1. Evita i musei. I musei sono importanti, ma quando ci si trova in una città straniera è più interessante scoprire il presente che andare a caccia del passato.
2. Vai nei bar. Sono i posti dove la vita delle città si manifesta, dove la gente va a prendere il caffè, a parlare del tempo e a discutere con gli amici.
3. Cerca di essere aperto. La guida migliore è qualcuno del posto, che conosce bene la sua città, ne è orgoglioso, e non lavora per un’agenzia di viaggi.
4. Cerca di viaggiare da solo o con il tuo partner. Evita i tour organizzati.
5. Non fare confronti. Prezzi, igiene, mezzi di trasporto: non confrontare niente. Non viaggi per dimostrare a qualcuno che la tua vita è migliore di quella degli altri.
6. Tutti ti capiscono. Anche se non parli la lingua del posto, non aver paura.
7. Non comprare troppo. Spendi i tuoi soldi per cose che non devono essere trasportate: biglietti per uno spettacolo, ristoranti, spostamenti.
8. Non cercare di vedere il mondo in un mese. È meglio restare in una città per cinque giorni che visitare cinque città in una settimana.
9. Un viaggio è un’avventura. Henry Miller diceva che è più importante scoprire una chiesa di cui nessuno ha mai sentito parlare che sentirsi obbligati a visitare la Cappella Sistina con altre duecentomila persone.
Questi sono i consigli di viaggio dello scrittore brasiliano Paulo Coelho.
...ma poi sono andata seriamente in vacanza. Sono anche ri-ritornata da un po', ma mi risulta difficile parlare del posto in cui sono stata, sto ancora cercando di capire che sensazioni ha suscitato in me.
Sono stata in un posto in cui hanno costruito il grattacielo più alto del mondo, dove salire è un attimo, perché l'ascensore va a 8 metri al secondo, poi arrivi su e ti sembra di guardare dal finestrino di un aereo, salvo poi girarti, guardare verso la punta e scoprire che ci sono ancora decine e decine di metri sopra di te.
Un posto in cui c'erano 50 gradi e l'acqua dell'oceano, verde smeraldo, aveva una temperatura tale per cui quando entravi ti scottavi sulle gambe, dopo un bagno di due minuti ti sentivi un tortellino pronto per essere condito e dopo altri due minuti dovevi uscire perché tutto quel caldo ti opprimeva sul petto e non ti faceva respirare bene. Eppure quando il sole calava, la spiaggia si popolava di gente e altre strane presenze, una leggera brezza ti accarezzava e tu ti saresti sentita in paradiso, se solo qualcuno ti avesse potuto vendere una Corona o un Moijto.
Un posto in cui scarseggia l'acqua ed è sempre più o meno estate, ma le fontane sono in ogni angolo, si può tranquillamente pattinare sul ghiaccio o sciare al coperto, dove la neve vera scende di notte.
Un posto in cui il deserto di sera è bello da togliere il fiato, ma è anche divertente, romantico e fresco. Dove il vecchio e il nuovo convivono come una coppia che all'esterno vuole dare l'idea di funzionare alla perfezione, ma a ben vedere ti sembra di guardarli dal buco della serratura mentre si lanciano i piatti nel mezzo di una litigata.
E alla fine sono tornata con due banalissimi pensieri in testa. Il primo è che ho rivalutato l'Italia e il secondo è che la libertà non ha prezzo. Che senso ha poter girare in Lamborghini, se poi a cena non puoi pasteggiare con un buon rosso? Come si può essere felice di portare al braccio una borsa da duemila euro se poi devi nascondere la frangia, la coda di cavallo o i boccoli? Come fai a sentirti figo se nella tua città c'è un parco acquatico con un tunnel che passa nella vasca degli squali, quando ci possono andare solo i turisti?
Sono partita con le migliori intenzioni, quelle di chi dice che non è un problema se mi devo coprire le spalle per rispettare una diversa cultura anche se l'aria somiglia a quella che si sente ad agosto, con la faccia vicina al forno ventilato quando vai a controllare che la focaccia sia cotta. Ma poi lì ho incontrato una realtà ben al di là di quella che immaginavo, che non ha limitato la mia libertà solo in fatto di abbigliamento.Essere guardati storti se vai in giro mano nella mano con tuo marito, ma vabbè, stiamo distanti che qui fa caldo.Cercare una birra serale e sentirsi come un tossico che cerca uno spacciatore. E vabbè, meglio bere poco che qui fa caldo.Poi ritrovarsi a bere (acqua) e mangiare un panino nel cesso del centro commerciale che per fortuna brillava e profumava sicuramente di più della cucina di casa mia, perché durante il Ramadan anche i turisti, anche gli occidentali, non possono mangiare, fumare e bere nemmeno l'acqua in pubblico. Allora tutte ste regole mi iniziano a stare strette, inizio a pensare che non lo trovo giusto e mi fa incazzare che non ci sia reciprocità.Ah, ma il centro commerciale di cui sopra, con relativo cesso, è il più grande il più megagalattico il più tutto del mondo. Sembra una gara, un voler ostentare quanto siamo bravi e quello che siamo capaci di fare per poi far valere con altrettanta forza quanto siamo attaccati alle nostre tradizioni (la parola che mi viene in mente è bigotti). Ecco, queste due cose per me non è che stridono, fanno proprio a capocciate.
Sull'argomento ho letto di tutto, compreso che in realtà se ne fregano di ciò che fa il turista, ma non mi pare sia proprio così, visto gli sguardi allupati/indignati degli uomini locali sulle turiste. Compreso il consiglio di non andarci in questi posti se non si è in grado di accettarne la cultura, anche se mi chiedo che senso abbia costruire centinaia di alberghi se poi non sei ricettivo verso persone di tutto il mondo, persone con una cultura diversa dalla tua. Ah, e la prossima guida che mi scrive che Dubai è la New York del medio oriente gli do fuoco.
E non voglio parlare dei gay e della condizione della donna.
Abbiamo passato i primi giorni di vacanza a Dubai ed è stato educativo e gli ultimi giorni a Lisbona ed è stato bellissimo.