dissepolto il problema, portandolo alla luce.
È bisogno di avere una possibilità.
La chiave di volta, quel quid che rappresenta una soglia critica: di qua la vecchia vita, di là quella nuova. Chi se ne importa delle difficoltà, chi se ne frega del dolore, della frustrazione e metteteci in mezzo tutto ciò che di più negativo possa esserci. Ne vale la pena se i tuoi piedi solcano “la strada giusta”.
In fin dei conti, però, come posso sapere qual'è la strada giusta? È possibile valutare la “bontà” o meno di una via quando ancora la si sta percorrendo? O è necessario arrivare alla fine del viaggio?Probabilmente quello che conta sono soltanto le emozioni.
Ma tutto questo non è altro che il frutto dell'impazienza dei miei vent'anni..

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