"[...] tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale
si presentano, per così dire, due volte. [...] la prima volta come tragedia,
la seconda volta come farsa."
"Se vuoi capire una persona non ascoltare le sue parole,
osserva il suo comportamento."
"Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita
incontrerai tante maschere e pochi volti."
"Nel tempo dell'inganno universale,
dire la verità è un atto rivoluzionario"
Non è della sua carne che discuto; non è l'uso che ne fa a deludermi. Mi deludono le persone, non i loro corpi. Quelle che additano qualcuno, gli affibbiano il peggiore degli epiteti e poi peggio di quel qualcuno si comportano. Quelle che cadono sempre nel medesimo errore e fanno poltiglia dei sentimenti altrui, forti d'amor proprio e solo di quello. Quelle che tradiscono. Quelle che tradiscono e vogliono passare per vittime. Quelle che prendono a modello Audrey Hepburn ma che non riescono neanche ad avvicinarsi alla copia sbiadita di una Barbara D'Urso qualsiasi.
È l'abisso tra l'essere e l'apparire che mi atterrisce di più in una persona. Il mare tra il dire e il fare. Le belle parole ("Mi entri nelle viscere... Vorrei che fossi mio... Io e te viviamo in una dimensione nostra... Quando parlo con te la stanza mi gira intorno... Mi fai sentire me stessa" e bla bla bla...) utili solo a tamponare il vuoto di un momento. L'inganno, la falsità servite nel vassoio migliore.
Insomma, se mi presentano una bella bottiglia di rum guatemalteco invecchiato 23 anni dentro voglio trovarci quel rum, non un altro di terz'ordine. Perché forse puoi fregare chi non lo ha mai assaggiato ma non me. Perciò, se l'avessi davanti, le direi: "Senti piccola, non vergognarti di essere un rum di terz'ordine. Non mentire appiccicandoti addosso un'etichetta di cui non sei all'altezza." Sincerità, onestà, questo ho chiesto, questo chiedo, questo chiederò. Nel bene e nel male.
Un amico, deluso quanto me dal soggetto in questione, mi ha detto: "Dobbiamo selezionare, distinguere la merda dal cioccolato."
"Certo," ho risposto io. "Ma in alcuni casi devi avvicinarti per capire la differenza. Sentire il fetore, altrimenti non capirai."
Ecco, ora l'ho capito. Una volta per tutte.
E a chi mi chiederà ancora di lei, con sarcasmo, risponderò: "Aveva lo sguardo impenetrabile. Giusto quello."