Ne abbiamo già parlato: i libri sono oggetto sacro. Non si sgualciscono, non si prestano ma piuttosto se ne regala una copia a chi lo richiede, non si prendono in biblioteca perchè devono essere miei, si vivono e si sottolineano rigorosamente con la matita. Questo quello che ho sempre pensato. Fino a tre giorni fa quando – per la prima volta in vita mia – mi sono ritrovata a strappare un angolino di una pagina di un libro appena comprato e a sgualcire (accartocciare per la verità!) quella successiva. Ancora non riesco a crederci di averlo fatto. Non riesco a guardare quelle due pagine del mio “non libro“.
Sono impazzita? Niente affatto. Ho solo partecipato a un esperimento che mi è capitato sulla strada. Tre giorni fa, appunto, sono entrata in libreria per fare un regalo. Il mio obiettivo era il libro di ricette di Marco Bianchi per un’amica. Come ogni volta accade, prima di arrivare alla mia meta ho fatto un giro nell’area dove si trovano i volumi che riguardano felicità, pensiero positivo e legge di attrazione. Tra copertine sognanti, disegni futuristici, titoli che ti assicurano di poter raggiungere la felicità appare un volto. Simpatico, un personaggio teatrale, ecco chi mi ricorda. Lui è Omar Falworth e dalla sua copertina dichiara di insegnare “L’arte di essere felici. Conoscersi, accettarsi, migliorarsi”. Che faccio? Lo prendo! Lui mi piace, il titolo è perfetto, il costo – 7,90 euro – assolutamente esiguo ( a parte che la cultura non ha prezzo davvero!). Lo sfoglio e vedo tanti colori, caratteri diversi…cose strane per un libro. Non ho tempo, pago e esco dalla libreria.
Quando arrivo a casa non resisto: inizio a leggere il mio nuovo libro chiedendomi se mi insegnerà qualcosa di nuovo. “Ciao! Sono il pensiero racchiuso nel corpo degli uomini chiamato Omar Falworth, colui che ha creato queste parole. Io sono uno strano pensiero, sai…Non scrivo libri normali bensì libri diversi dai soliti, libri strani, incredibilmente assurdi…che chiamo nonlibri”. Ok, ho fatto un ottimo acquisto… almeno imparerò cosa è un nonlibro (mai incontrato sulla mia strada prima di oggi). Ma il caro Omar-pensiero me lo spiega subito : “Quello che hai nelle mani non è un libro, ma un nonlibro ovvero lo STARE-INSIEME-IO-E-TE”.
Secondo voi cosa si fa dopo una premessa del genere? Si passa la notte a leggere questo nonlibro. Mica si può andare a dormire continuando a chiedersi cosa accadrà tra quelle … ops… le pagine non sono numerate. Ok. Il caro Omar ci ha preso: ha realizzato un volumetto incredibile. Stile colloquiale, colori che passano dal verde al blu al rosso, caratteri corsivo e poi stampatello, font 8 e poi 20. Avete presente le montagne russe? Ecco, non sai mai cosa aspettarti la pagina successiva. Ma la cosa fantastica è che ogni pagina insegna qualcosa di davvero importante. E lo stesso libro ha come obiettivo finale quello di non farsi prendere dal panico o dall’ansia o dal nervosismo se qualcosa cambia improvvisamente, inaspettatamente. Mi diverte, lo divoro fino a quando mi chiede di strappare l’angolino e accartocciare la pagina successiva. Mmmmhhh, no. Confesso, ho avuto un blocco. Ho chiuso il libro e mi sono detta “vediamo domani!”.
Che vuoi che sia, direte voi che non vi siete dati queste regole rigidissime… e avete ragione voi. Sono proprio quelle regole, le “fisse”, le “turbe” -chiamatele come credete – che ci creano dei blocchi. E l’insegnamento del mio primo nonlibro è proprio questo. Non essere rigidi, accogliere gli imprevisti e fare anche cose apparentemente senza senso. Cosi, il giorno dopo l’ho fatto. Ho strappato il mio primo angolino di una pagina di un libro e accartocciato quella successiva.
Se penso che sento una fitta al cuore anche solo quando Giulia – la mia bambina di 2 anni e mezzo – stroppiccia un pò il foglio di un giornale… Bene, l’ho fatto e sapete che c’è? Subito dopo ho anche sorriso (avrei giurato di piangere!) Non è successo mica niente, mi sono sentita bene. E cosi ora ho imparato qualcosa di nuovo, ho un libro con un pagina privata di un angolino e quella successiva che sembra passata dalle mani di Giulia. Che l’amico-pensiero Omar, però, non mi chieda di farlo con una pagina de La Recherche du Temps Perdu di Proust o con La casa degli spiriti o con L’insostenibile leggerezza dell’essere. Quello mi farebbe stare troppo male…
PS: a proposito il libro di Marco Bianchi non l’ho comprato quel giorno. Completamente rapita dal mio primo nonlibro me ne sono scordata. Sono tornata il giorno dopo e la mia amica lo ha fra le mani, tranquilli.