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Avevo anch’io una “500″ rossa

Da Nullaecomeappare

500 rossa

Avevo anch’io una 500 rossa fiammante.

La mia prima macchina.

Naturalmente comprata a rate,con il frutto del mio primo lavoro.Sembrava quasi impossibile riuscire ad arrivare alla fine di quelle rate.Facendo i conti sarebbero dovuti passare quasi cinque anni .Un tempo cosi’ lungo a quell’età.Non so quante cambiali ho firmato. Ma erano tantissime.

Non esisitevano finanziamenti personali a quei tempi.Pero’ il lavoro c’era e bastava averne voglia che non ci sarebbero stati ostacoli ad arrivare alla fine del pagamento .La firma in quelle cambiali sottintendeva la fiducia in se’ stessi e anche la fiducia nel futuro.Si guardava avanti senza il dubbio che, nonostante i nostri sforzi ,non saremmo riusciti ad arrivare alla meta.

Lo stato d’animo era davvero il contrario di quello che provo oggi. Oggi io ,e molti come me, non si sentono piu’ di ipotecare il proprio futuro.

Perchè il futuro non dipende piu’ dalla nostra volontà.Dipende dalla Finanza, dalle Banche,dal debito pubblico e dalla mancanza di lavoro e soprattutto dalla voglia incondizionata di mettersi in gioco.

Oggi non ho piu’ diciotto anni e pur sentendomi dentro quasi le stesse emozioni di allora, non ne ho piu’ voglia.

Piano piano ,nel tempo, mi hanno tarpato le ali.Con delle leggi che una politica per me sbagliata ha solo incentivato il lavoro dipendente piu’ pubblico che privato e non l’iniziativa privata.

Anzi,l’hanno demonizzata.

Avevo una cinquantina di operai,ma avere sulle spalle tutte quelle famiglie è stato davvero come portare un macigno sulle spalle.Sorgevano problemi dovunque.E devo dire che mi sono impegnata tantissimo,ma alla fine ho scelto con determinazione di non velere piu’ saperne.Ho lavorato per chiudere e non per aumentare la mia attività.

A posteriori credo di essermi fatta vincere dalla paura. La paura di perdere tutto cio’ che i miei mi avevano lasciato.

Ed ora mi sono rimaste solo una manciata di fotografie,e una manciata di ricordi che a volte vorrei dimenticare.

PerChè ,nonosante questa mia decisione, è stata davvero duro il viaggio.

La cambiale che avevo firmato con me stessa l’ho onorata.Le mie radici non le ho perse.Almeno quelle no.Ma ho dovuto fare qualche patto con il diavolo.Chiudere un occhio e qualche volta accettare certe situazioni che la mia dignità non avrebbe voluto assolutamente accettare.

Ma la vita è cosi’.Mi ha insegnato che quando si è in pochi a pensarla in un certo modo si deve soccombere quasi sempre nei confronti di chi urla di piu’.

E mi sono rinchiusa in una specie di silenzio e solitudine come quello che provava fose il Gabbiano Jonthan Leavingstone quando volando sempre piu’ alto guardava in basso i suo compagni che beccavano nell’immondizia il cibo quotidiano.

Non so quanti kilometri ho fatto con quella piccolissima macchina.

Al mare e in montagna.

AH…aveva anche il tettuccio apribile..proprio come le spaider.

Che bello che era andare a gironzolare in campagna.

Ma non solo.

Ogni fine settimana andavo alla casa al mare, al Tigullio dove mi aspettavano una frotta di amici.

E’ li dove ho imparato a fare la doppietta.

Le discese sono molto ripide in quella zona…e anche le salite.

Come la canzone di Battisti.

Superavo persino i camion sotto le gallerie per arrivare piu’ in fretta.

Ma era bello….


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